Scarpette rosse

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 09/02/2013
Alla violenza dilagante contro le donne, queste rispondono con alcune iniziative molto belle: quella delle scarpe rosse in piazza inventata da una artista messicana e quella della maratona di danza del 14 febbraio

Le donne subiscono ogni giorno nel mondo vari tipi di violenza: prima di tutto quella domestica, quella familiare, che si consuma nella cerchia più stretta dei parenti e degli amici e che è la più frequente e la più dolorosa, perché proviene dalle persone più vicine, più care e che dovrebbero amarle e proteggerle. Invece si manifesta dalle forme più subdole attraverso minacce, pressioni psicologiche, ricatti , atteggiamenti persecutori, fino ai maltrattamenti fisici, alle percosse, agli abusi sessuali, ai delitti d’onore, allo stupro, all’incesto.

E stiamo parlando solo dell’ambito familiare! Ma quanto rischiano le donne nei luoghi pubblici? Dalle molestie e il mobbing sul luogo di lavoro, allo stupro di gruppo, all’assassinio nelle strade ormai insicure delle nostre città.

In altri paesi, con altre mentalità ancora più negative, le giovani donne sono vittime di matrimoni coatti o riparatori, mutilazioni genitali, schiavitù sessuale, prostituzione forzata e tratta delle bianche.

Ci sono donne che vengono sfregiate col coltello o con l’acido, per disprezzo o per gelosia, poco cambia, perché vengono considerate comunque come proprietà di qualche povero maschio complessato.

Ci sono paesi in cui le donne non hanno diritto di parlare, di pensare, di vestirsi come vogliono, di guidare una macchina, di portare un paio di pantaloni e perfino di far udire i propri passi.

Ci sono paesi in cui – come in Cina – si pratica l’aborto selettivo: le donne sono indotte ad abortire le figlie femmine, chiamate “vermi nel riso”. E poi aggiungiamo a tutto questo gli stupri etnici, le gravidanze forzate, le sterilizzazioni, le storpiature fisiche, le lapidazioni…

Sembrano cose irreali, non vere, inventate da qualche mente pervertita e davanti a questi abissi di sadico orrore ci chiediamo: ma perché?? Perché tutto questo odio contro le donne, perché questa furia, questa rabbia, questo rancore? C’è davvero qualcuno che crede vera la storiella della mela di Eva e non si rende conto che è stata costruita proprio per dare un alibi e una scusa miserabile al maschilismo più bieco?

E a questo proposito non voglio nemmeno parlare di quello che ci ha fatto la chiesa! L’ho scritto altre volte e non ho voglia di ripetermi, anche perché mi irrita sempre profondamente, in modo intollerabile. Quei padri della chiesa, come san Girolamo o sant’Oddone di Cluny, che scrivevano tutte quelle lordure sulle donne! Menti meschine, misogine, malate…

Ma alla fine degli anni 60 ci siamo svegliate: dopo le suffragette per il diritto di voto, era la prima volta che le donne scendevano tutte insieme in piazza. Abbiamo fatto delle battaglie durissime e ottenuto delle vittorie importanti: una legge sul divorzio, una sull’aborto… poi è arrivata l’ondata berlusconiana, i tronisti e le veline, il bunga bunga e il burlesque, le escort sventolate come trofei, le pin up sgallettate infilate nei consigli comunali, provinciali, regionali, elette anche in parlamento e spedite perfino in quello europeo. Donne svendute di nuovo come carne da macello, bistecche che respirano, donne a cui si mettono tranquillamente le mani addosso, che si pagano come merce in un mercato.

Così una malata mentalità maschilista, vecchia come quella da caserma e da bordello, ha ripreso fiato. Finalmente qualche omuncolo frustrato, che si sentiva offeso da qualche donna più intelligente e brillante e di successo, può risollevare la cresta e sentirsi padrone di picchiarla o violentarla per strada “così impara a credersi qualcuno”.

Stiamo tornando indietro, stiamo perdendo terreno un’altra volta, insieme ad ogni credibilità e dunque non è un caso che di nuovo si alzino i numeri delle donne violate e uccise ( una ogni tre giorni solo nel nostro paese), tanto che un giudice di Bergamo ha consigliato alle donne di non uscire sole di notte. Come se questa fosse l’unica possibilità di tutelarle. Ed è ugualmente indicativo che qualche cretino di un gruppuscolo di estrema destra faccia dell’abolizione della legge 194 sull’aborto il punto qualificante della sua campagna elettorale.

E’ il caso di rispondere a tutto questo: ha cominciato il movimento “Se non ora quando” e non solo qui in Italia, ma l’impegno non può restare episodico. Attualmente ci sono due iniziative interessanti: una è quella lanciata dall’artista messicana Elina Chauvet e che si chiama” Zapatos rojos”: si tratta di un progetto internazionale d'arte pubblica che sta girando il mondo e ora anche l’Italia. La singolare installazione consiste nel riempire piazze e strade di scarpe rosse. Ogni paio di scarpe rappresenta una donna violata e uccisa. Il colore non è scelto a caso: sono rosse come il sangue versato da troppe donne in tutto il mondo. Anche qui in Italia, in qualche città (ieri a Lecce, per esempio), tante donne hanno riempito le piazze di scarpette dipinte di rosso, a dire che noi ci siamo e non permetteremo che il macello continui.

 

Scarpe rosse

 

 

L’altra manifestazione spettacolare è prevista per il 14 febbraio in tutto il mondo. Si chiama One Billion Rising e coinvolgerà tutti coloro che vogliono manifestare contro la violenza sulle donne, ballando tutti insieme, nello stesso momento, nel mondo.

 

One Billion

 

 

È un’iniziativa nata da Eve Ensler, autrice tra le altre cose dei famosi “Monologhi della vagina” e sostenitrice da diversi anni del  V-Day ( che ovviamente col “Vaffa day” di Grillo non c’entra niente, ma c’entra invece con l’organo sessuale femminile). La Ensler ha detto e scritto : Mi rifiuto di stare a guardare mentre oltre un miliardo di donne nel pianeta subiscono violenza. Mi unirò al V-Day il 14 febbraio 2013, una manifestazione globale per dire no alla violenza sulle donne”. http://onebillionrising.org/

Dunque prepariamo anche noi le nostre “Scarpette rosse”. Rosse come quelle della scultrice messicana, come quelle di un famoso film sul magico mondo della danza e come quelle stregate di Dorothy del Mago di Oz. Così, cariche di tanti significati magici e femminili, infiliamocele dunque ai piedi anche noi, care amiche e compagne, e scendiamo nelle piazze a ballare. Perché la vita è anche gioia e si può gridare “io esisto!” anche sorridendo. Questo è il nostro modo di lottare: con fantasia, con gioia e non violenza. Portiamo le nostre figlie e le nostre nipotine, ma anche i nostri compagni e i nostri figli, rifacciamo un girotondo danzante che abbracci tutto il mondo. Non facciamoci più rubare la speranza, l’orgoglio e la gioia di vivere. Mai più.


Snoopy balla

Danzare è vivere e vivere è danzare


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