Europee?

di Francesco Baicchi - 13/05/2014

Il prossimo 25 maggio voteremo per eleggere il Parlamento europeo, ma occorrerebbe una dose incredibile di ingenuità per ignorare le conseguenze che questa consultazione avrà sulla situazione politica interna del nostro Paese.

Nonostante la presenza della soglia di accesso del 4%, che ci auguriamo venga rapidamente decretata incostituzionale come è avvenuto in Germania, la legge elettorale per le europee ci consente di scegliere i/le candidati/e preferiti/e e, soprattutto, non deforma la rappresentazione della volontà popolare con 'premi' assurdi.

E' dunque una occasione importante per dare un segnale democratico in una situazione che potremmo definire almeno anomala, che ci vede governati da due diverse coalizioni: una formata da un partito che nessuno ha votato perché non esisteva ed è nato da una scissione recente, e un altro che è stato votato su un programma alternativo al primo; l'altra, che comprende il principale partito di opposizione, che entra in campo tempestivamente per puntellare il governo quando la prima traballa.

Il capo del governo è un giovin signore che deve la sua legittimazione solo a una (assai discussa) operazione interna del suo partito e alla benevolenza del Presidente della Repubblica.

Inoltre abbiamo un Parlamento che la Consulta ha dichiarato eletto con una legge incostituzionale e che dovrebbe riscrivere proprio la Costituzione senza che nessun elettore glielo abbia chiesto. Un po' come se incaricassimo gli ospiti di San Vittore o dell'Ucciardone di scrivere il nuovo Codice Penale.

Esempio non casuale, in un Paese in cui un condannato per reati gravi non sconta sostanzialmente alcuna pena e fa la sua campagna elettorale irridendo alla Magistratura, proteggendo i propri soci e giustificando un ministro dell'interno (nominato da lui) che aiutava un latitante a sottrarsi alla Giustizia.

 Il corale tentativo di minimizzare i rischi per la nostra democrazia da parte dei grandi organi di informazione e le ossessive campagne di disinformazione non riescono a nascondere il dissenso crescente dei cittadini onesti verso la 'casta'; proprio per questo è difficile pensare che il successo o l'insuccesso dei partiti di governo non venga immediatamente utilizzato come prova dell'appoggio popolare a strategie e azioni che con l'Europa non hanno alcun rapporto. Come dimostra l'urgenza dimostrata dal Presidente del Consiglio pro-tempore nel cercare trofei da esibire propagandisticamente negli ultimi giorni di campagna elettorale.

 Sarebbe invece importante pensare che il nostro 'peso' nelle decisioni degli organismi comunitari, che spesso giustamente contestiamo, dipende dalla qualità (nel senso della preparazione e della serietà) dei personaggi che invieremo a Bruxelles per una intera legislatura, sicuramente più di quanto possa incidere il tanto pubblicizzato semestre di nostra presidenza, che inizia il primo luglio, ma, appunto, dura solo sei mesi.

Da questo punto di vista errori l'Italia ne ha collezionati molti, considerando spesso il Parlamento europeo una specie di sinecura da elargire come premio di fine carriera o come compensazione per chi non trovava altra collocazione.

 Ci sono dunque almeno due buoni motivi per votare il 25 maggio: scegliere persone oneste e competenti che in Europa rappresentino degnamente il nostro Paese nel processo di rilancio del progetto di una unità sovra-nazionale la cui importanza storica può essere ignorata solo per meschino e miope egoismo (non solo italiano), e dare un chiaro segnale per un ritorno alla legittimità costituzionale della struttura dello Stato, che ci consenta rapidamente di eleggere un Parlamento veramente rappresentativo e di affidargli il compito di una riflessione sugli eventuali aggiornamenti da apportare alla Carta costituzionale seria e non improvvisata.

 Corriamo invece il rischio di una esplosiva crescita dell'astensionismo (che qualcuno stima addirittura al 65%), legata sia alla tradizionale disinformazione sulle istituzioni comunitarie che al dilagante anti-europeismo sventolato da varie forze politiche, in genere per nascondere le proprie responsabilità nel malgoverno o la mancanza di proposte concrete per affrontare i problemi del Paese.

A quanti stanno cercando limitare la sovranità popolare mettendola artificiosamente in contraddizione con la necessità di 'governabilità' e di 'velocità' delle decisioni, esprimiamo il nostro dissenso partecipando al voto e scegliendo liste e candidati che condividano la scelta di rifiutare l'accentramento del potere, per conservare gli spazi di democrazia che la nostra Costituzione ha finora garantito.

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