TTIP: Turpe Tentativo di Imposizione Prevaricatrice

di Adriano Colafrancesco - 04/02/2016

Nella massima segretezza e senza alcuna trasparenza democratica si sta negoziando, tra UE e USA, il TTIP, l’accordo transatlantico per il commercio e gli investimenti.

L’obiettivo è quello di creare la più grande zona di libero scambio commerciale del pianeta, con circa 800 milioni di consumatori, che rappresenterà la metà del prodotto interno lordo mondiale e un terzo del commercio globale. L’UE è infatti la principale economia del mondo e i suoi 500 milioni di abitanti dispongono in media di un reddito pro capite di 25 mila euro l’anno. Ciò significa che l’unione europea è il maggior mercato mondiale, il principale importatore di manufatti e di servizi, che dispone del maggior volume di investimenti all’estero, oltre ad essere il principale destinatario al mondo di investimenti stranieri.

Washington e Bruxelles vorrebbero chiudere il trattato in meno di due anni, possibilmente prima che scada il mandato del presidente Barack Obama. La ragione di tanta fretta è che per Washington questo accordo ha carattere geo strategico. Costituisce un’arma decisiva di fronte alla irresistibile crescita della potenza cinese e delle altre potenze emergenti del gruppo BRICS.

Bisogna precisare che, tra il 2000 e il 2008, il commercio internazionale della Cina si è più che quadruplicato. Le sue esportazioni sono aumentate del 474% e le sue importazioni del 403%. Di conseguenza gli Stati Uniti hanno perso la loro leadership, che durava da un secolo, come prima potenza commerciale del mondo. Prima della crisi finanziaria globale del 2008, gli USA erano il socio commerciale più importante per 127 stati e la Cina lo era solo per 70. Oggi le parti si sono invertite: la Cina è il socio commerciale principale per 124 stati, gli USA per 76. Ciò significa che la Cina potrebbe fare della sua moneta, nell’arco di 10 anni, l’altra divisa di scambio internazionale, minacciando la supremazia del dollaro.

Per queste ragioni Washington desidera blindare grandi zone di libero scambio,  dove i prodotti di Pechino avrebbero difficile accesso. Gli USA stanno infatti negoziando con i loro soci nel Pacifico un accordo transpacifico di libero scambio, gemello asiatico di quello transatlantico.

I mezzi di comunicazione hanno parlato poco e niente di tutto questo, anche se la posta in gioco è altissima. Con l’accordo TTIP, si vogliono infatti eliminare i dazi e omogeneizzare gli standard e le norme per il commercio di beni e servizi. Gli USA vogliono costituire un blocco globale che assicuri il dominio alle grandi Corporation americane.

Tutto questo con implicazioni devastanti per la democrazia attraverso:

·         privatizzazioni e liberalizzazioni nei servizi pubblici (sanità, scuola, trasporti, utilities, ecc),

·      abbattimento degli standard di sicurezza alimentari e ambientali (negli Stati Uniti il 70% dei prodotti sugli scaffali sono geneticamente modificati, il 90% delle carni vengono da animali “gonfiati” con sostanze da noi vietate perché cancerogene)

·         facoltà per le multinazionali di fare causa agli stati che tutelino i propri mercati, in tribunali sovranazionali,

 

Tutto questo sintetizzato con poche chiarissime parole da Claudio Messora che ne ha fotografato la tragica attualità già in atto nel nostro Paese, evidenziandone la più grave conseguenza possibile: "Dopo Apple, Cisco e Amazon, ora è la volta di General Electric, che investe 600 milioni in Toscana per la realizzazione di un polo che produrrà turbine. Tutte grosse multinazionali USA, che iniziano ad arrivare (o a investire massicciamente) poco prima che il TTIP venga siglato. Prima hanno portato a termine la vendita del nostro settore produttivo all'estero, liberalizzando e privatizzando, distruggendo la domanda interna e i diritti dei lavoratori allo scopo di creare una piccola Cina in Italia, e adesso la fase due: la colonizzazione.

 

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