Addio Giulietto, il “complottista” ben informato

di Enrico Mattei - Il Fatto Quotidiano - 27/04/2020
Addio Giulietto ci accorgeremo presto tutti di quanto lungimirante fosse questo tuo “complottismo”. Di seguito ultimo suo video su Assange

Giulietto Chiesa era una di quelle persone che mi sembrava di conoscere da sempre, anche se soltanto da poco avevamo incominciato a lavorare insieme ad un ambizioso progetto di Politica, con la P maiuscola. Giulietto guidava infatti un gruppo di raffinatissimi intellettuali critici chiamato “Centro di Gravità” che, insieme al nostro “Comitato Rodotà” e a un nutrito gruppo di altre organizzazioni di diversissima ispirazione politica, sta lavorando alla costruzione di una infrastuttura permanente, capace di funzionare come una sorta di rete di salvezza nazionale per le generazioni future ed i beni comuni.

Fra i temi a lui più cari, in questo lavoro di tessitura Politica, che nelle ultime settimane si è intensificato non poco, c’è quello sulla libertà di stampa, oggi quanto mai vittimizzata da censura su internet ed oligopoli. Giulietto, da giornalista di razza, considerava il rispetto dell’ Art.21 Cost. prodromico ad ogni trasformazione radicale del presente. Per questo cinque anni fa aveva fondato Pandora Tv, cui dedicava molto del suo tempo e delle sue energie. Nulla meno di un cambiamento paradigmatico interessava a Giulietto, che restava prima di tutto un materialista dialettico, dotato come pochi altri degli strumenti culturali per interpretare in modo critico l’esperienza del mondo ex sovietico e cinese. Un’esperienza, quella del “socialismo realizzato”, cui mai aveva fatto sconti, ma che aveva sempre rispettato profondamente, sfuggendo tanto dall’ incondizionata adesione quanto dall’orientalismo degli stereotipo dominanti. Giulietto era giunto a Mosca nel 1980, come corrispondente dell’Unità, e vi si era trattenuto a lungo.

Aveva conosciuto il burocratismo di Breshnev, la Perestroyka di Gorbachev, il neoliberismo violento di Eltsin e Gaidar (letto come un golpe di origine statunitense) e la ristrutturazione di Putin. In Russia era rispettatissimo, tanto dal potere quanto dall’ opposizione, ed i suoi libri erano tradotti e conosciuti. In una lunga conversazione telefonica di qualche giorno fa ho avuto il privilegio di goderne a fondo l’acutezza geopolitica e la completa assenza di quegli stereoptipi occidentalisti che intossicano le analisi dei nostri principali mass media. Avevamo condiviso la critica severa di Gorbachev e Obama, ultimi epigoni, mutatis mutandis, dei due modelli che si confrontarono nella Guerra Fredda. Entrambi interpreti ipocriti e impotenti dell’inevitabile crollo, puntualmente avvenuto, del socialismo realizzato e del costituzionalismo liberale.

Mi aveva dato una lezione sull’attuale “spettacolo integrato”, per dirla con Gui Debord, in cui la Cina si trova naturalmente in una posizione di vantaggio geopolitico avendo raggiunto, gradualmente e senza sbalzi, il modello politico del controllo totale. Il coronavirus sta cambiato l’egemonia planetaria. Per Giulietto in queste condizioni i rischi reali sono generati dai sussulti guerrafondai del modello atlantista, il cui principale interprete non è Donald Trump ma il Partito democratico dell’establishment. Insieme abbiamo scerzato sul complottismo, di cui sovente Giulietto era accusato. In realtà lo stato del mondo, nell’era della post-verità, è tale per cui anche soltanto una descrizione pluralista della realtà, ossia una che consideri davvero tutte le sfaccettature di ciò che appare, sembra un complotto.

Giulietto era in possesso di tali e tante informazioni di prima mano sul mondo ed era dotato di una tale velocità nel collegarle l’una con l’altra, che la sua intelligenza vivissima vedeva nessi che la cacofonia dominante occulta. Quando è un megacomputer di Google a funzionare così, analizzando rapidamente big data che non possono essere per loro natura “provati”, perché la complessità non conosce nessi causali lineari, si esaltano le meraviglie del mondo smart e dell’intelligenza artificiale. Quando a funzionare così è il cervello di un uomo eccezionalmente colto, libero, sinceramente preoccupato per le sorti del mondo, indomito nella sua volontà rivoluzionaria, si parla di complottismo.

Addio Giulietto ci accorgeremo presto tutti di quanto lungimirante fosse questo tuo “complottismo”.

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