Il ricatto

di Francesco Baicchi - 12/07/2013
Il fatto che la maggioranza dei parlamentari italiani abbia deciso di interrompere i lavori delle Camere come reazione a una decisione della Corte di Cassazione perfettamente legittima, consolidata nella prassi e prevista dalle norme, è di inaudita gravità.

Al di là dei formalismi ipocriti (la richiesta del PdL è stata motivata dalla necessità di riunire i suoi gruppi parlamentari), questo clamoroso passo rende esplicita l'anomalia che sta distruggendo il Paese.

Il Parlamento, la Magistratura, l'informazione, tutto viene asservito, mediante il ricatto e la corruzione, al volere e agli interessi di una sola persona e dei suoi dipendenti, ai quali si pretende non siano applicabili né le leggi, né le regole della civile convivenza.

Già il fatto che una forza politica (anche se questa definizione nel caso del PdL è assai generosa), di fronte a un atto della Magistratura, invece di trarne le conseguenze allontanando o almeno sospendendo il reo, insorga pretendendo per il proprio leader l'immunità per reati comuni dovrebbe far capire quanto vicini siamo al baratro di quella dittatura personale da cui i Padri Costituenti intesero difenderci con una Carta esplicitamente antifascista.

Il patetico tentativo di parte del PD di sminuire l'importanza dello strappo istituzionale facendone una questione di tempi (qualche ora, invece di tre giorni come provocatoriamente richiesto dal PdL) dimostra come si continui a sottovalutare il valore simbolico di scelte opportunistiche, che allargano inevitabilmente la frattura fra cittadini e istituzioni.

La separazione dei poteri e la garanzia della indipendenza della Magistratura sono condizioni ineludibili perché uno Stato possa essere considerato democratico. La pretesa (perché di questo si tratta) che il potere politico orienti una sentenza, che dovrebbe dipendere solo dall'accertamento della verità, costituisce di per sé un atto gravemente eversivo che dovrebbe essere respinto senza esitazione. E non può essere giustificato con l'esigenza di mantenere in vita un governo incapace di assumere alcuna decisione seria, che sembra porsi solo l'obiettivo di realizzare le promesse elettorali del PDL (cancellazione dell'IMU, nessun aumento dell'IVA) e i 'consigli' interessati della finanza internazionale che è all'origine della crisi e esprime mediante J.P.Morgan la propria ostilità alla nostra democrazia.

Sospendendo i propri lavori anche solo per qualche ora in aperta polemica con la Magistratura, la maggioranza di questo Parlamento ha dimostrato di non sentirsi vincolata ai principi di equilibrio, giustizia e eguaglianza su cui è fondata la nostra Repubblica e ai quali ha giurato fedeltà, così come ha fatto il Presidente della Repubblica.

Ma soprattutto di non essere legittimata ad affrontare una seria analisi delle motivazioni, per ora oscure, che imporrebbero di stravolgere con urgenza la nostra Costituzione, né tanto meno a valutare ed approvare 'riforme' in grado di modificare in modo irreversibile il nostro futuro.

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