Il clima in cui i siciliani si apprestano ad eleggere i propri rappresentanti, i consiglieri regionali- deputati con stipendi da parlamentari dopo il default della gestione Lombardo, è quello della liquefazione partitica, nonostante la performance positiva del PD, grazie alla ribalta delle primarie in cui volano gli stracci tra nomenclatura e rottamatori.
In Sicilia il panorama è addirittura surreale tra il riciclo selvaggio dei “cuffariani” per lo più nel PID di Saverio Romano che affianca le fila del PDL a sostegno di Musumeci, e quello dei “lombardiani” onnipresenti nell’UDC partner del PD nella coalizione di “centrosinistra” che sostiene Rosario Crocetta, ma presenti anche nella formazione di Micciché in rotta di collisione con gli ex compagni pidiellini.
Il dato più spaventevole, tra i tanti, sul quale si insiste sempre troppo poco è il numero degli inquisiti, rinviati a giudizio e condannati per reati che spaziano dall’associazione mafiosa, alla corruzione, al favoreggiamento, nonché in quelli finanziari.
Il fastidio e lo stupore per domande riguardo le liste infestate di impresentabili con tanto di condanne infamanti, si è materializzato ancora una volta in una intervista di Report a Nello Musumeci, candidato presidente del PDL che ha tentato di zittire con una risata di compatimento l’incauta intervistatrice.
Anzi Musumeci sostenuto dal PDL, dal PID dell’ex ministro Saverio Romano e dal partitino di Pionati, a chi gli fa notare il totale un po’ ingombrante di candidati condannati ed indagati al suo seguito, 10 per l’esattezza, ha dichiarato testualmente che “rispetto al passato si è già fatto un bel passo a vanti” e molto si farà naturalmente in futuro.
Il candidato presidente del PDL in Sicilia così come si era ben premurato di tenersi al riparo da una improvvisata elettorale di Berlusconi, ha valutato con grande distacco il suo nobile “passo indietro per amore del paese”, ovviamente, commentando che è impensabile che la sua scelta possa spostare anche un solo voto in Sicilia e che i siciliani valuteranno esclusivamente la campagna elettorale ed il programma di Nello Musumeci.
Angelino Alfano, il delfino resuscitato in extremis, quando i sondaggi catastrofici hanno consigliato il grande capo di mandarlo allo sbaraglio per rifondare un partito evaporato, si sta spendendo con rinnovato zelo nella campagna elettorale in Sicilia e non solo in quanto ha, o forse aveva, lì il suo bacino elettorale.
Probabilmente, pur non essendo un’ aquila e pur consapevole di essere stato investito dal quello che è stato il signore assoluto quasi in stato di necessità ed in mancanza di contendenti, ha capito che se le cose si mettono male in Sicilia e se Nello Musumeci perdesse pesantemente, anche il suo futuro politico e la sfida delle primarie improvvisate, annunciate per il 16 dicembre sarebbero senza prospettive.
Così nel suo comizio siciliano a sostegno di Musumeci ha sottolineato con grande enfasi, a differenza dell’aspirante presidente che “con la scelta di non ricandidarsi alla leadership del partito, Berlusconi ha fabbricato il futuro..” confidando evidentemente di farne parte da protagonista.
I volti presentabili, e fuori da logiche di voti disgiunti e trasversali che inducono al disgusto, rimangono quello della candidata della sinistra sostenuta da Sel ed IDV, la sindacalista della CGIL Giovanna Marano che ha sostituito in extremis Fava, impossibilitato a candidarsi per motivi di residenza e quello molto più noto di Beppe Grillo che si è impegnato da subito in una campagna elettorale vera, rimasta come prevedibile sullo sfondo dell’intrattenimento mediatico che si è fermato al prologo, la traversata.
Grillo per sostenere il candidato del Movimento 5 Stelle ha girato la Sicilia in lungo e in largo, con oltre 40 tappe in piazze sempre piene, da Catania a Trapani, di cittadini che quando vanno ad ascoltare lui vengono molto spesso definiti come curiosi che approfittano di uno show gratis.
Può anche darsi che sia così e che i sondaggi che attribuiscono al Movimento 5 stelle un risultato incoraggiante attorno al 14% siano irrealistici.
Ma pur con tutte le incognite del caso davanti all’impresa quasi titanica di riportare la legalità all’apice delle priorità e di risanare i conti dopo la politica ultradecennale di rapina e di clientelismo selvaggio che ha imperversato, tra la falsa alternativa tra il ritorno degli amici di Cuffaro oppure di Lombardo che continua a tirare le fila a prescindere da chi diventa presidente grazie alle alchimie del voto disgiunto, mi auguro vivamente che Grillo e i suoi “inesperti” possano fare veramente la differenza.