PROGRESSIVITA' COSTITUZIONALE E FLAT TAX

di Associazione ART.53 di Firenze - 13/05/2018
Di sistema fiscale ed in particolare di significato di Capacità Contributiva e di Progressività abbiamo scritto molto, noi di “Articolo 53”. Abbiamo fatto anche di più. Abbiamo condotto approfondimenti e delineato quello che Padri e Madri Costituenti hanno disegnato per noi. Abbiamo percorso, con lettere, comunicazioni, email, incontri e contatti, l’intero arco parlamentare di almeno due legislature. Le nostre spalle sono arrossate per le tante pacche che abbiamo ricevuto da chi ha poi continuato a “fare il suo” come se niente fosse. Abbiamo incontrato per anni cittadini e movimenti di ogni tipo e ideologia, ricevendo complimenti a voce ma poco nei fatti. C’è chi, specialmente nella Firenze della “intellighenzia di sinistra”, ci ha bannato, criticato, deriso, tolto la parola, oscurato, ignorato (“nemo propheta in patria” ) . Oggi apprendiamo che il Movimento 5 Stelle potrebbe trovare l’accordo con la Lega Nord cedendo sulla Flat Tax. Ammesso e non concesso che le cose stiano così, e pur comprendendo che è quanto meno spinoso trovarsi a discutere con chi ha fatto della Flat Tax il suo primo cavallo di battaglia, non possiamo se non ribadire che non può essere oggetto di trattativa politica il tradimento dei principi costituzionali. Pensando poi all’impegno da noi profuso in tempi non sospetti per far crescere i cittadini -e fra loro tanti simpatizzanti M5S- nel solco della Costituzione, specialmente in Toscana, al fatto che ci era stata espressamente chiesta copia del Progetto di Riforma del Sistema Tributario su base costituzionale, offerto da noi gratuitamente alla rete, quindi a tutti gli uomini di buona volontà ed in particolare a quelli di “sana e robusta Costituzione”, non vorremmo davvero sentirci come quel professore che, nonostante l’impegno profuso nelle spiegazioni, si trova a dover dare un pessimo voto alla classe che sbaglia completamente il compito. ____________________ E’ straziante, credeteci, dover dire “Noi ve lo avevamo detto....”. Ma come potremmo iniziare questo tristissimo messaggio ? La assoluta inanità delle classi politiche che hanno non-governato negli ultimi 40 anni, il malcostume diffuso (non occorre essere tributaristi o specialisti in materia in quanto la evidenza è quotidiana e tutti possono toccarla con mano) , la Illegalità diffusa, la Corruzione dilagante cui si accompagna il pessimo esempio che si fornisce alla popolazione con una normativa depotenziata al punto che chi viene condannato in via definitiva per frode fiscale non si vede neanche comminare la perpetua interdizione dai pubblici uffici, sono elementi che, nel tempo, hanno portato alla sostanziale distruzione del senso di responsabilità e della stessa appartenenza ad una Italia che, sempre più, resta forse nel ricordo lontano di una fotografia che la ritrae come “il bel paese”. A parole, siamo orgogliosi di avere la Costituzione più completa, ma nei fatti non abbiamo il coraggio di metterla in pratica e neanche di rivendicarne la esistenza, al punto che Giornalisti ed Intellettuali neanche ne fanno più menzione nei programmi televisivi. Con la nobilissima eccezione di “Report” e qualcosa di “Presa Diretta” di Iacona, il copione sembra standard: non sollevate questioni di rigore costituzionale in quanto nel dibattito tutto deve essere dichiarato possibile. E allora nessuno si va a documentare su quello che Padri e Madri Costituenti indicarono. Con buona pace del fatto che, ESPRESSAMENTE, il disegno costituzionale chiede che la Progressività sia Effettiva. Per giunta, allo scopo di non essere fraintesi, i Costituenti diedero l’esempio, dicendo PERCHE’ una cosa come la Flat Tax, la tassa che dà tanto più sollievo quanto più alto è il reddito (si arriva tranquillamente ad un minore aggravio di 60.000 Euro...) , non poteva e non doveva trovare luogo in una Costituzione come quella italiana. Scoca Relatore Ass. Costituente, 23/05/1947)Ma, lasciandosi guidare da un sano realismo, non si può negare che una Costituzione la quale, come la nostra, si informa a princìpi di democrazia e di solidarietà sociale, debba dare la preferenza al principio della progressività. Le dispute dei dotti su questo tema mi hanno lasciato sempre perplesso; non cosi le osservazioni d'ordine pratico. Ho sempre pensato che chi ha dieci mila lire di reddito e ne paga mille allo Stato, con l'aliquota del 10 per cento, si troverà con 9 mila lire da impiegare per i suoi bisogni privati; mentre chi ne ha centomila, dopo aver pagato l'imposta del 10 per cento in base alla stessa aliquota, si troverà con una disponibilità di 90 mila lire. È ovvio che per pagare l'imposta il primo contribuente sopporta un sacrificio di gran lunga