GLI ANIMALI NELLA COSTITUZIONE 2011-2018

di Stefania Sarsini - 14/01/2018

                                                                                                                                 

 Articolo su animali 2011
 
 
Questo tema fu dibattuto ampiamente al ”PRIMO CONVEGNO ITALIANO ANTISPECISTA”, che si tenne a Firenze in Palazzo Vecchio il 10 Dicembre del 2011.

Nonostante che la giornalista di La Repubblica ne avesse colto l'importanza, si da dare risalto al tema nel titolo del suo articolo , come la foto mostra , sono passati 7 anni da quell'importante incontro senza che la Questione Animale sia mai stata affrontata a livello costituzionale né dal mondo politico né dal quello giuridico.

In quanto attivisti animalisti antispecisti abbiamo sempre sostenuto che la difesa giuridica degli animali si debba concentrare essenzialmente sulla nozione di soggettività, consapevoli e certi che per modificare le condizioni di sofferenza a cui la specie umana sottomette ogni giorno miliardi di animali (150 miliardi sono uccisi ogni anno per nutrire il pianeta, milioni per la sperimentazione, centinaia di milioni a causa della caccia e della pesca ), passa attraverso il riconoscimento costituzionale della loro soggettività giuridica e dei relativi diritti.

 

Grande biasimo va a tutti coloro, politici, magistrati, giuristi , costituzionalisti , avvocati, che non si sono adoperati per rendere operativo l'Articolo 13 del Trattato di Lisbona in vigore in Europa dal 2008 e in Italia dal 2009, che avrebbe portato finalmente le condizioni per un'interpretazione costituzionalmente orientata di tutte le norme nazionali e regionali degli animali alla luce dell'inserto “in quanto esseri senzienti”. Fare finalmente pulizia di quello che fu un grosso compromesso nell'elaborazione dell'Articolo 13 che permette tutt'oggi deroghe e misfatti alle legislazioni nazionali e regionali , nella parte in cui esse consentono eventi in cui l'animale è vittima come ad esempio la caccia la pesca, l'allevamento, la ricerca scientifica, gli animali nei circi,nei pali, le corride , le sagre ecc.

 

Sappiamo che il Prof.   Pier Paolo Onida ,(e forse altrI suoi colleghi condividano), “ ritiene opportuno che i giuristi di diritto positivo e gli altri scienziati, che si occupano di attribuire agli animali non umani uno status etico giuridico , tenessero conto “ del fatto che la soluzione della così detta questione animale non passa, , necessariamente attraverso il modello antropocentrico della estensione dei diritti soggettivi, e della soggettività agli “altri”esseri animali …..e che sia un'impostazione “oggettivistica” ,sia un'impostazione “soggettivistica” rischiano tutte e due di perdere di vista la sostanza della questione animale, che non può essere risolta solo attraverso un'estensione di categorie giuridiche , ma necessita di un più generale mutamento degli schemi di fondo dell'intera società”.

 

Quanto il Prof Onida afferma , ci permette di fare alcune osservazioni sul sorgere del diritto con la sua pretesa universalistica fino dalla fondazione dei diritti umani e quelli animali.

Se da un lato il diritto fotografa e sancisce un determinato rapporto di forze in un dato momento storico,un nuovo diritto nasce sempre da uno stato di eccezione rispetto al sistema che si propone di modificare, ratificando come naturale quello che era eccezionalmente non naturale. I diritti umani sanciscono lo strapotere assoluto che l'uomo ha assunto rispetto al resto del vivente, mentre, i cosi detti diritti animali ,sono sempre stati pensati come un'espansione colonizzante dell'umano oltre i confini biologici della specie Homo Sapiens (P.Singer, P. Cavalieri.”Eguaglianza oltre i confini della specie”) .

Se i diritti umani operano quello che Baudrillard definisce l'imbiancamento dei neri,i diritti degli animali opererebbero quello che potremmo chiamare l' antropo-morfizzazione del non umano.

