Una strana idea dell'Italia

di Francesco Baicchi - 17/08/2012
Per questo Governo la ripresa economica passerebbe dalla cancellazione di diritti di civiltà, come quelli che riconoscono al lavoratore una condizione di debolezza di fronte al suo datore di lavoro, e dalla non applicazione di normative di sicurezza a tutela della salute e dell'ambiente

Per un ministro italiano, e dunque per l'intero nostro Governo, che non lo smentisce, un Magistrato che cerca di far rispettare le norme sulla difesa della salute e dell'ambiente mette a rischio l'intero sistema produttivo italiano, e dissuade gli imprenditori stranieri dal fare investimenti in Italia.

In effetti, come sappiamo, la crisi dell'economia italiana e soprattutto la scarsità di investitori stranieri sono fenomeni assolutamente nuovi, iniziati solo da qualche giorno, dopo il pronunciamento del GIP Todisco sull'ILVA di Taranto.

Anche se analoghe responsabilità sono state attribuite, qualche mese fa, alla FIOM e al suo leader Landini.

E, in precedenza, a quanti volevano impedire la cancellazione di fatto del famigerato articolo 18 sull'obbligo di riassumere un dipendente licenziato ingiustamente.

Insomma, da quando i nostri dirigenti politici, risvegliati da un pluridecennale torpore, si sono accorti che il sistema produttivo italiano è fra i peggiori d'Europa, è scattata la caccia ai colpevoli. Che, naturalmente, non possono essere quelli che, pur governando da sempre, non sono stati capaci di impostare linee credibili, efficaci e coerenti di politica economica, e nemmeno i manager delle grandi e medie imprese, che di questa assenza di strategia e di vincoli hanno beneficiato, muovendosi in assoluta libertà e ricattando il potere politico per ottenere continue erogazioni in cambio del mantenimento dei livelli occupazionali.

Per qualche mese è sembrato che Marchionne, con i suoi attacchi di sapore ottocentesco all'unità sindacale e ai contratti collettivi di lavoro, avesse risolto il 'caso': la colpa sarebbe solo dei lavoratori che pretendono (addirittura!) di scegliere da chi farsi rappresentare e di avere garanzie di continuità del lavoro.

Ora che il disastroso andamento della FIAT a fronte dei suoi concorrenti europei rende difficile nascondere il fallimento della 'cura Marchionne', utile solo a spostare la liquidità verso attività speculative e comunque lontano dall'Italia, qualcuno può aver pensato che un nuovo capro espiatorio può far comodo, specialmente nell'imminenza di una consultazione elettorale.

Ma, come è sempre più difficile nascondere, l'origine della decadenza della nostra economia sta molto più probabilmente nella scelta dei Consigli di Amministrazione (dove non siedono certo i lavoratori, né i magistrati) di assegnare gli utili realizzati negli 'anni grassi' agli azionisti, invece di destinarli a investimenti per adeguare gli impianti e ottenere innovazioni di processo e di prodotto.

E ad allontanare gli investitori stranieri contribuiscono molto di più i costi e le distorsioni del mercato dovute alla corruzione e alla malavita organizzata, e magari anche le incertezze

dovute a una legislazione faragginosa, inutilmente cavillosa e continuamente modificata per rincorrere gli interessi di questo o quel gruppo di potere.

Invece per questo Governo la ripresa economica passerebbe dalla cancellazione di diritti di civiltà, come quelli che riconoscono al lavoratore una condizione di debolezza di fronte al suo datore di lavoro, e dalla non applicazione di normative di sicurezza a tutela della salute e dell'ambiente.

Questo significa sposare la scelta di una ampia parte della nostra imprenditoria (già dimostratasi perdente) di puntare a una concorrenzialità basata solo sul prezzo, cioè sulla compressione dei costi, e non sulla qualità, sulla originalità, sul contenuto tecnologico e sulla innovazione. In coerenza con i governi precedenti che hanno continuamente ridotto i finanziamenti alla formazione pubblica e alla ricerca.

Saremmo insomma un Paese marginale; dovremmo guardare non ai Paesi più culturalmente avanzati e ricchi, ma a quelli con condizioni di vita che i nostri genitori pensavano di avere definitivamente superato.

E' questo il modello che ha in mente la nostra attuale classe dirigente? E' questo il disegno che sta dietro a politiche che continuano a garantire i soliti privilegiati, scaricando su chi non può difendersi le conseguenze di una speculazione internazionale che non si vuole combattere con lo strumento di nuove normative fiscali e perseguendo efficacemente i responsabili delle crisi aziendali?

Certo per chi ha questa idea dell'Italia quanti non stanno al gioco (magistrati, sindacalisti, giornalisti, ecc …) e credono ancora nella possibilità di costruire una società più giusta e avanzata sono avversari, da colpevolizzare anche con gli strumenti della diffamazione. Spetta a noi cittadini, fino a quando la Costituzione ce lo consentirà, scegliere da che parte stare.

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