LE PAROLE

di Francesco Baicchi - 17/09/2015
Noi cittadini accetteremo di essere governati da chi non ne avrebbe alcun titolo democratico?

 Nella comunicazione politica, come in quella commerciale, la scelta delle parole è essenziale. Lo sa benissimo Matteo Renzi, che quotidianamente ci sommerge di dichiarazioni roboanti quanto false, ma efficaci a colpire la fantasia dei più distratti e di quanti preferiscono credere ancora alle favole, piuttosto che assumersi responsabilità civiche.

Io invece devo confessare di avere difficoltà a trovare un vocabolo adeguato a descrivere quanto sta accadendo al nostro Paese, dove quotidianamente vediamo violate le più elementari regole della democrazia costituzionale senza una significativa reazione da parte dei cittadini e, soprattutto, di chi quelle regole avrebbe il dovere di farle rispettare, come il Presidente della Repubblica e i Presidenti delle Camere.

La minacciata plateale violazione dell’ultimo comma dell’articolo 72 Cost. (con la presentazione della legge che stravolge la nostra Costituzione all’aula del Senato senza il parere della Commissione competente) è solo l’ultimo passo, che completa un percorso fatto anche di ‘canguri’, ‘ghigliottine’, negazioni dell’articolo 67 (sulla assenza di ‘vincolo di mandato’), richieste di ‘fiducia’ ricattatorie, minacce esplicite ai dissidenti, mercato dei voti e garanzie di immunità a parlamentari indegni.

Siamo governati dal frutto di una ingegneria elettorale dichiarata incostituzionale, che ha assegnato di fatto la maggioranza della Camera al partito arrivato secondo, consentendogli di scavalcare il primo (i Cinque Stelle) solo grazie alla strumentale coalizione con SEL, da tempo passata alla opposizione. La politica attuata dal partito di maggioranza e dai suoi alleati è il frutto di trasformismi e mercanteggiamenti inconfessabili, in aperta contraddizione con i programmi elettorali presentati nel 2013 e subito dimenticati. Si dimostra ogni giorno che passa la prosecuzione di quella berlusconiana e inefficace a risolvere i veri problemi del Paese.

Se la sentenza n.1/2014 della Corte Costituzionale fosse stata rispettata, l’intero Parlamento avrebbe dovuto decadere nella primavera del 2014, dopo aver approvato una legge elettorale compatibile col dettato costituzionale.

Questo Parlamento non eletto pretende invece di rimanere in carica per l’intera legislatura e approvare addirittura norme che stravolgono le istituzioni democratiche, a partire da una legge elettorale che presenta (aggravati) gli stessi motivi di nullità della precedente e contiene la possibilità di una distorsione ancora maggiore della volontà popolare; soprattutto attribuisce ai segretari dei partiti il potere di scegliere quasi tutti i membri del futuro parlamento.

E sotto il ricatto di non essere ricandidati i parlamentari attuali approvano ‘riforme’ che contraddicono apertamente i Principi Fondamentali su cui è fondata la nostra Repubblica democratica e antifascista : sovranità del popolo, eguaglianza di fronte alla legge, solidarietà e diritti dei più deboli.

Questo Paese ha già vissuto nel secolo scorso una drammatica stagione in cui venne imposto dall’alto un leader che fece approvare una legge elettorale iper-maggioritaria (la legge Acerbo, che però era migliore dell’attuale), privò il Parlamento delle sue prerogative trasferendole a un organo di partito (il Gran Consiglio del PNF, come ora la Direzione del PD), cancellò la rappresentanza sindacale per favorire il grande padronato, cercò (e in parte riuscì) di condizionare e depotenziare la Magistratura, concentrò nelle sue mani il potere e fu oggetto di continue esaltazioni da parte di una propaganda martellante quanto menzognera.

Le modifiche alla Costituzione che il Senato è chiamato a approvare in questi giorni cristallizzerebbero un regime monocratico: il capo del governo sarebbe legittimato da una investitura (truccata) popolare e si sceglierebbe i ministri senza alcun vincolo; il parlamento, ridotto alla sola Camera, sarebbe composto in maggioranza da persone da lui scelte e potrebbe solo approvare supinamente le norme proposte dal Governo a pena di scioglimento; Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale sarebbe pesantemente condizionati dalla sua volontà, ecc….

Di fatto un Presidente del Consiglio mai eletto (perché le primarie interne a un partito non sostituiscono certo l’espressione della volontà popolare, e l’esito sbandierato delle europee attribuisce in realtà al PD circa il 20% dell’elettorato) pretende arrogantemente di esercitare un potere assoluto, consegnatogli senza alcuna razionale motivazione da un Presidente della Repubblica che ha spesso fatto pensare di concepire con disinvoltura quasi monarchica le sue prerogative, e che aveva negato lo stesso incarico al precedente segretario del PD, che quel premio di maggioranza l’aveva conquistato.

Ottenuto il potere senza legittimazione, il segretario del PD è ora impegnato in una corsa contro il tempo per garantirne la conservazione, anche contro la volontà popolare e con una indegna campagna acquisti fra i peggiori membri del parlamento.

Questa svolta autoritaria rischia di essere approvata con una maggioranza ridottissima (di pochi voti) da un parlamento illegittimo e di cancellare la Costituzione antifascista in cui nel recente 2006 il popolo italiano ha espresso a larga maggioranza fiducia.

Davvero l’attuale Presidente della Repubblica, che avrebbe il dovere di impedirlo, vuole che il suo nome venga ricordato come responsabile di tutto ciò? E noi cittadini accetteremo di essere governati da chi non ne avrebbe alcun titolo democratico?

Quale parola possiamo usare per definire tutto questo?

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