E' SEMPLICE: O NOI CAMBIAMO IL SISTEMA O IL SISTEMA CAMBIERA' NOI

di George Monbiot - theguardian.com - 20/06/2014

«Il filo conduttore di tutto questo è l'espansione dei combustibili fossili. Le nostre ideologie sono meri cavilli.»

E' il grande Tabù della nostra Era e la nostra incapacità di mantenere una crescita perpetua prova che l'umanità si sta disfacendo da sola.
 
Immaginiamo che nel 3030 a.C tutte le ricchezze del popolo egiziano potessero entrare in un metro cubo. Supponiamo adesso che questa ricchezza sia cresciuta del 4,5% all'anno. Quanto sarebbe diventata grande al tempo della battaglia di Azio nel 30 a.C.? Questo è un calcolo fatto dal banchiere Jeremy Grantham.
 
Avanti, provate a indovinare.

 

Dieci volte il volume delle piramidi? Tutta la sabbia del Sahara? L'Oceano Atlantico? Il volume di tutto il pianeta? Qualcosa di più? Avremmo avuto bisogno di  2.5 miliardi di miliardi di sistemi solari.   Una volta compreso il significato e le proporzioni di questa conclusione, non dovreste metterci molto ad arrivare alla paradossica posizione che l'unica salvezza sta nel crollo del sistema. (1)

Per continuare a far funzionare il sistema attuale dovremmo distruggerci da soli, ma se il sistema non funziona sarà il sistema stesso a  distruggerci. Questa è la spirale che abbiamo creato. Lasciamo stare - anche se non possiamo ignorarli - il cambiamento climatico, il crollo della biodiversità, l'esaurimento di acqua, suolo, minerali, petrolio : anche se, per miracolo, tutti questi problemi dovessero svanire, la matematica, la semplice regola della crescita composta rende comunque impossibile la continuità del sistema.

L'attuale crescita economica è un artefatto dell'uso dei combustibili fossili. Prima che si cominciassero ad estrarre grandi quantità di carbone, ogni aumento della produzione industriale coincideva con una flessione della produzione agricola, come avvenne quando il carbone e la forza motore necessari per far espandere l'industria, ridussero la quantità di terreno disponibile per la coltivazione di cibo. Ogni rivoluzione industriale ha causato il crollo della situazione precedente, perché la stessa crescita non poteva essere più sostenuta. Ma il carbone ha rotto questo ciclo e ha reso possibile - per qualche centinaio di anni - quel fenomeno che oggi chiamiamo della crescita sostenibile.

Non è stato né il capitalismo né il comunismo che hanno reso possibili il progresso e le sue patologie (la guerra totale, la concentrazione senza precedenti della ricchezza globale, la distruzione del pianeta) dell'età moderna. E' stato il carbone, seguito dal petrolio e dal gas. La meta-tendenza, il filo conduttore è stata l'espansione (dell'economia) alimentata dal carbone e le nostre ideologie sono state solo dei semplici ostacoli, insignificanti anche se fastidiosi. Ora, mentre stanno esaurendosi le riserve accessibili, dobbiamo saccheggiare gli angoli più nascosti del pianeta pur di sostenere la nostra proposta impraticabile. 

Venerdì scorso, pochi gorni dopo che gli scienziati avevano annunciato che il crollo della calotta Antartica occidentale è ormai inevitabile, il governo Ecuadoriano ha deciso di  permettere la trivellazione del Parco Nazionale Yasuni per estrarre il petrolio. Prima perà aveva fatto un'offerta agli altri governi: se l'Ecuador avesse ricevuto la metà del valore del petrolio che si trova sotto quella parte di Parco, non avrebbe autorizzato gli scavi nel terreno. Qualcuno potrebbe vedere questo modo di agire come uno ricatto o come un commercio equo e solidale.

L'Ecuador è un paese povero, i suoi giacimenti di petrolio invece sono ricchi e allora perché, il governo ha sostenuto, si dovrebbero lasciare intatti i suoi giacimenti senza nessun compenso, mentre tutti gli altri paesi perforano il loro suolo fino al cerchio più profondo dell'inferno? L' Ecuador ha chiesto $ 3,6 miliardi e ha ricevuto $ 13 milioni

Il risultato è che  Petroamazonas, una compagnia con un medagliere pieno di record di distruzione e rovina ora potrà entrare in uno dei luogi dove esiste la maggior concentrazione di biodiversità del pianeta, dove si dice che un ettaro di foresta pluviale contenga più specie di quante ne esistano nell'intero continente Nord Americano.

