Anticorruzione: il Pd, la ex-Cirielli e lo stallo infinito

di Daniela Gaudenzi - Il Fatto Quotidiano - 06/03/2015

Dopo aver incassato la responsabilità civile dei magistrati senza un ragionevole filtro per evitare ricorsi strumentali o intimidatori, ovviamente da parte di imputati “abbienti”, Ncd di Alfano si oppone con furore anche ad una parziale abrogazione della ex-Cirielli che aveva dimezzato i tempi della prescrizione per tutti i reati che “affliggevano” e tuttora assillano Berlusconi.

D’altronde le priorità punitive di Ncd vanno in ben altra direzione, visto che Angelino Alfano ha manifestato l’intenzione di inasprire quanto prima le sanzioni per l’accattonaggio molesto.

Area Popolare, l’ultima sigla “centrista” che raggruppa le creature di Alfano e del perenne Casini, in Commissione Giustizia alla Camera ha votato contro il ddl del governo per allungare i tempi di prescrizione per il solo reato di corruzione, e anche se il ddl è passato la maggioranza si è platealmente spaccata. Il capogruppo di Area Popolare Alessandro Pagano, che essendo dottore commercialista con laurea in Scienze bancarie ed Economia può vantare una competenza giuridica abbastanza omogenea a quella del ministro Orlando, ha tuonato contro la barbarie di allungare la prescrizione fino a 25 anni perché vorrebbe dire lasciare un cittadino sotto processo per tutto quel tempo. Qualcosa secondo lui di “inammissibile per un paese civile che deve garantire gli innocenti e una ragionevole durata del processo”. Come se i tempi della prescrizione per la corruzione, che comunque incluse le modifiche di ordine generale arriverebbero a 18 anni, invece che indicare un limite temporale oltre il quale il giudice non può emettere una sentenza di condanna determinassero la durata abnorme di un iter processuale.

Si è trattato, al di là delle considerazioni nel merito, di un altro vistoso segnale per il Pd sull’impossibilità di portare avanti una riforma organica per ridurre almeno il danno di una legislazione ventennale di favore ai corrotti insieme all’ex delfino di B. più che mai ansioso di rassicurarlo in vista delle regionali.

Anche se la Boschi cinguetta che “la mediazione” è a portata di mano, e si può indovinare che sarà penosamente al ribasso, tutti all’interno di un Pd ormai ostaggio di un sedicente garantismo confuso e pasticciato dovrebbero riflettere in extremis sull’allarme di Felice Casson che ha solo ricordato come sulla giustizia “con Ncd lo stallo è perpetuo perché vota come Fi”. E se in commissione alla Camera c’è la spaccatura della maggioranza sulla prescrizione al Senato si impantana il pacchetto anticorruzione, dove rimane sempre “il nodo” del falso in bilancio e slitta tutto di due settimane.

 

E nel Paese? Dagli ultimi aggiornamenti da Palermo “scopriamo” che le mazzette e gli appalti con estorsione non riguardano solo il presidente della Camera di commercio noto come instancabile promotore di iniziative in difesa della legalità: l’inchiesta si allarga a tutto il sistema degli appalti ad “assegnazione diretta” all’aeroporto intitolato a Falcone e Borsellino. Mentre a Pompei ad un protagonista de I Vandali di Stella e Rizzo, già rinviato a giudizio per una sfilza di reati contro la Pa tra cui frode e corruzione, è stato contestato un danno patrimoniale di 6 milioni durante la sua “abnorme” gestione straordinaria di una delle aree archeologiche più importanti del modo. Il commissario molto straordinario Marcello Fiori, coordinatore nazionale dei club Forza Silvio e già sodale di Bertolaso è riuscito a far lievitare in modo stratosferico il costo degli appalti per un “restauro” altrettanto “straordinario” con tanto di cordoli in cemento armato per il teatro grande di Pompei che andava un po’ svecchiato.

Forse non è il caso di attendere per molto le riflessioni e “gli accordi” imminenti per un ritocco delle leggi-vergogna annunciati ancora una volta.

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