La questione socialista e costituzionale

di Felice Besostri - Il Manifesto - 26/09/2015

Se la que­stione socia­li­sta è un pro­blema spe­ci­fico della sini­stra ita­liana, la stessa sini­stra ita­liana nel suo com­plesso è l’unica nella con­di­zione di pro­porre un riav­vi­ci­na­mento — anche in Europa — tra le sini­stre di varia matrice cul­tu­rale, l’ambientalismo ed il fede­ra­li­smo. Il bilan­cio com­ples­sivo euro­peo, inclu­dendo il Pse, è infatti uno spo­sta­mento a destra del pano­rama poli­tico. Ma se esi­ste una pos­si­bi­lità di inver­tire la poli­tica euro­pea, tale pos­si­bi­lità sfuma se i par­titi mem­bri del Pse sono visti come un blocco di avver­sari da bat­tere e non inter­lo­cu­tori neces­sari. È in gioco il futuro della demo­cra­zia in Europa e delle poli­ti­che sociali. I par­titi del Pse sono capaci di gene­rare sor­prese come la ele­zione di Jeremy Cor­byn a lea­der del Labour.

Pur con le dif­fe­renze evi­denti la situa­zione attuale pre­senta una carat­te­ri­stica comune con la crisi demo­cra­tica degli anni 20 e 30 del XX secolo: l’attacco alla demo­cra­zia costi­tu­zio­nale e sociale è ampio e arti­co­lato e ha come obiet­tivo pro­prio le Costi­tu­zioni democratiche-sociali (con un forte ruolo dei par­la­menti rispetto ai governi) del secondo dopo­guerra. Va rile­vato, infatti, come solo i par­la­menti siano, per loro genesi sto­rica e loro fun­zione, le isti­tu­zioni che pos­sono garan­tire una redi­stri­bu­zione (attra­verso tasse pro­gres­sive e ser­vizi dello stato sociale) ed un inter­vento rego­la­tore che crei il mer­cato con­cor­ren­ziale (pro­dotto non dato in natura). Col­pire i par­la­menti è indice di cosa si voglia abbattere.

Gli avver­sari sono i cen­tri di potere eco­no­mico finan­zia­rio ed i governi che ne tute­lano gli inte­ressi anti era­rio, anti rego­la­men­ta­zione della con­cor­renza, anti stato sociale. La mano­vra a tena­glia è sia interna che esterna: interna con i pro­getti di revi­sione costi­tu­zio­nale per con­cen­trare i poteri negli ese­cu­tivi, esterna con i trat­tati inter­na­zio­nali (tipo Ttip) o i poteri di con­trollo asse­gnati ad orga­ni­smi come Troika, Com­mis­sione europea-Bce-Fmi, non solo senza legit­ti­ma­zione poli­tica demo­cra­tica, ma nep­pure sta­tu­ta­ria e anco­rata nei trat­tati Ue. Il socia­li­smo demo­cra­tico aveva una visione mon­diale del pro­prio com­pito, come si desume dalla Carta di Fran­co­forte fon­da­tiva dell’Internazionale Socia­li­sta; era por­ta­tore di altri valori per la società (mani­fe­sto di Bad Gode­sberg); pro­dusse piani come quello Maid­ner e per­so­naggi come Willy Brandt e Olof Palme; una visione di eco­no­mia mista e sociale che pri­vi­le­gia gli inte­ressi col­let­tivi, chia­ris­sima nella nostra Costi­tu­zione, in par­ti­co­lare negli artt. 35–47 (rap­porti eco­no­mici). L’odierna offen­siva coin­volge assieme la garan­zia dei diritti, la divi­sione dei poteri e le con­qui­ste dello stato sociale. Ma il man­cato ripen­sa­mento delle forme dell’aggregazione poli­tica ha pro­dotto un vuoto inerme. I par­titi non sono tut­tora gli stru­menti di par­te­ci­pa­zione demo­cra­tica pre­fi­gu­rati dall’art. 49 Cost., bensì di espro­prio della demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva, come dimo­stra il con­ti­nuo richiamo alla disci­plina di par­tito per far appro­vare leggi inco­sti­tu­zio­nali come l’Italicum.

