Per combattere il terrorismo l'Occidente dovrebbe cambiare politica economica e militare

di Giorgio Cremaschi - huffingtonpost.it - 14/01/2015

Tutti i principali media hanno diffuso l'immagine dei capi di Stato a braccetto in testa al corteo, in una Parigi diventata capitale del mondo come ha detto, rispolverando L'antica grandeur, Hollande. Ebbene questa immagine è un falso costruito ed alimentato ad arte. Come mostrano le foto indipendenti che si trovano solo su Internet, i capi di Stato e governo sfilavano da soli in una via deserta isolata dal mondo dalle forze di sicurezza. Altrove sfilava il popolo che con le origini e motivazioni le più diverse mostrava il suo sdegno per la strage infame commessa dai fondamentalisti islamici.

Ma il corteo dei 200 potenti non era alla testa dei milioni scesi in piazza, forse con molti di loro non sarebbe stato neppure in connessione. Sono i mass media ad aver costruito questo legame, questa rappresentanza degli uni rispetto agli altri e questa è semplicemente moderna e sapiente propaganda bellica.

"Siamo in guerra" dicono mass media e finta testa del corteo, ma chi è in guerra, contro chi e per quale scopo deve restare indeterminato per lasciare spazio ad ogni manovra. Con il massimo della malafede intellettuale si usa la denuncia di Papa Francesco contro una guerra mondiale che andrebbe fermata, per sostenere all'opposto che essa vada condotta fino alla vittoria. Alla fine l'unico concetto che rimane è quello della guerra di civiltà tra i valori democratici occidentali e il fanatismo terrorista. Sulle dimensioni della guerra e degli avversari ci si divide sia nella finta testa del corteo di Parigi, sia tra di essa e le forze populiste e xenofobe. Ci si divide sulle modalità modalità e sulla stima dell'estensione reale della guerra, ma non sul fatto di farla.

Eppure fin dal 1991 siamo in conflitto armato contro i nuovi Hitler e forse il massacro di Parigi dovrebbe imporre una riflessione su 24 anni di guerre per la democrazia e sui loro risultati. Invece si reagisce sempre allo stesso modo. Ho visto in televisione l'ex presidente francese Sarkozy esaltare l'unità della nazione di fronte al terrorismo. E ho pensato alla sua decisione di bombardare la Libia per sostenere i ribelli contro Gheddafi. Ricordo anche le vibranti parole di Giorgio Napolitano a sostegno di quella azione militare che ha avuto pieno successo. Gheddafi è stato trucidato e ora in Libia dilagano tutte le organizzazioni del terrorismo fondamentalista islamico.

Gli spietati assassini di Parigi sono cittadini francesi che hanno fatto il loro apprendistato militare contro Assad in Siria. E Hollande tuttora insiste per un maggior impegno militare della Nato a sostegno dei ribelli siriani. Obama ha lanciato per primo l'appello contro quell'Isis i cui gruppi dirigenti sono stati addestrati dagli Usa sia in funzione anti Siria che anti Iran. Gli occidentali si stanno ritirando dall'Afghanistan dove hanno sostanzialmente perso la guerra, condotta contro quei talebani armati ed istruiti a suo tempo dagli Usa stessi per contrastare l'occupazione sovietica del paese. In Somalia negli anni 90 ci fu un colossale intervento militare guidato dagli Usa. Ora quel paese non è più uno Stato e abbiamo scoperto che lì ci sono ancora delle truppe minacciate da questa o quella banda di signori della guerra. In Kosovo D'Alema mandò i suoi bombardieri per difendere la libertà dei popoli. Ora quello è uno Stato in mano alle multinazionali del crimine e una via di transito e rifornimento per i terrorismi, forse anche per gli assassini francesi.

Da quel 1991 quando Bush padre trascinò il mondo nella prima guerra contro l'Iraq di Saddam, gli interventi militari dell'occidente son stati molteplici e tutti dichiaratamente a favore della democrazia. Abbiamo esportato la democrazia con le armi e abbiamo importato il terrorismo fondamentalista. Ma nonostante tutto lo scambio continua. In Ucraina i nazisti di tutta Europa si son dati convegno a sostegno del governo appoggiato da Ue e Nato. Lì stanno facendo la loro scuola militare, il loro apprendistato, poi li vedremo all'opera in tutta Europa.

