La grande menzogna

di Francesco Baicchi - 14/05/2013
La situazione italiana è ormai pericolosamente vicina al limite di rottura. Se non lo ha già superato.

In quale Paese democratico sarebbe tollerato che membri del governo in carica manifestino in piazza contro un fondamentale potere dello Stato, la Magistratura, che il colpevole di reati importanti sia, formalmente o, come attualmente, di fatto, il capo del governo e la volontà popolare sia ripetutamente e clamorosamente contraddetta?

Al di là della gravità delle scelte ‘liberali’ degli ultimi governi, esplicitamente mirate a far pagare agli strati meno privilegiati della popolazione gli errori e l’avidità della finanza speculativa internazionale, proprio il distacco crescente fra cittadini e ‘politici’ costituisce la più pericolosa anomalia che fa dell’Italia un caso a sé nel quadro della generale crisi europea. 

Le dichiarazioni allucinanti (e offensive per l’intelligenza degli ascoltatori) di Berlusconi e dei collaboratori del suo partito-azienda e l’uso spregiudicato dei  media di sua proprietà confermano quotidianamente il tentativo, ampiamente riuscito, di presentare un’Italia ‘virtuale’ assai lontana da quella reale, nella quale Ruby è nipote di Mubarak, Mangano un eroe, Brunetta un economista e lo stesso Berlusconi un perseguitato da Magistrati che, in quanto comunisti, mangiano i bambini.
Purtroppo a questo tentativo di inganno sistematico non corrisponde una risposta adeguata, che lo denunci in quanto tale e escluda la possibilità di un dialogo istituzionale con un interlocutore inaccettabile.
Il consenso ricevuto dal PdL da parte di alcuni milioni di elettori è in gran parte frutto di questa campagna di disinformazione, resa  possibile dall’infinita potenza mediatica ed economica del suo padrone, che gli ha consentito di mantenere una presenza parlamentare condizionante, nonostante l’incontestabile dimezzamento in termini assoluti. Non può dunque costituire una legittimazione, ma ci consente di attribuire una oggettiva responsabilità per l’attuale situazione a quanti, pur dichiarandosi oppositori e per miserabili interessi di bottega, in questi anni  non hanno risolto quando era possibile il conflitto di interessi, cancellato una assurda legge elettorale e dichiarato l’incandidabilità di quanti hanno pendenze giudiziarie per reati penalmente rilevanti.

Anche il nostro attuale Parlamento può essere considerato rappresentativo solo di un Paese immaginario, perché in esso non trova posto quasi il 40% degli elettori che non hanno ritenuto di dare il loro consenso a nessuna delle liste in campo o si sono espressi per formazioni che non hanno superato la ‘soglia’ imposta dal ‘porcellum’, e la sua composizione, grazie ai ‘premi’, falsa clamorosamente la volontà popolare.

Il generale dissenso degli Italiani verso questa classe politica, la cui credibilità è stimata da alcuni sondaggi intorno al 4%, si è espresso esplicitamente con lo strumento referendario, con l’aumento dell’astensionismo e convogliando consensi su un partito, quello di Grillo, che ha fatto della protesta generica (e un po’ qualunquista) il suo principale strumento di comunicazione. Ma di questa realtà ben poca traccia si trova nel quadro politico e perfino nei dibattiti alluvionali di questi giorni, mentre un governo che contraddice totalmente gli impegni elettorali dei suoi componenti contribuisce all’inganno generalizzato, nascondendo il suo vero leader, Berlusconi, dietro gli pseudonimi di Letta e Alfano.

Il vero problema rimane quindi, ancora una volta, l’assenza di un soggetto politico in grado di costituire una efficace alternativa non solo all’attuale maggioranza, ma all’intero sistema dei principali partiti tradizionali e dei loro gruppi dirigenti, incapaci di rompere con le pratiche spartitorie che di fatto li accomunano.
Un soggetto che, superando l’arcipelago attuale delle sigle, possa rappresentare quella ampia parte di italiani e italiane che vedono il re nudo, non accettano il ruolo passivo che si intende assegnare loro e sono disposti a impegnarsi responsabilmente per mantenere il Paese nell’ambito della democrazia.
Un impegno concreto impone e rende ancora più urgente la nascita di questa nuova ‘cosa’: l’organizzazione di una opposizione di massa al rinnovato tentativo di stravolgere il sistema istituzionale su cui è nata la nostra Repubblica antifascista, che  nasconde dietro fantasiose proposte di ‘convenzioni’, ‘bicamerali’, costituenti e altre invenzioni giuridicamente inaccettabili l’obiettivo di cancellare i principi di solidarietà, libertà e giustizia su cui è costruita la nostra Costituzione.
Anche in questo caso siamo chiamati a difenderci dall’inganno diffuso da quanti distinguono fra le ‘Parti’ della Costituzione, come se esse non fossero strettamente legate e si potesse impunemente cambiare la Seconda senza conseguenze sulla realizzabilità delle finalità affermate nella Prima o addirittura nei Principi Fondamentali.
Invece solo tornando alla realtà dei problemi concreti della vita delle persone e pretendendo il rispetto dei compiti che la Costituzione assegna allo Stato sul piano della giustizia sociale, della eguaglianza, della difesa del lavoro, della pace e della indipendenza della Magistratura potremo definitivamente uscire da un ventennio di menzogne e di vergogna.

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