La guerra in piazza

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 24/05/2014
Le elezioni europee sono diventate una occasione per misurare tre diverse ma simili vanità egocentriche: siamo nelle mani di 3 prime donne fuori di testa. Chiunque vinca avremo perso noi

Questa campagna elettorale sta diventando sempre di più un duello rusticano, a base di insulti, minacce e promesse post elettorali di ogni tipo. Grillo, novello Robespierre, ha addirittura minacciato processi sommari di piazza a politici e giornalisti, in una sorta di grande vendetta personale. Ma può gridarlo con rabbia impunemente perché sa di interpretare la stessa sete di vendetta di tanti italiani che si sono sentiti traditi, beffati, truffati e raggirati da tutta una classe politica incapace e corrotta, che ha sperperato il nostro denaro senza renderci conto di nulla. E’il desiderio di revanche di tutto un popolo, che vorrebbe vedere alla gogna tutti quei mascalzoni tangentisti, corrotti e farabutti che di continuo in questo periodo vengono inquisiti e incarcerati. Infatti praticamente non c’è giorno che non ci sia qualcuno che finisce in manette, scoprendo verminai infiniti di ogni sorta di corruzione, ruberie continue e sprechi scandalosi sia nella sfera politica che in ogni settore della pubblica amministrazione.

Ci hanno messo in ginocchio, ci hanno annichilito e tartassato con tasse ingiuste e intollerabili e fino ad ora se la sono scampata. Eppure più scandali si scoprono, più gente finisce in galera e più la rabbia dei cittadini sale. Dovremmo essere sollevati e contenti, invece ci stiamo infuriando e imbestialendo come tori, perché attraverso queste inchieste vien fuori la vastità della corruzione in ogni settore economico del paese e si conferma ancora una volta l’immagine di una classe dirigente indecente, insalvabile e scandalosamente avida e inetta.

Silvio re sole

Intendiamoci: noi siamo ben felici che finalmente venga alla luce tutto il marciume, che si scoperchino questi pentoloni pieni di vermi, ma perché tutto questo fervore solo adesso, prima delle elezioni? Come mai finalmente si riapre il caso Marco Biagi? Peccato però che avvenga quando Scajola non conta più nulla… Meglio tardi che mai, direte, ma forse qualcuno è in cerca di credibilità e vuol dimostrare di essere efficiente e forse è quello stesso qualcuno che ha promesso di svelare tutti i misteri di questo paese: come se non fosse già noto da tempo quello che si può sapere, mentre è certo che non sapremo mai nulla sui mandanti. Del resto questo numero lo aveva già fatto a suo tempo D’Alema e poi non ne sapemmo mai nulla lo stesso.

E comunque, come dicevamo, la visione impietosa di tutto questo marciume può avere degli effetti inaspettati sui cittadini.

 

Ho sentito molte persone esasperate e deluse che pensano di votare per Grillo solo per sfasciare quello che resta. Tanto, spiegano, è tutto così marcio che non vale la pena di salvare nulla e nessuno.

Personalmente trovo questa posizione più pericolosa di tutte, più inquietante di chi si ostina a votare per il vecchio caimano, più stupefacente di chi crede alle panzane di Renzi. Ma la cosa più sconfortante è che quando mi si chiede per chi voterò io, alla mia affermazione “ per la lista Tsipras” vedo facce perplesse e la risposta è invariabilmente “ per chi??”.

Beh, non è strano, dato che questa lista non ha avuto alcuno spazio nei vari talk a sfondo politico che ci hanno ammorbato per settimane.

Renzi santo subito

Sembra che la gara sia stata ristretta dai media alle tre prime donne: Renzi, Grillo e Berlusconi, dando vita a un toto-pronostici sul loro trionfo o sulla loro sconfitta, che appassiona solo un ristretto numero di addetti ai lavori. L’Europa è sparita, nessuno ne parla, come se fosse irrilevante la sua presenza nel dibattito. Come se non fossero elezioni europee ma politiche e come se l’esito di queste elezioni dovesse diventare un momento di verifica della politica del governo in carica, invece di un confronto sulle strategie da costruire per dare maggior potere contrattuale al nostro paese in sede europea.

Del resto in questo paese non ci sono più regole: un segretario di partito può essere eletto da chi non è iscritto al partito, un Presidente del consiglio può essere anche uno che non è mai stato eletto e può cacciar via il suo predecessore come un qualsiasi usurpatore bizantino e un presidente della repubblica può rinnovare il proprio mandato, anche se non è previsto dalla Costituzione.

E questa campagna elettorale è ormai diventata la fiera dell’odio e siamo ormai chiusi in noi stessi, nei nostri piccoli e grandi rancori, provinciali e ottusi. Ma non siamo i soli a non capire quanto sia importante creare una Europa unita: anche in Francia, in Inghilterra, in Olanda pensano di uscire da un organismo asfittico e germanocentrico. E nessuno capisce quanto sia pericoloso per ciascun paese restare fuori da un contesto più vasto e da solo.

Intanto, guarda caso, mentre l’Europa litiga, la Russia fa un patto economico di ferro con la Cina, valido per i prossimi 30 anni. Ma se la Russia venderà il suo gas alla Cina, l’Europa disgregata e debole che fine farà? E allora alla luce di tutto questo forse varrebbe la pena di capire un po’ meglio cosa c’è davvero dietro la guerra fra Russia e Ucraina e capire perché si vuole che l’Ucraina scompaia ingoiata nella grande madre Russia, ormai di nuovo lontana dall’Occidente. Soprattutto bisognerebbe ricordarsi che giornalisti come la Politkovskaia e la Bobulova o l’avvocato Markelov sono morti per aver scritto la verità su un’altra guerra: quella in Cecenia e aver difeso l’informazione e la libertà di parola e di opinione nella Russia di Putin.

Ma sembra che ai politici italiani tutto questo non interessi, gli importa solo di poter montare un palco su cui esibirsi, come guitti da 4 soldi e a volte perdendo il senso della realtà e riuscendo a farsi degli autogol clamorosi, come il candidato sindaco del PD di un comune campano che ha scelto come testimonial nientemeno che Schettino! Se il PD ha usato questa accortezza ovunque, credo che ne vedremo delle belle.

Noi speriamo solo che sui palchi salgano solo per parlare, dialogare, discutere e che nessuno ci voglia montare su una ghigliottina. Però se dovesse succedere ce ne faremo una ragione ed entreremo senza sforzo nello spirito delle cosiddette “tricoteuses”, cioè le popolane che – sotto il palco - facevano la maglia mentre “i nemici del popolo” venivano ghigliottinati.

Comunque sia di una sola cosa al momento siamo sicuri: chiunque vincerà dei tre avremo perso tutti noi.

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