Farsi sbranare dai mostri che abbiamo allevato è l'azione che l'Occidente continua a ripetere senza riuscire a smettere. Anzi risuonano di nuovo gli stessi appelli e le stesse strumentalizzazioni che abbiamo sentito negli ultimi decenni.

Per combattere davvero questo terrorismo l'Occidente e l'Europa dovrebbero cambiare politica economica e militare, anzi dovrebbero mettere in discussione la stessa coalizione che le definisce. Da un quarto di secolo l'Occidente pratica politiche liberiste di austerità e le accompagna con guerre umanitarie in difesa della democrazia. L'Unione Sovietica non c'è più, ma la Nato esiste e chiede ancora più tributi. L'arsenale nucleare cresce e continua a minacciare la stessa esistenza umana anche se, per ora, non è in mano ai terroristi.

Non sono un pacifista gandhiano. Voglio sconfiggere il fondamentalismo islamico e con esso ogni oscurantismo religioso e politico, compreso il ritorno del fascismo e del razzismo in Europa. Ma le politiche economiche e di guerra della coalizione occidentale hanno prodotto sinora un solo risultato: hanno diffuso e rafforzato il nemico che dichiaravano di voler combattere. Per questo la destra integralista occidentale rivendica una vera guerra totale e non le si può ipocritamente rispondere che "basta una guerra in modica quantità".

Qui in Italia, dopo decenni di precarizzazione del lavoro senza risultati occupazionali, Renzi ha convinto il Pd ad abolire quell'articolo 18 contro cui si era sempre scagliata la destra economica. Se sulla guerra si seguisse la stessa logica dopo 24 anni di fallimenti, non resterebbe che una vera completa guerra mondiale.

Se si vuole abbattere il mostro che le stesse guerre democratiche dell'Occidente hanno creato ed alimentato si devono compiere precise scelte di rottura. La prima è sciogliere la Nato e costruire una vera coalizione mondiale, con Russia, Cina, Iran, India, America Latina, Sudafrica. Il primo atto di questa nuova coalizione dovrebbe essere la fine della corsa agli armamenti e lo smantellamento del nucleare, che non dovrebbe servire contro il terrorismo. Questa coalizione dovrebbe operare dentro l'Onu e avere come strumento non la guerra ma un'azione comune a sostegno delle forze che si oppongono al fondamentalismo (come timidamente e contraddittoriamente si fa con i Curdi a Kobane).

Questa coalizione dovrebbe avere come primo alleato sul posto il popolo palestinese e dovrebbe costringere Israele a tornare sui confini del '67 e a riconoscere lo Stato di questo popolo oppresso. Questa coalizione dovrebbe abbandonare le alleanze con i finti moderati, corresponsabili della crescita del terrorismo islamico. Parlo dell'Arabia Saudita e delle altre monarchie del petrolio, vera base culturale e finanziaria del fondamentalismo. Infine bisogna cambiare le politiche interne perché non bisogna essere marxisti ortodossi per affermare ciò di cui erano consapevoli i democratici che sconfissero il nazifascismo. E cioè che la disoccupazione e l'ingiustizia sociale dona da sempre il brodo di coltura di dittature e guerra.

Bisogna cancellare le politiche di austerità e riprendere quelle di eguaglianza sociale, bisogna finirla con l'assecondare quella guerra economica permanente che è stata chiamata globalizzazione. Solo così sarà più facile riconquistare quelle periferie emarginate dove si scontrano il rancore fondamentalista con quello xenofobo.

Onestamente credo poco che la finta testa del corteo di Parigi - che di questo disastro venticinquennale è responsabile - sia in grado di cambiare. Per questo bisogna respingere l'appello all'unità nazionale e costruire ad essa un'alternativa. Altrimenti tra poco potremmo sentirci dire in qualche talk show che il solo modo per sconfiggere un miliardo e mezzo di minacciosi terroristi è far ricorso al nucleare. In fondo non è già stata usato per concludere una guerra?

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