Attenti al lupo o al Grillo?!

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 08/03/2013
Dopo tanti attacchi, urla e insulti nevrotici a tutto e tutti, adesso è Grillo ad essere attaccato. Per il momento si trincera in un silenzio compatto, proibendo anche ai suoi di aprire bocca. E intanto tira fuori Jack London e Zanna Bianca…

L’interesse mediatico per i grillini e il M5S in generale ha certamente degli aspetti esagerati e ridicoli, ma è logico che sia così: più Grillo e i suoi si sottraggono alle domande e si chiudono in un bunker di silenzio e più la curiosità aumenta. Nel gioco del rimpiattino c’è sempre sottesa una sfida, ma c’è anche una certa malizia da parte del comico genovese: anche lui si è chiesto come faceva Moretti in Ecce bombo “Ma mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo?” e deve aver deciso che non partecipare alla festa e farsi rincorrere è la soluzione vincente per avere pubblicità gratuita. Del resto è così che ha avuto l’attenzione dei media per tutta la campagna elettorale: non andava in TV, ma era sempre presente lo stesso in tutti i TG. “In amor vince chi fugge” dice un proverbio, che evidentemente è vero anche in politica.

Ma lui giustifica la sua assenza dai talk ritorcendo la responsabilità e la colpa su programmi TV e giornalisti, demonizzandoli : “Nel libro di Jack London ‘Zanna bianca’ una lupa attrae ogni notte un cane da slitta nella foresta. Chi cede al richiamo viene condotto lontano dal fuoco e divorato da un branco di lupi appostati in attesa nella neve. Nel dopo elezioni la tecnica dei conduttori televisivi, dipendenti a tempo pieno di pdl e pdmenoelle, è simile – ha detto in una intervista al Time riportata dall’Espresso di questa settimana – Il loro obiettivo è, con voce suadente, sbranare pubblicamente ogni simpatizzante o eletto del M5S e dimostrare al pubblico a casa che l'intervistato è, nell'ordine, ignorante, impreparato, fuori dalla realtà, sbracato, ingenuo, incapace di intendere e di volere, inaffidabile, incompetente. […] il conduttore si succhia come un ghiacciolo il movimentista a cinque stelle, vero o presunto (più spesso presunto), lo mastica come una gomma americana e poi lo sputa, soddisfatto del suo lavoro di sputtanamento. È pagato per quello dai partiti”.

Ma se qualcuno dei suoi straparla di matrimoni con gli animali o di chip infilati sotto pelle per controllare la gente e di altre cretinate, non è certo colpa di chi li intervista!
Francamente più che un povero cane da slitta tentato da una lupa, Grillo sembra uno di quei cani rabbiosi che abbaiano rincorrendo le macchine, ma che se riuscissero a prenderle non saprebbero che caspita farne. E lui la macchina l’ha presa: ha candidato i suoi al Parlamento, ma adesso che ci è arrivato sembra non sapere che pesci pigliare: non ha un progetto serio di stato, spara ricette economiche che non sono realmente attuabili - perché ci vorrebbero tanti di quei miliardi che il nostro stato in bolletta certamente non ha - e non vuole nemmeno parlare con gli altri partiti. Sembra temere e diffidare di tutto e di tutti, nonostante che le minacce e gli insulti sia lui a pronunciarli e non gli altri. Dunque vediamo di capire perché si comporta in questo modo.

Sappiamo che Grillo sa solo attaccare, ma non sa giocare in difesa, non sa argomentare e lo sa, tanto che ha accuratamente evitato qualsiasi confronto con i leaders dei partiti, ma la cosa non può continuare a lungo: la gente comincia a irritarsi delle sue continue smentite e rettifiche a quello che dice, in un delirio logorroico a ruota libera. Sembra avere adottato infatti il sistema del cavaliere: se sparo una cazzata posso sempre salvarmi, dicendo che sono stato frainteso, anche se ci sono filmati e registrazioni che testimoniano quello che ho detto. Basta che dica poi che la stampa è di parte, che stravolge apposta le mie parole e intanto continuo a sparare cazzate, in un circolo vizioso senza fine: purtroppo conosciamo bene e da anni questo sistema, ma non può essere giustificato in uno che si propone come “homo novus” rispetto ai politici.

E poi quanto a lungo potrà sottrarsi ad un confronto? Quanto potrà fingere di essere il generale Custer assediato a Little Bighorn? Ma poi lo sa che era Custer il cattivo e non gli indiani?

Intanto, qualcuno sta già cominciando a rispondergli per le rime: in un primo momento, dopo le elezioni, i partiti erano troppo scioccati dall’esito incredibile e inatteso, per reagire. Ma adesso che hanno metabolizzato la costernazione e si stanno riprendendo dalla mazzata, cominciano a reagire e a restituire i colpi.

E poi per quanto possa nascondersi o fuggire, perfino mascherato – il che, diciamocelo, è proprio patetico – ci sarà sempre qualcuno che lo raggiungerà e lo metterà davanti alle sue responsabilità: il suo elettorato.

