Kaza(ki)nger

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 18/07/2013
La vicenda incredibile e surreale del rimpatrio in Kazakistan della moglie e della figlioletta del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov continua a far discutere tutti, ma non ci sono dubbi sulle responsabilità di Alfano

Troppe cose non sono chiare nel rimpatrio forzato della moglie e della figlia di 6 anni del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov e prima di tutto: perché viene fuori solo adesso, visto che il rimpatrio è avvenuto il 28 maggio scorso? E ancora: come mai in un paese pigro e lento come questo, che non espelle mai nessuno, nemmeno quelli che sono veramente pericolosi, si riesce a metter su in poco tempo un blitz di una quarantina di poliziotti armati fino ai denti che entrano con violenza in una casa privata e catturano due persone assolutamente non pericolose, non accusate di nulla e nemmeno ricercate e le consegnano alla polizia di un paese straniero, che se le porta via in un aereo privato? Chi ha ordinato questo blitz? Possibile che Alfano, in nessuna delle sue tre funzioni – vicepresidente del consiglio, ministro dell’Interno e segretario del PdL – ma soprattutto nella sua veste di ministro dell’Interno, sia stato informato della cosa e sia rimasto all’oscuro di tutto? E’ così poco importante che non se lo filano nemmeno i suoi sottoposti? E allora che caspita ci sta a fare?

Come si vede le domande sono tante e dentro ce ne sono decine di altre, che riguardano particolari poco chiari e non marginali della storia, ma la questione centrale è proprio questa: perché si dovevano rimpatriare in fretta e furia moglie e figlia seienne di un fuoriuscito politico, affidandole agli aguzzini dai quali erano in fuga? E questo solo perché quegli stessi personaggi ce lo hanno chiesto con insistenza, “occupando” la questura di Roma, come raccontato dal capo della polizia Alessandro Pansa? Ci facciamo dettare l’agenda da un paese straniero di secondo piano? O anche questa volta si tratta di qualche improbabile nipote di capo stato che va assecondato? Non è solo una battuta, se il quotidiano isolano “L’Unione Sarda” ha ragione: riferisce infatti delle voci da "fonti certe" su un incontro tra il Cavaliere, arrivato in elicottero da villa Certosa nella casa di Puntaldìa - di proprietà di un amico di Berlusconi - dove il dittatore kazako Narbayev era ospite per le vacanze in Sardegna. Palazzo Grazioli naturalmente smentisce la notizia con una nota, ça va sans dire… ma il cavaliere è amico di tutti i dittatori del mondo??

E’ evidente, comunque stiano le cose, che dietro questa vicenda ci dev’essere ben altro. Non è possibile che sia davvero quello che sembra: una storia abborracciata, raffazzonata, di politici e funzionari incompetenti, impreparati, inetti, che fanno sembrare il governo del nostro paese nelle mani di un’armata Brancaleone di sfigati, inesperti e incapaci. Forse mi voglio illudere e preferisco pensare a un complotto di 007 fuori di testa, a un intrigo internazionale, a interessi personali ed economici di qualcuno, piuttosto che ammettere che si tratta miseramente solo del solito gruppetto di imbecilli. Oppure ci potrebbe essere una terza opzione: potrebbe esserci, dietro a una storia complicata, la gestione di un gruppo di cretini, perché no? Una sorta di versione politica del “Kazzenger” di Crozza, quando rifà il verso alle incredibili inchieste di Voyager. E quanto questa sia stata una cavolata ( giusto per usare un termine tecnico, visto il livello) e ne siano tutti assolutamente conspevoli, lo si evince dal fatto che si siano rimangiati il decreto di espulsione: un po’ tardi, magari…

Comunque siano andate (e stiano) le cose non lo sapremo certo dalla relazione letta in Parlamento ieri da Alfano e condotta dai suoi funzionari, visto che soprattutto si sottolineano e si elencano le responsabilità di tutti, meno le sue e anzi si sottolinea che lui – l’uno e trino – non c’entra nulla e non ha colpa di niente: non c’era e se c’era dormiva. Fondamentale la sua presenza, insomma. Il fatto è che il responsabile comunque è proprio lui, invece. Che fosse all’oscuro o sapesse tutto, perché il dovere di un capo e soprattutto di un ministro dell’Interno è di sapere tutto e comunque ne ha la responsabilità in toto, anche quella di scegliersi dei funzionari incapaci. Non si possono avere onori senza oneri: bisogna che questi politici di mezza tacca se ne rendano conto.

Quindi Alfano ha non solo il dovere ma l’obbligo di dimettersi: sarebbe un atto dovuto, un sussulto di dignità, che naturalmente non avrà e che nessuno dei suoi compari di governo gli chiederà, visto che il livello è lo stesso.

E così a dimettersi non sarà lui, ma rotoleranno solo le teste dei suoi funzionari: ha già cominciato il suo capo di Gabinetto, il povero e riluttante Procaccini. Comodo, no? Soprattutto perché così non si metterà in forse il governo Letta, a cui tutti si aggrappano come alla zattera della Medusa. Una bella manifestazione di cialtroneria politica, che sta spaccando il PD in modo irreversibile e sta facendo male non solo alla sinistra e al suo elettorato frustrato e furioso, ma all’immagine stessa del nostro paese e della sua classe politica dirigente a livello internazionale.

E – non vi sembri fuori tema questa mia ultima annotazione – vorrei sottolineare che ancora non si è fatto nulla per cambiare la legge elettorale…

Barbara Fois

 

Qualche lettura consigliata

http://www.repubblica.it/politica/2013/07/14/news/caso_kazako_dieci_punti_da_chiarire_su_shalabayeva-62946862/?ref=HREA-1

http://www.today.it/rassegna/caso-ablyazov-italia-kazakistan.html

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/15/caso-kazakistan-lunione-sarda-incontro-berlusconi-nazarbayev-in-sardegna/656234/

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