maggiore del secondo, e che sarebbe equo alleggerire l'aggravio del primo e rendere un po' meno leggero quello del secondo. Si può discutere sulla misura e sui limiti della progressione; non sul principio . Ma come mai nessuno legge questo passaggio in una trasmissione TV ? Misteri della comunicazione via etere ? Non possiamo saperlo, ma abbiamo mandato tante e tante comunicazioni alle redazioni di programmi come “La Gabbia”, “Di Martedì”, “Piazza Pulita”, etc.... Non possiamo e non vogliamo pensare che sia considerato “demodè”, ovvero antiquato, parlare di Costituzione in questi programmi. I cittadini, però, dovrebbero essere resi edotti di quello che la Costituzione chiede. Quando il Costituente fa una affermazione come quella che segue, “Non è questo il momento più opportuno per attuarla, ma credo necessario che si inserisca nella nostra Costituzione, in luogo del principio enunciato dall’articolo 25 del vecchio Statuto [albertino, n.d.r.] , un principio informato a un criterio più democratico, più aderente alla coscienza della solidarietà sociale e più conforme alla evoluzione delle legislazioni più progredite....” , occorre che qualcuno informi i cittadini del fatto che 170 anni fa, la tassazione era proporzionale, inserita nell’art. 25 dello Statuto Albertino approvato il 4 marzo 1848: «Essi (cioè i cittadini) contribuiscono indistintamente, nella proporzione dei loro averi, ai carichi dello Stato». Quasi cento anni più tardi, il 23 maggio 1947, l’Assemblea Costituente elaborò il testo dell’art. 53 della Costituzione Repubblicana tuttora vigente: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività». Ordunque, la cosiddetta “rivoluzionaria” proposta della “tassazione ad aliquota unica”, è in assoluto contrasto con l’art. 53 della Costituzione ma, udite udite, anche in contrasto con gli articoli 2 (nella corrispondenza tra diritti e doveri) e 3 (nella uguaglianza sostanziale) . Infatti, l’articolo 2 recita che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.mentre l’articolo 3 recita “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Confidiamo in una netta posizione da parte del M5S nei confronti della tracotanza di chi vorrebbe imporre una proposta fallimentare, demagogica, dannosa, incostituzionale. A coloro che sembrano inseguire le rimostranze dei ricchi e dei potenti, da sempre desiderosi di sottrarsi ai propri obblighi fiscali, dedichiamo un celebre passo tratto da un discorso di Giolitti del settembre 1900 “... il paese, dice l’On. Sonnino, e' ammalato politicamente e moralmente, ed e' vero; ma la causa più grave di tale malattia e' il fatto che le classi dirigenti spesero enormi somme a beneficio proprio quasi esclusivo e vi fecero fronte con imposte, il peso delle quali cade in gran parte sulle classi più povere; noi abbiamo un gran numero di imposte sulla miseria: il sale, il lotto, la tassa sul grano, sul petrolio, il dazio sul consumo, ecc… Non ne abbiamo una sola che colpisca esclusivamente la ricchezza vera; perfino le tasse sugli affari e le tasse giudiziarie sono progressive a rovescio; quando nel 1893, per stringenti necessita' finanziarie, io dovetti chiedere alle classi più ricche un lieve sacrificio, sorse da una parte delle medesime una ribellione assai più efficace contro il governo che quella dei poveri contadini siciliani, e l’On. Sonnino, andato al governo dopo di me, dovette provvedere alle finanze rialzando ancora il prezzo del sale e il dazio sui cereali. Io deploro quanti altri mai la lotta di classe; ma, siamo giusti: chi l’ha iniziata ?...
Come non immaginare la devastazione morale, prima ancora che sociale ed economica, che questo comporterebbe ? Il paese sarebbe retrocesso ai tempi in cui parlava Giolitti, quindi nel 1900, quando ancora era assodato che ricchi e potenti dovevano essere esentati dai doveri fiscali. Certo, con questo livello di dis-informazione, passerebbe come banale notizia di cronaca il fatto che l’IVA dovrebbe salire ben oltre il 25% previsto dai soliti meccanismi di salvaguardia. Pensate forse che qualche giornalista rivelerebbe, senza rischiare il posto, che i Costituenti intendevano la Progressività del sistema fiscale come segue ? “Salve le esclusioni e le riduzioni d'imposta intese ad assicurare la disponibilità del minimo necessario al soddisfacimento dei bisogni essenziali della vita, tutti debbono concorrere alle spese pubbliche in modo che l'onere tributario complessivo gravante su ciascuno risulti informato al criterio della progressività” nel senso che “la progressione applicata ai tributi sul reddito globale o sul patrimonio dev'esser tale da correggere le iniquità derivanti dagli altri tributi, ed in particolare da quelli sui consumi...”
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