Una manina pericolosa

di Alessandro Pace - Repubblica - 16/01/2015

DUNQUE , per ammissione dello stesso Matteo Renzi, era sua la manina che ha infilato di soppiatto il testo dell'art. 19 bis nella delega fiscale. Che Renzi abbia operato da solo o si sia avvalso della complicità di altre persone, ha poca importanza. È invece grave che l'ammissione di Renzi sia avvenuta dopo che si era consentito che si facessero i nomi del ministro Padoan, del viceministro Casero, della dottoressa Manzione ed altri.

Ed è grave che Renzi si sia macchiato dello stesso reato commesso da Berlusconi nel 2001, come ho ricordato su queste pagine l'8 gennaio. Pur ricoprendo entrambi la massima carica politica del nostro ordinamento costituzionale, essi hanno usato un sotterfugio perché una loro volizione "individuale" assumesse le sembianze di una disposizione legislativa approvata con tutti i crismi: una volizione individuale che nel 2011 consisteva nel ritardare di 5 o 6 anni il pagamento del debito della Fininvest alla Cir; e che nel 2014 si sarebbe sostanziata in un favore fatto da Renzi a Berlusconi per mantenerne l'appoggio alle discutibilissime riforme in atto. In paesi come il Regno Unito o la Germania, per assai meno, già sarebbero state chieste le dimissioni del premier Cameron o della cancelliera Merkel. E non ho il minimo dubbio che negli Stati Uniti sarebbe stato chiesto l'impeachment del Presidente Obama.

Che questa vicenda non possa né debba concludersi soltanto con delle battute di spirito discende, sotto il profilo strettamente giuridico, dal fatto che Renzi ha rischiato di commettere un delitto punito con la detenzione da tre a dieci anni; e discende, sotto il profilo istituzionale, da due diverse "coloriture" del sotterfugio. O lo stesso Renzi si rendeva conto della gravità del fatto e voleva tentare che l'aiutino a B. venisse conosciuto il più tardi possibile oppure Renzi considera da sempre i suoi ministri e le sue ministre degli yesmen e delle yeswomen, che comunque appoggerebbero a scatola chiusa tutte le sue iniziative.

Né si dica, come ha detto il Ministro Boschi in risposta al senatore Mucchetti, che tutto ciò che accade nel Consiglio dei ministri sarebbe coperto da segreto. Ribadisco: il caso è troppo grave perché passi sotto silenzio, come appunto sta succedendo. È quindi doveroso che se ne discuta in Parlamento: spontaneamente ad iniziativa dello stesso Renzi, oppure a seguito di una delle varie forme di sindacato ispettivo.

Altrimenti, dopo il precedente di Berlusconi del 2011 e quello di Renzi del 2014, diverrebbe prassi che il premier, nonostante le sue prerogative ufficiali, possa portare avanti sue proprie iniziative legislative senza l'approvazione del Consiglio dei ministri e per giunta di soppiatto. Il che costituirebbe un inammissibile sbrego per la nostra democrazia, le cui regole, per la formazione delle decisioni legislative, sono il dibattito e la trasparenza, come ha giustamente ricordato Nadia Urbinati su queste pagine lo scorso 11 gennaio, a proposito di questa stessa vicenda.

 

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