Referendum trivelle, dal presidente della Consulta una lezione di cittadinanza a Renzi

di Daniela Gaudenzi - Il Fatto Quotidiano - 12/04/2016

La giornata “storica” dell’ultimo passaggio parlamentare della riforma costituzionale, ostentata da Renzi come un trionfo personale, dove ad ascoltare il relatore Emanuele Fiano c’erano in mattinata 12 deputati  ha registrato anche le parole quanto mai  opportune del presidente della Corte Costituzionale che ha riportato nei cardini costituzionali il rapporto tra cittadino e istituzioni. Da notare, en passant,  che negli ultimissimi giorni dagli incitamenti reiterati all’astensione sul referendum del 17 aprile, a cui non sono estranei Tempa Rossa e l’ “infortunio” Guidi che coinvolge l’intero governo, il presidente del Consiglio, forse con un occhio ai sondaggi,  è passato ad una parziale e opportunistica marcia indietro, del tutto inadeguata a correggere la sostanza sprezzante e faziosa del messaggio in aperto contrasto con il suo ruolo istituzionale.

Renzi 675

Il presidente della Corte costituzionale Paolo Grossi a sei giorni dal voto non ha detto niente di particolarmente dirompente o di straordinariamente illuminante ma in una simile congiuntura di involuzione democratica anche le parole più lineari che rimettono al centro i principi elementari del dettato e dello spirito costituzionale costituiscono una lezione di “buona cittadinanza“. Che cosa dovrebbe esserci di più scontato e condiviso della considerazione che partecipare al voto referendario ed essere coinvolti nell’esercizio della democrazia diretta significa “essere pienamente cittadini” e fa parte della carta d’identità del “buon cittadino”?

Gli argomenti, o presunti tali, sottostanti alle prese di posizione governative per l’astensione condivisa, almeno fino all’intervento di Paolo Grossi anche dal ministro per l’ambiente Gian Luca Galletti, e caldeggiata con vigore dal sottosegretario allo sviluppo economico Teresa Bellanova in pole position per la poltrona che fu della Guidi, ruotano intorno all’ “irrilevanza” del referendum e alla “strumentalità” nell’uso del quesito referendario in funzione di un regolamento di conti tutto interno al Pd e delle contrapposizioni tra governatori “non allineati” e presidente del Consiglio.

Ma al di là delle valutazioni nel merito che sarebbero state favorite da un’ informazione degna del nome e da un dibattito sui contenuti, piuttosto che dal silenzio squarciato solo dalla propaganda di governo per l’astensione è difficile dare torto a Michele Emiliano quando coglie la colossale e spregiudicata incongruenza tra la previsione dell’abbassamento del quorum

contenuta nella riforma costituzionale e la campagna governativa per non raggiungerlo.

Un altro argomento “a margine” che mette in luce la linearità e la coerenza di quelli che dagli scranni governativi ci incitano a rimanere a casa o ad “andare al mare” e che, personalmente, ha contribuito ad indurmi al rinnovo della mia tessera elettorale prima del 17 aprile.
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