Yasuni national park. Murray Cooper/Minden Pictures/Corbis

 

La compagnia petrolifera inglese Soco spera di riuscire a penetrare nel Virunga, il più antico Parco Nazionale Africano, nella Repubblica Democratica del Congo; una delle ultime roccaforti dei gorilla di montagna e degli okapi, degli scimpanzé e degli elefanti delle foreste. In Gran Bretannia, dove è stato appena idendificato un probabile giacimeto di 4.4 miliardi di barili di petrolio di scisma (shale oil) nel sud-est, il governo fantastica di trasformare una verdeggiante periferia in un nuovo delta del Niger. A tal fine sta cambiando le leggi anti-dispersione per consentire la perforazione del terreno senza nessun consenso ma offrendo ricche tangenti alla popolazione del posto. Lo sfruttamento di queste nuove riserve non risolverà comunque niente. Non metteranno fine alla nostra fame di risorse, la esarbeceranno solamente.

La traiettoria della crescita composta (scalare) mostra che l'isterilimento del pianeta è appena iniziato. Quando il volume dell'economia globale si espande, in tutto il mondo qualsiasi cosa contenga materiale concentrato, insolito, prezioso, sarà scoperta e sfruttata, le sue risorse saranno estratte e disperse, e le meraviglie del mondo, le più diverse e le più disparate saranno ridotte alla stessa barba noiosa.

Qualcuno ha provato a risolvere questa equazione impossibile con il mito della dematerializzazione: "I processi stanno diventando più efficienti e i gadget che usiamo sono sempre più miniaturizzati e, nel complesso, si producono con meno materiali." Non c'è nessun segnale che questo stia accadendo veramenteLa produzione di minerale di ferro è aumentata del 180% in 10 anni.  I dati commerciali delle Forest Industries dice che   "il consumo di carta globale è ad un livello record e continuerà a crescere". Se, nell'era digitale, non riusciamo nemmeno a ridurre il consumo di carta, che speranza possiamo avere per le altre materie prime?

Guardiamo come vivono i super-ricchi, quelli che battono il ritmo del consumo globale. I loro yacht hanno cominciato a diventare più piccoli? Le loro case? Le opere d'arte? L'acquisto di legni rari, di pesci rari, di pietre rare? Tutti quelli che hanno i mezzi per comprare delle case sempre più grandi, dove possono accumulare scorte di roba che aumenta sempre, non vivranno abbastanza a lungo da poterle usare. Mentre sembra che nessuno se ne accorga, una superficie sempre più grande del pianeta viene utilizzata per le estrazioni di materiali che servono a produrre delle cose che non servono a nessuno. Forse è sorprendente che le nostre fantasie di colonizzare lo spazio - che ci fanno capire che potremmo esportare i problemi invece di risolverli -
stanno riemergendo.

Come puntualizza il filosofo Michael Rowan, l'inevitabilità della crescita scalare significa che, se la crescita globale prevista lo scorso anno per il 2014 (3.1%) fosse sostenibile, anche se miracolosamente riducessino il consumo di materie prime del 90%, ritarderemmo l'inevitabile di solo 75 anni. L'efficentamento non serve a nulla se la crescita deve continuare.

Il fallimento inevitabile di una società basata sulla crescita e sulla distruzione dei sistemi viventi della Terra sono i fatti che opprimono la nostra esistenza. Come risultato, non se ne parla quasi mai. Sono questi i grandi tabù del 21° secolo, se parliamo di questi argomenti amici e vicini di casa smettono di frequentarci. Viviamo come se fossimo intrappolati tra le pagine di una rivista patinata della Domenicamartellati da personaggi famosi, dalla moda e dalle tre solite "ERRE" che si usano nella conversazione borghese: ricette, ristrutturazione e resort. IL NULLA, ma sono argomenti che attraggono la nostra attenzione.

Quando certe affermazioni sono tanto ovvie, da essere persino dolorose, e il risultato di elementari calcoli aritmetici vengono considerati dalla maggioranza delle persone come delle seccature esotiche e provocatorie, mentre il modo incosciente in cui viviamo sembra tanto accettabile, sano e normale da non voler nemmeno perdere tempo per parlare di qualcosa di insignificante e indegno della minima attezione ....  ebbene proprio da questo atteggaimento "normale" possiamo comprendere e misurare la profondità di questo problema: dalla nostra incapacità persino di parlarne.

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