Rinvio della legge sullo ius soli: una sconfitta della civiltà umana

di L’Altra Europa con Tsipras - 18/07/2017

Mancano i voti in Senato per approvare in la legge sullo Ius Soli e il presidente Paolo Gentiloni decide di rinviarne la discussione a settembre. Una sconfitta secca, una perdita della qualità della convivenza umana, una resa alle logiche dei calcoli politici. Di fatto il governo ha ceduto al ricatto dei centristi di Alfano, che minacciavano la crisi, se sulla legge fosse stata posta la fiducia.

Un pessimo modo per andare incontro ai sempre più numerosi sbarchi, alla tensione che si moltiplica, una resa incondizionata alla retorica della paura, dell’allarme senza risposta. Come se riconoscere che i bambini nati in Italia da genitori stranieri (con permesso di soggiorno di almeno 5 anni) o quelli con meno di 12 anni che abbiano già superato un ciclo scolastico possano avere la cittadinanza italiana, sia spalancare le porte a tutti, senza dare forza alla qualità umana e civile che lo ius soli porta con sè.

Sia chiaro, questa legge non è una meraviglia e pone fin troppi vincoli, ma è una norma di elementare civiltà, attesa da anni, bloccata dopo che il testo è già stato approvato alla Camera.

LA maggioranza e questo governo non hanno saputo garantire neppure questo. Hanno messo la fiducia su ogni cosa, anche la più stupida, hanno fatto strame dei regolamenti parlamentari per fare passare ciò che interessava loro. Mas lo ius soli no. Non hanno avuto il coraggio di affrontare a viso aperto le destre e i congiurati domestici.

Il Ministro degli Esteri Angelo Alfano ha detto che si tratta di una questione di opportunità, non di merito, dovuta alla emergenza degli sbarchi. Come se questi c’entrassero qualche cosa con il diritto delle bambine e dei bambini che sono nate e vissuti nel nostro paese e parlano la nostra lingua di essere considerati per quello che sono: italiane e italiani a tutti gli effetti.

Dal governo e dal Pd pura menzogna e viltà. Le destre ringraziano, gongolano e si preparano a una campagna elettorale nel nome del razzismo.

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