Dunque dobbiamo riconsiderare tutto, perché stiamo continuando a pensare secondo il vecchio schema che vuole che chi vince si prenda anche l’onere delle responsabilità. Con Grillo il registro è diverso: lui non parla di costruire, ma di distruggere, dunque è per questo che non è interessato a dialogare coi partiti e a trovare soluzioni. Ha detto infatti che i partiti se la prendono con lui “affermando che sono io a non formare un governo, a creare instabilità. Ma io non posso discutere con loro”. Perché non può? Cosa glielo impedisce: ha paura di qualche contagio? E poi continua “Loro parlano della trasparenza dei partiti, noi parliamo della loro dissoluzione. È differente. Wellington e Napoleone non possono trovare un modo per collaborare. Noi siamo qualcosa di differente

Ma che cosa vuol fare allora: distruggere i partiti, l’assetto dello stato? Cambiare la Costituzione, che indica i partiti politici come gli unici delegati a governare il paese? Se voleva questo doveva restare fuori dal parlamento, ma visto che si è candidato al governo del paese deve almeno dare una mano a tirarlo fuori da questa terribile crisi, collaborare, pensare a quelli che lo hanno votato, per fede, o per disperazione, o per rabbia, e che vogliono delle risposte e delle soluzioni: è per questo che lo hanno votato, per uscire da tutto questo, non per finire in un caos peggiore.

Ma o lui sa che non è all’altezza di farlo, perchè non ne ha né competenze né qualità, oppure il suo obiettivo è completamente fuori da ogni schema democratico.

Non ci piace. E adesso nei panni di un nevrotico pifferaio magico ci piace anche meno e c’è da chiedersi dove vorrà portare i suoi topini sotto incantesimo, in quale baratro di caos e di violenza li lascerà cadere, mentre lui si salverà uscendone appena un attimo prima.

I topini dunque saranno sacrificati, perché da quello che dice si capisce bene che a lui di togliere la gente dalla attuale disperata condizione sociale e politica non gliene frega niente. Non è questo il suo scopo. Non è per questo che ha mandato allo sbaraglio delle persone sprovvedute e illuse. Sono solo carne da macello. Quello che vuole perseguire è ben altro: lui vuole distruggere tutto, trascinare il paese nel caos e nella violenza e poi tornare alle urne per avere il 100% dei seggi al parlamento. “ Il mio non è un progetto politico, non voglio sostituire una classe politica con un'altra. Vogliamo il 100% del Parlamento, non il 20% o 25% o 30%. Quando arriveremo al 100%, quando i cittadini diventeranno lo Stato, il Movimento non avrà più bisogno di esistere. L'obiettivo è quello di estinguere noi stessi".

Ma che cavolo di discorso è?? E dunque lascerebbe il paese nell’anarchia a piangere su un mucchio di macerie? Non ci sarebbe un governo, un ordine, dei programmi, dei progetti, una economia, un futuro per i giovani: nulla. Ma lo hanno capito quelli che gli hanno dato il voto? Penso proprio di no, perché non c’è nessuno così demente da assecondare questo progetto, ma è in linea con lo scopo di alcune sette dedite al suicidio di massa.

Le persone che hanno votato M5S sono arrabbiate verso una classe politica corrotta, avida e inconcludente, ma non vogliono finire nel nulla, vogliono solo migliorare! Ma se continua così non tarderanno ad accorgersi che il loro voto sarà usato nel peggiore dei modi.

E forse lui se ne rende conto e teme che tutto possa finire in una implosione clamorosa prima di aver raggiunto il suo obiettivo e allora mette le mani avanti e fa minacce nemmeno molto velate come “se noi falliamo l'Italia sarà guidata dalla violenza nelle strade”. E’ una affermazione grave. Dobbiamo prenderla come una indicazione subliminale? Come un invito a portare il piano di scontro sempre più in alto, verso la violenza fisica e il sangue?

Comunque lo si voglia interpretare, questo ha detto. Magari poi lo smentirà, ma intanto l’ha detto. Un delirio di onnipotenza veramente sconcertante. Non un pensiero su che ne sarà della gente che ha illuso e che dovrà fare i conti con un quotidiano sempre più insostenibile e tragico.

Con cinica indifferenza gioca a fare il guru e intanto si prende qualche rivincita personale verso chi lo ha emarginato, ignorato, dimenticato, in primis la Tv di stato. Per questo dice che dei tre canali Rai ne deve restare uno solo e gli altri debbono essere messi in vendita. “È indispensabile creare una sola televisione pubblica, senza alcun legame con i partiti e con la politica e senza pubblicità. Le due rimanenti possono essere vendute al mercato”. Cosa sarebbe questa: una vendetta? O un regalo alle Tv private?

Ma intanto anche la stampa tanto vilipesa comincia a reagire: doveva aspettarsi che dopo tante provocazioni qualcuno cominciasse a passarlo al pettine fitto.

E infatti già l’Espresso ha cominciato a fargli i conti in tasca e ha tirato fuori un giro di soldi incredibile, gestito dal suo autista e da sua cognata: si parla di tredici società aperte in Costa Rica, per compiere operazioni immobiliari, investimenti, costruzioni, incluso il progetto per un resort di lusso, con ville gigantesche.

Per carità: uno i propri soldi può gestirli come vuole, purchè non faccia finta di fare il giglio nel cesso e ci paghi sopra le imposte come fanno gli altri, soprattutto adesso, che tasse e balzelli di ogni tipo ci stanno mangiando vivi.

Grillo deve stare attento: forse non si ricorda di quel meraviglioso, divertente racconto di Ennio Flaiano “Un marziano a Roma”. Per il momento abbiamo già superato la fase dello stupore e della paura, già sta finendo quella degli inviti come ospite d’onore, ma non ci vuole molto che la gente lo chiami per la strada “ a’ marzianooo!” e lo spernacchi senza pietà.

 

 

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