 

Ma serve allora precisare che lo specismo è un'ideologia e non un pregiudizio come quello a favore di gruppi umani oppressi , come il razzismo ,il sessismo,il classismo ecc, e che nasce con la domesticazione animale che rompe l'unità tra i viventi coscienti . Da ciò la necessita di formulare un'ideologa che possa legittimare questa taglio .

Le società nomadi di caccia e raccolta non escludevano la violenza nei confronti dei non umani. Anzi gli animali erano uccisi fondamentalmente perchè la coesione delle società primitive si fondava sul sacrificio animale, (Granfranco Moemino “L'animale come essere sacrificabile”) .

Pertanto è importante sottolineare che questa ideologia è costruita per rendere giustificabile lo sfruttamento e l'uccisione dell'animale quando ci si accorse che l'oppressione degli stessi, dell'Altro e dell'Altro dell'Animale, contribuiva non solo alla stabilità simbolica ma anche a quella materiale della società umana.

Ma mentre le società di caccia e raccolta non prevedevano un doppio standard umano-animale, i due rimanevano assolutamente intercambiabili come dimostrato dall'ubiquità dei riti sacrificali umani, queste società pur violente, non erano speciste.

.

 

Lo specismo non rappresenta dunque un'ulteriore forma di oppressione al pari delle altre , razzismo , sessismo ecc, ma piuttosto , esso è l'oppressione dell'Altro in quanto tale ,il fondamento di tutte le società post-paleolitiche ,sia da un punto di vista materiale,sia da un punto di vista simbolico.

Dal punto di vista simbolico ,la riduzione dell'Altro è sempre ridotta all'Altro animale.

 

Jaques Derrida scrive nel “' L'Animale che dunque sono” (pag 31) rifrendosi a Descartes ,Kant, Heiddeger,Lacan e Levinates:

“ I loro discorsi sono forti e profondi , ma tutto avviene come se non fossero mai stati guardati ,loro , e sopratutto non nudi, da un animale rivolto verso di loro, O almeno tutto avviene come se questa sconvolgente esperienza, supponendo che si sia mai verificata, non fosse assunta teoricamente, proprio dove essi fanno dell'animale un teorema, una cosa vista e non vedente. L' esperienza dell'animale che li guarda,non è stata presa in considerazione,nell'architettura teorica o filosofica dei loro discorsi.Insomma l'hanno negata e disconosciuta.

Ormai gireremo sempre attorno a questo disconoscimento,la cui logica attraversa tutta la storia dell'umanità....Come se questi uomini avessero visto l'animale senza essere visti da lui, : senza essere visti nudi da parte di qualcuno che, indirizzandosi a loro dal fondo di una vita così detta animale, e non solo con lo sguardo, li avesse obbligati a riconoscere, nel momento dello sguardo, che ciò li riguardava.......

 

.Restano da decifrare i sintomi di tale disconoscimento.

E questo non può essere rappresentato come un disconoscimento tra i tanti. Esso istituisce la specificità dell'uomo, il rapporto a sé di un'umanità primariamente preoccupata e gelosa di ciò che le è proprio.”

 

Nel corso degli ultimi due secoli .le forme tradizionali del trattamento dell'animale “sono state rivoluzionate dalle scienze etologiche ,zoologiche, biologiche, e genetiche e dalla parallela evoluzione della tecnologia, con l'allevamento intensivo, con la sperimentazione genetica, con l'industrializzazione di ciò che si può chiamare la produzione alimentare della carne animale, con la diffusione massiccia dell'inseminazione artificiale, con manipolazioni sempre più audaci del genoma, con la riduzione dell'animale non solo alla produzione e riproduzione della carne alimentare , (ormoni, incroci genetici,clonazioni) , ma anche a tutte le altre finalizzazioni intese al servizio di un certo essere o di un supposto benessere dell'uomo.

