La peggiore legge elettorale di sempre sta manifestando i suoi perversi effetti rendendo estremamente improbabile la formazione del governo. Ciò era facilmente prevedibile e il “Coordinamento per la democrazia costituzionale” lo aveva prontamente denunziato anche con la manifestazione del 24 ottobre 2017 innanzi al Senato diretta, in particolare, contro l’abuso dei voti di fiducia posti dal governo per “strozzare” ogni possibilità di discussione, pur doverosa, nell’iter di approvazione di una legge elettorale.

Del resto, che cosa ci si poteva aspettare da un capo di governo, a un tempo, segretario del partito di maggioranza (e da altri incompetenti politici a lui legati che continuano irresponsabilmente a sostenerlo) che ha portato il suo partito al disastro. Questa legge, malamente e furbescamente congegnata in chiave anti M5S, può, tuttavia, determinare il pericolo di ibride ed equivoche alleanze come quella, pur ritenuta possibile, tra M5S e la Lega e, cioè, tra un “Movimento” basato sui valori dell’onestà, della legalità e della trasparenza e un partito che ha predicato, per anni, una illegittima secessione e manifestato disprezzo per i meridionali (definiti, tra l’altro, “Terun puzzolenti”) per poi, negli ultimi tempi – guidati da un “parolaio” – strumentalmente “cambiare pelle” per catturare i voti del Sud promettendo un’imposta del 15% unica per tutti, irrealizzabile perché contraria ad un preciso precetto costituzionale e perché “scasserebbe” le casse dello Stato senza uno straccio di credibile e seria copertura finanziaria e, comunque, ingiusta perché finirebbe per favorire i percettori di alto reddito.

Alleanza innaturale anche perché la Lega fa parte di una coalizione di centro-destra composta anche da FI e FdI (con i quali ha un comune programma e dai quali, per varie ragioni, non può “svicolare”), anche se un primo approccio di tale alleanza ha consentito alla più “sfegatata” sostenitrice di FI di assurgere alla seconda carica dello Stato. Né, sotto diversa angolazione, appare possibile un’alleanza del M5S con il Pd: la sconsiglia il risultato elettorale che ha severamente punito un partito il quale ha dismesso i valori della sinistra e, del resto, il suo ex-segretario, finto dimissionario (già finto rottamatore) persevera nella catena di errori ponendo il divieto anche del solo colloquio con il M5S. Unica alternativa è quella che il capo dello Stato nomini un governo, a termine, composto – oltre che di “veri” economisti (non “banchieri”) che tengano sotto controllo i costi dello Stato – e di costituzionalisti (ve ne sono di eccellenti, sostanzialmente apartitici, da Zagrebelsky a Pace, da Azzariti a Villone) che, in tempi brevi, predispongano un testo di legge elettorale che, in conformità alla Costituzione, restituisca ai cittadini il diritto fondamentale di poter scegliere i propri rappresentanti, vieti le liste bloccate, non consenta scorrette pluricandidature, consenta il voto disgiunto.

Nel frattempo, agli incolti e incompetenti che hanno approvato una pessima legge, palesemente incostituzionale (come le precedenti), si consiglia di presenziare al convegno, organizzato in Roma per il 20 aprile dall’Associazione “Salviamo la Costituzione”, dal titolo “La Costituzione alla prova del 70° anno”, ove avranno così la possibilità di apprendere (se ci riescono) da Pace, Smuraglia, Azzariti, Villone e altri prestigiosi relatori quale è “lo spirito” della Costituzione e quali sono “i diritti costituzionali” in maniera da tentar di capire (ove lo vogliano) in che modo si possano adottare (senza voti di fiducia) leggi elettorali conformi alla Costituzione e rendersi conto, una volta per sempre, che la (vera) democrazia rappresentativa non tollera un Parlamento infarcito, come ancora quello attuale, di “nominati” e “impresentabili”.