Le grandi con­qui­ste del com­pro­messo social­de­mo­cra­tico, in pri­mis il wel­fare state, sono l’obiettivo delle destrut­tu­ra­zioni impo­ste con il pre­te­sto della crisi economico-finanziaria, che si è acuita a par­tire dal 2007, ma il cui punto di par­tenza è di vent’anni pre­ce­dente: ha ori­gine nell’erosione del potere di acqui­sto di sti­pendi e salari e della loro per­cen­tuale del Pil rispetto alle ren­dite e ai gua­da­gni finan­ziari, con la con­cen­tra­zione della ric­chezza nel decile supe­riore delle classi sociali. In Ita­lia si aggiun­gono fat­tori spe­ci­fici: 1. Pro­fonda ini­quità fiscale, in barba alla Costi­tu­zione che impone la pro­gres­si­vità delle impo­ste; 2. Truffa “interna” del chan­geo­ver lira-euro (taroc­cato a 1000 lire per 1 euro) che ha rad­dop­piato i prezzi di beni e ser­vizi ma non i salari; 3. Ende­mica ille­ga­lità, cor­ru­zione, sfrut­ta­mento da lavoro nero e cri­mi­na­lità organizzata.

Dalla fun­zione trai­nante del lavoro, nella ricerca del benes­sere della società, si è pas­sati ad una cri­mi­na­liz­za­zione dell’epoca in cui l’economia sociale di mer­cato costruì un modello euro­peo di suc­cesso (i Trent’anni Glo­riosi 1945–1973, in cui si veri­ficò la grande espan­sione ed il miglio­ra­mento delle con­di­zioni dei lavo­ra­tori). Le pul­sioni iper­li­be­ri­ste pre­va­lenti non sop­por­tano un mer­cato effet­ti­va­mente libero e con­cor­ren­ziale per­ché rego­la­men­tato e con­trol­lato da pub­blici poteri demo­cra­ti­ca­mente legit­ti­mati e, quindi, negano la stessa pos­si­bi­lità per le poli­ti­che pub­bli­che di coniu­gare rigore e ser­vizi dello stato sociale.

Assi­stiamo ad un pro­cesso gene­rale di ridu­zione dello spa­zio pub­blico e di inter­venti pub­blici di rego­la­zione dell’economia degli stati nazio­nali, non com­pen­sati dai poteri cre­scenti di orga­niz­za­zioni inter­na­zio­nali o isti­tu­zioni sovra­na­zio­nali, con stan­dard demo­cra­tici ridotti (per­ché privi di una dimen­sione par­la­men­tare o con una sua insuf­fi­cienza rispetto alla tec­no­strut­tura buro­cra­tica e alla rap­pre­sen­tanza gover­na­tiva). L’Ue ha ten­tato di avere un rap­pre­sen­tanza dei popoli in un par­la­mento sovra­na­zio­nale, ma non è un caso se è pre­valsa finora la coo­pe­ra­zione inter­go­ver­na­tiva su quella comu­ni­ta­ria e lo stra­po­tere del Con­si­glio. Si met­tono in discus­sione le pro­ce­dure pro­prie dei par­la­menti. Un dibat­tito pub­blico, anche ampio e pro­fondo, che pre­ceda le deli­be­ra­zioni è più impor­tante dei sistemi elet­to­rali, pro­prio per­ché con­sente una cor­retta infor­ma­zione sulle ragioni delle scelte nella gestione della cosa pub­blica, anche al fine di poterla influen­zare con i canali dell’azione poli­tica e della opi­nione pub­blica. Ancora una volta si ripro­pone il pro­blema dell’esistenza di luogo di con­fronto plu­rale e deci­sione con­di­visa, nel quale deli­neare un pro­getto da con­trap­porre a quello ren­ziano. Ci vuole una nuova legge elet­to­rale e un’azione decisa di attua­zione della Costi­tu­zione come parte prin­ci­pale di un pro­gramma di governo di una sini­stra, radi­cal­mente ed intran­si­gen­te­mente rifor­ma­trice. Una sini­stra che dia con­cre­tezza a riforme di strut­tura ed ad una dop­pia stra­te­gia di raf­for­za­mento della demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva e della sua esten­sione con isti­tuti di demo­cra­zia diretta e di par­te­ci­pa­zione dei cit­ta­dini. Nel set­tem­bre del 1915 a Zim­mer­wald e nell’aprile 1916 a Kien­thal ci fu il riscatto morale del socia­li­smo pacifista.

A cent’anni di distanza dovremmo cer­care di dare un segnale della stessa forza da parte della sini­stra euro­pea, magari su impulso di quella italiana.

13 aprile 2019

La reazione a catena del caso Assange

Barbara Spinelli - Il fatto Quotidiano
19 marzo 2019

Lettera aperta al segretario generale del PD Nicola Zingaretti

Massimo Villone, Alfiero Grandi, Silvia Manderino, Domenico Gallo