Tutto ciò è fin troppo noto.

…..In qualunque modo lo si voglia interpretare , qualunque conseguenza di natura pratica, tecnica scientifica, giuridica, etica, politica se ne tragga , oggi nessuno può negare tale evento e cioè le proporzioni senza precedenti dell'assoggettamento dell'animale.Tale assoggettamento, di cui tentiamo di interpretare la storia, lo possiamo chiamare violenza........Nessuno può più continuare seriamente a negare che gli uomini fanno tutto ciò che possono per nascondere questa crudeltà, per organizzarsi su scala mondiale l'oblio e disconoscimento di tale violenza che qualcuno potrebbe paragonare si peggiori genocidi...... Ci sono anche dei genocidi di animali:il numero delle specie in via di estinzione per colpa dell'uomo è tale da togliere il fiato...... Jaques Derrida, “L'Animale che dunque sono “, 2006 pagg. 63,64)

 

Tutti sanno quali insostenibili violenze industriali, meccaniche, chimiche, ormonale, genetiche, in cui l'uomo da due secoli sottopone la vita animale.

E se tutto ciò apre l'immensa questione della sofferenza e della compassione non di meno occorre capire il ruolo che occorre dare all'interpretazione della compassione, alla condivisione della sofferenza tra viventi, al diritto giuridico , all'etica e alla politica che ne derivano.

 

Ed è dunque di fronte alla rimozione organizzata dalla politica , dalla mancanza di etica di questa infinita sofferenza degli animali, che i movimenti animalisti antispecisti da anni si muovono ,elaborano teorie e strategie per risvegliarci alle nostre responsabilità ed ai nostri obblighi nei confronti del vivente e che dovrebbero rivoluzionare dalle fondamenta la problematica filosofica etico politica della questione animale.

 

 

E la Questione Animale non è quella di sapere se gli animali possono parlare o ragionare, o avere il logo, posizione che resta costante da Aristotele a Kant, a Lacan

A QUESTIONE DECISIVA E' QUELLA DI SAPERE CHE GLI ANIMALI SOFFONO, SE GLI ANIMALI POSSONO SOFFRIRE.

…..”Possono soffrire? È come porsi la domanda ,possono non potere? Che diritto dare a questa impotenza ?....qui viene a situarsi la finitezza che noi condividiamo con gli animali, la mortalità che appartiene alla finitezza stessa della vita, all'esperienza della compassione, alla possibilità di condividere la possibilità di questa im-potenza, la possibilità di questa impossibilità, l'angoscia di questa vulnerabilità e la vulnerabilità di questa angoscia” (idem pag 67).

 

Difronte a tanto orrore davvero troviamo ogni questione , ogni scusa, che rimandi ad “altri” il problema che la Questione Animale sempre più pressante pone ogni giorno , una discriminazione intollerabile che riguarda ognuno di noi , nessuno escluso.

 

E il sistema giuridico , proprio perchè autoreferenziale , è cieco davanti a tanti orrori , a tanta discriminazione , a tanta violenze.

I precetti giuridici sono elaborati dagli uomini per gli uomini.Tutte le deroghe, di cui le leggi sono piene, costituiscono l'eccezione,la scappatoia , l'inganno ai divieti di uccidere e ai maltrattamenti sanciti dal'Titolo IX bis del codice penale.

 

Non si può dubitare che gli allevamenti, la sperimentazione, la caccia ,la pesca, la ricerca con gli animali sono maltrattamenti ,uccisioni. Ma come scrive il Prof Luigi Lombardi Vallauri “il diritto può fare DE ALBO NIGRO”.

Così il diritto animale autorizza ciò che ha prima vietato con evidenti contraddizioni definibili incostituzionali, proprio perchè gli animali non hanno uno status di soggetti di diritti, primo fra tutti il diritto alla vita , come ogni altro essere vivente.

