Comunicato sulle riforme costituzionali

di Direzione Nazionale dell’Associazione Mazziniana Italiana - 03/02/2016
Comunicato della Direzione nazionale dell'AMI- Associazione Mazziniana italiana

La Direzione Nazionale dell’Associazione Mazziniana Italiana

Considera alla stregua di un’ennesima occasione mancata l’imminente conclusione della procedura parlamentare delle riforme costituzionali per le seguenti motivazioni:

1) la pur opportuna riforma del bicameralismo perfetto trasforma il Senato in un organo sostanzialmente non elettivo al di fuori della logica della rappresentanza politica nazionale, introducendo elementi di assai dubbia semplificazione nel procedimento legislativo, mentre avrebbe potuto formarsi una seconda camera politicamente responsabile in termini di garanzia costituzionale, benché priva del potere fiduciario oppure si sarebbe potuto impostare un sistema monocamerale;
2) nonostante si effettui un parziale riequilibrio rispetto ad un’altra discutibile riforma costituzionale, quella del 2001, risulta confermata la formulazione per cui la Repubblica si articolerebbe nel coacervo delle autonomie, perdendo la sua unitarietà;
3) nessuna modifica si rivolge alla necessità di attuare la Costituzione nelle parti in cui ciò non è avvenuto, quali lo statuto pubblico dei partiti e dei sindacati, la razionalizzazione dei regolamenti parlamentari, l’amministrazione della giustizia e l’efficienza della PA;
4) ancora una volta, non viene effettuato il raccordo tra la Costituzione ed il quadro giuridico dell’Unione europea, perdendo la possibilità di delineare il percorso federalista, ma soprattutto perpetuando il deficit di legittimazione democratica della partecipazione italiana alle istituzioni europee;
5) gli istituti di democrazia diretta, dal referendum all’iniziativa legislativa popolare, avrebbero potuto realmente essere rafforzati con il ricorso alle nuove tecnologie per la raccolta delle firme, la cui soglia invece viene elevata con effetto disincentivante.

In tale ottica, la DN deplora la politicizzazione del referendum confermativo in itinere sia da parte della maggioranza di Governo che sembra puntare ad un voto non attinente al tema ma praticamente plebiscitario rispetto alla sua leadership, ma anche da parte delle opposizioni che evocano lo spettro dell’autoritarismo, ma non fanno proposte e rischiano, anche nelle loro fasce più illuminate, di appiattirsi sulla mera conservazione.

La DN rivendica il diritto del popolo italiano di scegliere nel merito della proposta di riforma che sarà sottoposta a referendum senza condizionamenti di sorta, senza subire ricatti nè suggestioni allarmistiche.

A nostro avviso, la proposta è sbagliata e va respinta con un voto contrario perché non risolve nessun problema ed anzi altri ne crea, ma non perché sia in gioco la tenuta democratica così come essa non è la panacea dei mali del Paese che verrebbero magicamente risolti con un tratto di penna.

La DN ribadisce pertanto la necessità di modificare la seconda parte della Costituzione, ferma restando la prima parte in cui sono racchiusi i valori di riferimento dell’ordinamento repubblicano. Ribadisce altresì la validità della forma di governo parlamentare che tuttavia ha bisogno di essere rafforzata nei rapporti del Parlamento con il Governo, il Presidente della  Repubblica, la Corte costituzionale per recuperarne lo spirito originario rispetto alle successive degenerazioni.

Auspica quindi che la riforma in corso sia azzerata e si apra una vera fase costituente attraverso l’elezione di un’assemblea ad hoc dal momento che un parlamento a base maggioritaria non appare l’organo più indicato ad elaborare una riforma di così vasta portata.

Pertanto, preso atto che il Governo, anziché indicare il proprio orientamento politico in ordine al referendum relativo alla riforma costituzionale, ha dichiarato di considerare tale esito quale atto di “fiducia” dell’esecutivo;

Considerato che l’istituto referendario consiste nell’interpello del Popolo,che subordinare all’esito di esso, diversi eventi politici, equivale alla volontà di condizionare la “volontà sovrana” e che tale atteggiamento è contrastante con ogni principio “educativo”, ma soprattutto viola la stessa libertà dei singoli e della collettività;

Auspica che, prima della prova referendaria, il Governo della Repubblica revochi la connessa domanda di “fiducia” garantendo così la continuità delle funzioni statuali ed il rispetto della volontà popolare;

Invita le proprie organizzazioni sul territorio a partecipare alla campagna referendaria nelle forme che riterranno più appartenere al livello locale.

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