Vedere le stelle

di Francesco Baicchi - 14/09/2012
L'immagine che Grillo punta a dare di sé rende legittimo pensare che il voto al M5S possa non essere determinato dalla condivisione di un programma o dalla fiducia in uno specifico candidato, e rappresenti solo un atto di protesta

Essere costretti a parlare di Grillo e del suo pseudo Movimento 5 Stelle è sintomo della crisi della politica nel nostro Paese; dover prendere atto che oltre il 15% degli italiani che voteranno (la metà degli aventi diritto) probabilmente sceglierà proprio quella lista è preoccupante, oltre che deprimente.

Non c'è dubbio che buona parte delle esternazioni di Grillo colga nel segno, denunciando storture, illeciti e carenze del mondo politico italiano. Purtroppo nella situazione attuale sembra sia sufficiente dire: 'Noi siamo diversi e faremo il contrario di ciò che fanno gli altri.' per candidarsi a rappresentare l'enorme spazio del dissenso verso un sistema dei partiti che ha perso credibilità e che non trova per ora alternative accettabili.
Proprio l'immagine che Grillo punta a dare di sé rende però legittimo pensare che il voto al M5S possa non essere determinato dalla condivisione di un programma o dalla fiducia in uno specifico candidato, e rappresenti solo un atto di protesta.
Il voto al M5S sarebbe dunque equivalente alla scheda annullata, ma potrebbe essere portatore di rischi assai maggiori.

In realtà la proposta di Grillo (per comodità uso il suo nome come simbolo del movimento e, soprattutto, di quello che sembra il suo vero ispiratore: Gianroberto Casaleggio), apparentemente alternativa al 'sistema', risponde solo alla sua attuale degenerazione, affrontando singoli argomenti più o meno scandalosi, ma senza proporre (almeno a me sembra) un modello diverso di futuro; sul piano del modello dei consumi, per esempio; o della politica internazionale, o della crisi del sistema produttivo occidentale.

L'uso (e l'abuso) di un linguaggio violento e inusuale nel confronto politico può far superficialmente pensare a un clima di novità e di maggiore spontaneità, e viene incontro alla esasperazione nei confronti della 'casta', ma non appare certo sufficiente a definire una prospettiva rassicurante.
Il rifiuto a rispondere a domande di politica generale, espresso in modo arrogante da uno dei suoi rappresentanti più in vista, il sindaco di Parma Pizzarotti, in occasione della festa del quotidiano Il Fatto alla Versiliana, sembra proprio confermare la volontà di non assumere impegni sul piano dei grandi temi che invece sono sempre più presenti nella nostra vita quotidiana.

Molto preoccupante appare anche il modello 'istituzionale' che il M5S potrebbe, se vincesse, cercare di realizzare. Il meccanismo decisionale per le scelte politiche, ad esempio, potremmo dedurlo dallo stesso 'non statuto' del movimento, dove viene indicato che esso opererà “organizzandosi e strutturandosi attraverso la rete Internet cui viene riconosciuto un ruolo centrale nella fase di adesione al MoVimento, consultazione, deliberazione, decisione ed elezione.”.
 
Se lo stesso principio dovesse essere applicato come metodo di governo, si otterrebbe la instaurazione di una forma di 'democrazia diretta' realizzata mediante la frequente consultazione via internet dei cittadini, chiamati ad esprimersi sulle scelte politiche e amministrative. Superficialmente potrebbe apparire il massimo della partecipazione democratica, ma chiunque abbia un minimo di esperienza nel campo delle ricerche di mercato sa che nelle consultazioni di questo tipo l'orientamento delle opinioni espresse dipende molto dalla formulazione del quesito, dalle informazioni disponibili e dalle modalità di risposta: è quindi strumentalizzabile da chi gestisce l'operazione.
Inoltre le consultazioni via internet escludono quella parte, ancora maggioritaria, della nostra società che non usa abitualmente questo strumento (ma non deve certo essere per questo discriminata) e, comunque, non consentono di garantire che la partecipazione sia rappresentativa di un numero significativo di 'aventi diritto'.
Infine occorre considerare che una decisione assunta sull'onda di quello che verrebbe fatto passare per 'consenso popolare di massa' non potrebbe essere facilmente rimessa in discussione da una eventuale opposizione politica, e nemmeno dall'intervento di organismi di controllo e garanzia.

Saremmo di fronte a una forma di 'peronismo telematico', cioè al rapporto diretto fra  un leader e il 'popolo' plaudente, che concentra tutto il potere nella figura del 'capo supremo' in quanto rappresentante unico della volontà popolare, anche se in realtà eletto solo da una maggioranza, magari relativa. 
L'equivalente delle 'adunate oceaniche' in piazza Venezia, insomma.
Da questo punto di vista le recenti denunce sulla mancanza di democrazia interna al movimento di Grillo, e l'abitudine di Grillo a circondarsi di sostenitori adoranti non sono tranquillizzanti.

Nel nostro Paese è presente una enorme platea dei cittadini critici e responsabili, che con gli  strumenti di democrazia diretta disponibili hanno (per esempio) difeso la Costituzione e ribadito la proprietà pubblica dell'acqua e dei servizi essenziali, e che ora saranno chiamati a ribadire la volontà di mantenere conquiste di civiltà come il divieto di licenziare senza motivazione; una maggioranza di persone che rivendicano il diritto a decidere del proprio futuro e a eleggere i propri rappresentanti fra candidati onesti e trasparenti, che non fanno della politica la loro eterna professione.
Non possiamo che augurarci che riescano a organizzarsi rapidamente per poter 'concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale' con le procedure previste dalla nostra Costituzione e con uno strumento migliore del M5S.

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