Quarant’anni di bugie, inganni e depistaggi

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 24/03/2018
Il rapimento e l’assassinio Moro sono ancora al centro di analisi, indagini e dibattiti. Si arriverà mai alla verità? Per ora quello che è chiaro è che sembra sia stato gestito dai Servizi Segreti non solo italiani ma di mezzo mondo

Oggi su quel maledetto 16 marzo ne sappiamo molto di più di quanto potessimo sospettare allora, ma le bugie che ci sono state dette dalle istituzioni e dai brigastisti rendono difficile separare il loglio dal grano.  Ora tuttavia sappiamo bene che Moro era stato rapito con l’unico scopo di ucciderlo: era infatti la vittima sacrificale perfetta, che con la sua morte avrebbe salvato la DC  ormai affogata in un mare di scandali e nel contempo sarebbe colato a picco il progetto del compromesso storico. Un progetto che non piaceva all’America, ma nemmeno alla Russia, per motivi uguali e contrari. Ma non piaceva nemmeno alla P2, che usava la criminalità comune, come la banda della Magliana e perfino la mafia calabrese.

Dunque dietro questo rapimento con massacro c’era sia l’America che la Russia e c’erano, con contorno di criminali comuni, ben 7 Servizi segreti: il nostro, legato alla massoneria della P2, la CIA, il Mossad, la Stasi, il KGB, SS francesi e inglesi. Gli inglesi? Altrochè! E da molto tempo anche.

E' il 1976. Per un anno intero la diplomazia, i servizi, le forze armate e anche il ministero della Difesa inglesi progettano "un colpo di stato militare da attuare in Italia per impedire il compromesso storico tra Moro e Berlinguer. Quel progetto, organizzato dettagliatamente e sottoposto poi all'esame di altri paesi Nato – Stati Uniti, Francia e Germania – alla fine venne abbandonato, perché gli americani non erano entusiasti, la consideravano un'iniziativa pericolosa". A sostenerlo sono due studiosi: Mario Josè Cereghino, ricercatore italo-argentino, nato a Buenos Aires ed esperto di archivi statunitensi e britannici, e il giornalista italiano Giovanni Fasanella, autore di diversi libri sulla 'storia invisibile' del nostro Paese. Il libro è intitolato Il golpe inglese ed è stato pubblicato dalla editrice Chiarelettere nel 2011.

Resistenze al piano inglese c'erano però anche da parte della Germania e della Francia di Giscard d'Estaing, tanto che "di fronte agli ostacoli provenienti dagli stessi Paesi membri, gli inglesi abbandonarono l'iniziativa e scelsero una seconda opzione, che definiscono testualmente, in un memorandum segreto del Foreign Office datato 6 maggio, il “sostegno a una diversa azione sovversiva”. Due anni dopo Moro veniva rapito e ucciso dalle Brigate Rosse.

Il materiale analizzato dai due autori  “ consente di ricostruire il colpo di stato più lungo della storia, perché durato oltre mezzo secolo: quello attuato in Italia dall'Inghilterra a partire almeno dal 1924, anno del sequestro e assassinio di Giacomo Matteotti, deputato socialista, fino al 1978 anno del sequestro e dell'omicidio di Aldo Moro, presidente della Dc, passando per un altro grande della storia italiana, Enrico Mattei. Un golpe in grado di condizionare il corso della politica interna ed estera del nostro Paese, che Londra ha sempre considerato alla stregua di un proprio 'protettorato'. Una guerra segreta combattuta contro di noi per il controllo del Mediterraneo, delle fonti energetiche e delle rotte petrolifere". In attuazione delle parole profetiche di Winston Churchill al delegato del papa Pio XII nel novembre del 1945: "L'unica cosa che mancherà all'Italia è una totale libertà politica".
Quello stesso premier britannico, nel 1941, aveva ordinato di "insabbiare il delitto Matteotti". In un viaggio a Londra, intrapreso due mesi prima della morte, Matteotti viene a sapere dai laburisti che "Arnaldo Mussolini, fratello del duce, e alcuni membri di Casa Savoia hanno intascato tangenti per stipulare una convenzione tra governo italiano e una società petrolifera americana, la Sinclair Oil – precisa Cereghino – E' questo lo scandalo che vuol denunciare nella seduta della Camera dell'11 giugno 1924, presentando i documenti che provano quei maneggi. Ma il giorno prima sparisce e con lui spariscono le carte. Il regime è salvo, ma è salva anche l'Inghilterra che sarebbe stata danneggiata da questo accordo segreto con gli americani, che colpiva gli interessi petroliferi inglesi; un accordo annullato dopo la morte del deputato socialista. Matteo Matteotti, figlio di Giacomo, ha poi sostenuto che dietro le tangenti petrolifere c’era lo stesso re Vittorio Emanuele III. E lo vorrebbero seppellire al Pantheon!!!!

