Preoccupanti esternazioni di Mancino

di Pancho Pardi - 08/01/2009

Da quando la resistibile ascesa di un monopolista televisivo al vertice del potere ha inquinato la vita politica del paese, Nicola Mancino aveva mostrato, spesso in momenti difficili, la capacità di esprimere opinioni ferme in difesa dell’assetto costituzionale e critiche verso l’anomalia italiana.

Ci eravamo abituati a considerarlo, come si dice, un uomo delle istituzioni. Quando divenne vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura molti tirarono un sospiro di sollievo perché si poteva temere che il ruolo finisse in mano di qualcuno meno equilibrato di lui.

L’intervista di ieri sul Corriere della sera a proposito dell’assetto della giustizia segnala un preoccupante discostamento dal suo stile precedente. L’intervista tocca molti temi e Mancino esprime molte opinioni classiche e condivisibili sulle priorità nella riforma della giustizia; perciò si consiglia i lettori di questa nota a prenderne cognizione per conto proprio. Qui si considera solo due punti che sollevano allarme.

Il primo sta nel suggerimento che il Parlamento, con una maggioranza qualificata del 65-70 % e quindi con l’apporto di “almeno una parte dell’opposizione”, possa scavalcare l’autonomia dei procuratori e scegliere i reati da perseguire. Questa è esattamente la pretesa di Berlusconi: togliere l’iniziativa ai magistrati e fissare in Parlamento le priorità d’indagine. C’è da rimanere stecchiti. Prima di tutto significa cancellare l’obbligatorietà dell’azione penale, cosa che richiede una formale modifica della Costituzione (per fortuna assai difficile). Poi vi immaginate quali reati sarebbero subito esclusi? Tutti quelli di natura corruttiva a danno della pubblica amministrazione. Siamo proprio fuori del seminato.

Il secondo punto riguarda la composizione interna del Csm. Mancino non approva del tutto l’ipotesi fantascientifica (molto apprezzata a destra) lanciata da Violante e cioè che i magistrati siano in minoranza nel loro organo di autogoverno, ma apprezza la tendenza a limitarvi il peso proprio dei magistrati. Se anche gli uomini delle istituzioni cominciano a tentennare è il caso di preoccuparsi davvero.

 

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