Renzi

di Francesco Baicchi - 20/01/2014
E' lecito pensare che l'accordo Renzi-Berlusconi sia stato raggiunto sostanzialmente sull'obiettivo (incostituzionale) di imporre per legge il bipartitismo e blindare lo strapotere della 'casta'

Renzi è indubbiamente un politico abile e intelligente. Lo si capisce, come la famosa gallina di Cochi e Renato, da come guarda la gente e, soprattutto, dall'ordine con cui elenca le sue proposte, che in realtà sono condizioni.

Infatti uno dei passaggi fondamentali del suo intervento è arrivato quasi casualmente: le tre proposte di 'riforma' (Senato, Titolo V Costituzione e legge elettorale) non sono scindibili. Se si ritiene opportuno rivedere il disastroso Titolo V imposto a suo tempo da D'Alema, è necessario ingoiare anche la cancellazione del Senato e, soprattutto, una legge elettorale assurda quanto l'attuale porcellum.

E, nel caso qualcuno non avesse capito, tutto il pacchetto deve essere considerato già approvato a priori da tutti quelli che hanno votato il segretario alle primarie; quindi la Direzione del partito non può che applaudire, altrimenti si metterebbe contro la propria base.

Definire questo teorema geniale sarebbe insufficiente.

Le tre proposte sono state illustrate iniziando da quelle più popolari: la riforma del Senato, che significa riduzione del numero dei parlamentari (non dei loro privilegi), senza però chiarire quali sarebbero le competenze residue della nuova assemblea; il Titolo V, con accenno agli stipendi dei consiglieri regionali e alle province da cancellare; infine la legge elettorale, che è la più urgente e importante.

Anche questa è stata spiegata lasciando per ultimo il tema più scottante: la scelta dei parlamentari.

Forse perché la nuova proposta lascia immutata la impossibilità per l'elettore di scegliere il proprio parlamentare, che sarà ancora 'nominato' dalle segreterie dei partiti e imposto mediante liste bloccate. La novità consiste nel fatto che le liste saranno un po' più brevi e i collegi un po' più numerosi. Renzi si impegna inoltre, per il solo PD, a fare le primarie, ma non spiega se la segreteria si riserverà il diritto di inserire candidati propri nei collegi 'sicuri', né come si intende garantire la serietà della consultazione. Tutto questo per eliminare la corruzione dovuta al voto di preferenza, che ha caratterizzato la 'prima repubblica' e che, come tutti abbiamo potuto constatare, ormai non esiste più.

Così come sostanzialmente immutato rimane il 'premio di maggioranza'. Qui anzi possiamo ritenere che si sia voluto apertamente sfidare la Consulta, fissando la 'soglia' per ottenerlo al 35%. Formalmente così si risponde alla sentenza, che lamenta l'assenza proprio di una soglia minima, ma se ne tradisce lo spirito assegnando la maggioranza a chi è ben lontano da un consenso significativo. Infatti è ipotizzabile un esito elettorale con tre liste rispettivamente al 35, 33 e 32%; in questo caso la prima passerebbe al 53 e le altre due al 24 e 23%. Questo sarebbe tornare al rispetto della volontà popolare? Viene spontaneo citare Totò: “Ma mi faccia il piacere!!”.

Non è stato spiegato, forse perché ritenuto irrilevante, come avverrebbe l'assegnazione dei seggi del 'premio' e l'eliminazione invece degli eletti che, grazie sempre al premio, il seggio lo perderanno.

Interessante, ma tutta da spiegare è l'ipotesi, inserita forse solo per compiacere qualcuno, del ricorso al ballottaggio a due se nessuna lista raggiunge il 35%. Anche in questo caso scatterebbe il premio di maggioranza se nessuno dei due raggiunge il 55%? E che fine farebbero gli eletti delle altre liste eletti al primo turno?

Infine le norme per garantire l'eliminazione dei 'partiti minori' e del loro 'potere di ricatto': soglia di accesso all'8% nazionale (5% se fanno parte di una coalizione, che però deve raggiungere almeno il 12%).

Cosa rimane in questo pasticcio delirante della 'sovranità' popolare (art. 1), della eguaglianza del voto (art.48) e del diritto all'elettorato passivo (art. 51) sanciti dalla Costituzione?

Credo sia lecito pensare che l'accordo Renzi-Berlusconi sia stato raggiunto sostanzialmente sull'obiettivo (incostituzionale) di imporre per legge il bipartitismo e blindare lo strapotere della 'casta' dal rischio che vengano eletti in alcuni collegi uomini e donne 'soltanto' onesti e competenti, ma non 'allineati' alla disciplina dei due (per ora e forse) maggiori partiti.

La giustificazione di questo miracolo sta in una affermazione lapidaria 'Abbiamo fatto l'accordo sulle regole per non dovere poi fare il governo insieme.' In effetti insieme avrebbero già fatto anche troppi danni, se tutto questo divenisse realtà.

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