Lavoro:Torniamo alla Costituzione!

di Claudio Mazzoccoli Bonadies - 02/05/2018

“L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro“ Si tratta dei primo comma dell’articolo 1 della Costituzione Repubblicana. Ahimè, sono tanti coloro che sembrano essere nati per storpiarla: Renzi è solo l’ultimo in ordine di tempo, ma nel 2007 c’era chi voleva cambiare l’intero Articolo 1 cosi: “La Repubblica democratica italiana è uno Stato di diritto fondato sulla libertà e sul rispetto della persona” Sappiamo quale serrata discussione avvenne in Assemblea Costituente su questo tema. Si trattava di definire, in un comma solo, tutto il progetto della Costituzione, dichiarandone gli aspetti rivoluzionari. Le forze politiche si affrontavano in Assemblea esattamente come gli Oceani negli stretti, ma personaggi come Togliatti La Pira, Moro, Fanfani, Basso (solo per citare quelli che immediatamente mi vengono alla mente) , seppero dare nuova vita a quel pezzo di carta che sarebbe diventata la Costituzione. A settanta anni dalla entrata in vigore della nostra Costituzione, ancora più forte è l’invito ad attuare il Disegno che Padri e Madri Costituenti hanno prodotto per noi che siamo le generazioni di confine, quelle che hanno avuto testimonianza diretta dei loro interventi, della loro vita, del loro pensiero. Ogni anno, quando sento arrivare il Primo Maggio, penso a quanta strada ancora deve essere fatta perché quel primo Comma diventi realtà

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“Non di solo pane vive l’uomo.” Certo, ma di qualcosa l’uomo deve pur campare. E, con lui, anche coloro che formano il suo nucleo familiare. Si chiamano “mezzi di sostentamento”, “necessario per vivere”, etc... La nostra Costituzione ha nel suo Articolo 1 un principio rivoluzionario. I principi del 1789, declinati di norma come pertinenti alla sola democrazia formale e disposti al massimo ad ammettere interventi caritatevoli di soccorso pubblico ai bisognosi, vengono interpretati invece nella direzione della costruzione di una società di cittadini uguali nelle opportunità sociali di godere dei diritti di libertà. In questo l’Articolo 1 si salda perfettamente con l’Articolo 3 .

 

Il “lavoro nobilita l’uomo”. Importantissima fu la fase della discussione in cui si arrivò a quel “fondata sul lavoro” partendo dai “lavoratori”. L’impegno di ciascuno quindi, per costruire un pezzo di quella democrazia e di quella libertà pagate a così caro prezzo. Impegno di tutti, quindi e che, si badi bene, non intende aprire alcun varco al riapparire di classi, di disuguaglianze, di parti uguali tra disuguali.

 

A che punto siamo ? La parola “Lavoro” è tra quelle più presenti in Costituzione. E’ evidente quindi l’imperativo morale categorico che Padri e Madri Costituenti hanno assegnato alle future legislature della neonata “Italia Repubblica Democratica fondata sul Lavoro”. Tutto scritto nero su bianco ed in un italiano perfetto e semplice. Basta leggere gli Articoli 2, 3 e 53 per i Diritti ed i Doveri di natura sociale, politica ed economica e poi il TITOLO III della Costituzione, specialmente gli articoli 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47. Si tratta di un progetto che, spiegato ai ragazzi sin dalle scuole dell’obbligo, avrebbe generato una classe dirigente sana e, ovviamente. avrebbe sviluppato le capacità del Legislatore nel mettere a punto i provvedimenti per attuare la Costituzione.

 

La storia ci insegna che.... Renzi ed i suoi accoliti rappresentano solo gli epigoni di una classe politica che ha osteggiato il disegno costituzionale ed in particolare quello che l’Articolo 3 pone come “compito” della Repubblica. Per capire bene il fenomeno, quindi, è importante “riavvolgere il nastro” e cominciare da molti anni fa.

Portare l’ Italia in questo stato è stato frutto di tante cose, ma NON DEL CASO !. Arrivare ad attaccare frontalmente i diritti fondamentali come il LAVORO (per non parlare degli altri come la SALUTE, la SCUOLA, la GIUSTIZIA. l’AMBIENTE, la FAMIGLIA) è stato possibile solo facendo passare tanta acqua sotto i ponti della democrazia. cercando di minarne le basi.

E’ importante, in questo Primo Maggio, riscoprire la propria dignità di persona, che proprio attraverso il lavoro viene esaltata, nel segno della Costituzione Repubblicana.

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