Matteotti è stato vittima ufficialmente di un sicario: certo Amerigo Dumini. Ma in realtà è stato Amleto Poveromo a colpire in testa il deputato socialista, lui stesso lo confessò a Matteo Matteotti e lui testimoniò il fatto in un articolo su Storia Illustrata (n.336, novembre 1985, pp.54-61): "Me lo confessò, piangente e pentito, Poveromo in persona nel carcere di Parma dov'ero andato a trovarlo nel gennaio 1951, poco prima della morte di lui". Ma il Poveromo lo era di nome e di fatto: era un manovale del crimine, una scartina. Il capo era Dumini, l'uomo della Ceka, massone, che dal 1934 lavora per i servizi segreti italiani, ma legato anche a quelli inglesi probabilmente dal '24. E Moro di chi e di che cosa è stato vittima? "E' interesse della Gran Bretagna fermare l'avanzata comunista in Italia, con ogni mezzo a nostra disposizione", scrive a Londra il 28 aprile del 1976 Martin Morland dell'Ird di Roma ( l'Information Research Department).
E’ il caso di ricordare che Moro aveva rischiato di morire anche il 4 agosto 1974 sul treno Italicus: era già sul treno che l’avrebbe portato in Trentino dove la famiglia era in vacanza, quando fu fatto scendere per firmare delle carte importanti. Perse il treno, che più tardi saltò in aria, provocando la morte di 12 persone e una cinquantina di feriti. Lo ha raccontato nel 2004 sua figlia Maria Fida. Quella volta Moro salvò la vita… non per molto però.

Allora, in quel marzo 1978, non era possibile immaginarsi niente di simile: non avremmo nemmeno creduto all’esistenza di questi intrecci oscuri e depravati. Però man mano che la prigionia di Moro si allungava sine die, dubbi e domande si affollavano nella mente della gente; in particolare insospettiva il fatto che come in tutti i casi di sequestro non si fosse applicato lo schema solito: o si libera l’ostaggio manu militari, quindi con un atto di forza, o si tratta coi rapitori, ma niente di questo era stato fatto. Inoltre una serie di indizi ci portavano a credere che dietro alle BR ci fosse ben altro. Ma si pensava che ingenuamente fossero diretti da mani più ciniche ed esperte. Ora sappiamo bene che non erano inconsapevoli, ma conniventi. E che non sono pentiti, ma solo bugiardi . E scientemente contribuivano all’equivoco di identificare lo Stato con la Democrazia Cristiana e di considerare il bene della DC con quello collettivo del Paese. Una vera follia.

Fra le tante cose che restano oscure è il perché non abbiano ucciso Moro subito, insieme alla sua scorta. Perché se tutti lo volevano morto? Sarebbe stato un martire perfetto e le BR avrebbero avuto il loro momento di gloria. E non ci sarebbero state complicazioni di nessun genere… dunque perché tenerlo in vita così a lungo poi, mentre la gente cominciava a tifare per lui e a odiare Br e DC?

Mentre scrivevamo un aggiornamento sul Caso Moro, più leggevamo libri, documenti, testimonianze, audizioni della “Commissione Stragi – Moro” e più ci rendevamo conto che il materiale nuovo era enorme, difficile da organizzare, ma che finalmente faceva intravvedere il disegno che c’era dietro. Ecco perché abbiamo pensato di raccogliere tutto questo materiale in un PDF allegato a questo articolo. Vi mettiamo in guardia però: sono circa 40 pagine! Ma ci troverete anche una bibliografia, una filmografia e un elenco di siti web. Speriamo di aver fatto un lavoro utile.

Barbara Fois

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