Il che permette ai magistrati di definire l'Articolo 13 del Trattato di Lisbona di difficile applicazione lasciando il quadro normativo sia nazionale che europeo inadeguato nel fornire una posizione giuridica agli animali .

.

E' evidente che lo scopo dell'azione antispecista veda , oltre che la necessità di cambiare le strutture di dominio di una società antropocentrica che hanno un'oggettiva prevalenza sulle idee, l'importanza imprescindibile di una scelta soggettiva di vita vegana , in crescita a livello mondiale in maniera esponenziale , come base fondante di un cambiamento etico/culturale /politico della società.

 

Va ricordato che il 24 ottobre 2013 , c'è stata la presentazione del volume “la Questione Animale” che si è tenuta a Roma nella biblioteca del Senato ,presieduta dal Prof. Stefano Rodotà e dal Prof. Luigi Lombardi Vallauri,.

Il Prof Rodotà ha ricordato in quell'occasione, che è in corso una ridefinizione del il rapporto fra gli uomini e le altre specie e che gli animali “ sono persone”; ma ha anche sottolineato che il pensiero radicale crei conflitti e che “dobbiamo necessariamente rassegnarci a dei bilanciamenti mettendo in discussione dei principi ma non affermare un fondamentalismo” . Siamo addolorati di non poter più interloquire con il Prof : Rodotà , ma pensiamo che la sua definizione degli animali come persone non possa prescindere dal proporre come passo fondamentale quello

di dare soggettività giuridica agli animali, per tutelare il loro diritto alla vita come ogni altro essere vivente.

Non considerando assolutamente questa proposta un “fondamentalismo”, la riteniamo al contrario fondamentale affinchè ,come dichiarò il Prof Vallauri Lombardi in quell'occasione ,il diritto degli animali non abbia più occasioni di “schizofrenia” , dichiarando gli animali esseri senzienti ma autorizzando poi la caccia ,la pesca ,la sperimentazione biologica ,la macellazione, gli allevamenti , come se questi non fossero maltrattamenti da abolire.

Per questa ragione siamo contro quelle strategie riformiste di una parte del movimento animalista come la Lav , Enpa, ,il Partito Animalista , che non hanno portato e non portano nessun reale cambiamento alla barbara condizione in cui vengono trattati gli “animali cosi detti da reddito” né al loro sfruttamento , assoggettamento , violenza di cui ogni giorno sono vittime.

Non si tratta di riformare , di regolamentare lo sfruttamento degli animali, ma di abolirlo definitivamente .

Si tratta dunque di elevare gli animali da RES A SOGGETTI

.

Un passo etico / democratico, che la Costituzione Italiana non può più rimandare, ne credere di risolvere integrando articoli già esistenti come l'Articolo 9 o l'Articolo 3 .

Parlare di diritti potrebbe ancora significare per alcuni umanizzare l'animale  facendone una sorta di individuo umano imperfetto o inferiore, assimilandolo ad umani in condizioni particolari come quelle dei così detti "umani marginali".

Ma gli animali sono esseri completi   in ciò che sono. 

 

Purtroppo ci si trova davanti  ad una cultura occidentale  attratta dalla tentazione di dover stabilire il dover essere degli altri in senso positivo o negativo, e il   carattere antropocentrico che l'attraversa spesso porta ad imporre norme come universali.

Diversamente gli animali umani  dovrebbero invece partire   dei limiti della propria  condizione.

.

 Certamente  è molto più interessante la posizione animista , in cui l'animale non è oggetto da definire ,nè un "soggetto " forzatamente imposto , ma opportunità di definizione del sè e del mondo umano  che implichi una condizione di rispetto per l'alterità , un pensiero del limite  dell'umano e delle sue pretese di universalizzazione. 

 

Insomma una cosmocizzazione delle coscienze , che non considerano  più l'animale umano al centro dell'universo, ma un animale fra gli altri animali.