Nelle vicende politiche che hanno caratterizzato gli eventi sfociati nel rimpasto della giunta Iervolino aleggiava, anche se non esplicitato, un problema di fondo: l’avversione, covata in ambienti di destra e di sinistra, nei confronti del Piano Regolatore vigente che ha bloccato la speculazione edilizia. Dalle prime forme di intolleranza da parte di numerosi architetti, spesso altresì docenti universitari, si è passati alle interessate nostalgie di costruttori e politici per i progetti del cosiddetto “Regno del Possibile” (estesi sventramenti del centro storico, tutelato dal predetto P.R. e dall’Unesco), e riproposti con nette e perentorie dichiarazioni (“Corriere del Mezzogiorno 21.02.2007”) da Lettieri, presidente, ora confermato, dell’Unione Industriali. Progetti quindi destinati ad approdare nel programma politico-amministrativo dello stesso Lettieri, quale candidato sindaco di Napoli per la destra, designato dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri.
Come accennato, anche nell’ambito del centro-sinistra non mancano gli affossatori vecchi e nuovi del Piano Regolatore, definito quanto meno vincolistico, dimenticando che Napoli è la città più cementificata d’Italia. Qualche esempio: l’ex potente assessore al bilancio, Cardillo, ha pubblicato nel 2006 un libro (Napoli, l’occasione postindustriale da Nitti al piano strategico) in cui afferma che “il primo e il maggiore errore della sinistra” era stato quello di aver prima appoggiato e poi demolito il “Regno del Possibile”. Quindi, per Cardillo, evviva gli sventramenti e la speculazione edilizia invece bloccati dal Piano Regolatore. Cardillo si è poi dimesso perché incriminato nella vicenda Romeo. La catena di Sant’Antonio di Romeo, ma al di fuori dei problemi giudiziari, comprende anche l’assessore regionale Velardi, che non perde occasione per sentenziare che il Piano Regolatore è una gabbia e “va cambiato perché non crea sviluppo” ( Corriere del Mezzogiorno 11.12.2008). Sviluppo – speculazione edilizia è l’equazione sconcertante ma non insolita nella visione anche di persone considerate “intelligenti”. Più ambigue e pericolose le idee di sociologi come Paola De Vito, la quale si diletta di urbanistica e non curante dell’esistenza del Piano Regolatore, propone tra l’altro (La Repubblica del 27.11.208), per definire una identità del centro storico di osservare “buone pratiche” di rigenerazione urbana e dei centri storici (rilevo che è ancora una volta la terminologia adottata dal Regno del Possibile per gli sventramenti) in uso in altre città europee e del mondo e trarne degli insegnamenti.
Tornando al sindaco Iervolino, ella ha invece dimostrato di avere un buon intuito, del resto tipicamente femminile, tenendosi lontana dalle trame delle operazioni politiche-affaristiche, meglio definite di “corruzione ambientale” dai pubblici ministeri della Procura di Napoli. Insomma questa signora perbene, considerata influenzabile e condiscendente, dove si va a impuntare? Nella difesa a spada tratta del Piano Regolatore. In una città per tanti versi improponibile, la Iervolino è stata ed è consapevole che un merito fondamentale non può essere negato alla giunta da lei guidata. E cioè l’approvazione, dopo dieci anni di intenso dibattito, di un piano regolatore improntato ad un’idea forte per il rilancio della città: il restauro conservativo del centro storico, la tutela delle superstiti aree verdi, il rinnovamento di periferie e aree industriali, il completamento della rete metropolitana per garantire la mobilità. E mal gliene incoglie al vicesindaco Santangelo per aver dichiarato a sua volta (La Repubblica 21.09.2008): “il Piano Regolatore non si tocca. Non consentiremo un altro sacco della città”. Non a caso infatti, da parte di dirigenti del PD era stato chiesto che Santangelo non venisse riconfermato nella carica di vicesindaco.
Completiamo il quadro. Non si può non riflettere sulla circostanza che senza precedenti: l’attuale scontro tra “Il Mattino” e la Iervolino. Il sindaco ha dichiarato (La Repubblica 19.09.2008) che il Forum delle Culture del 2013 non può diventare un nuovo sacco della città, tornando alla sua cementificazione e ha aggiunto: “Via i faccendieri dalla politica”. Non ha fatto nomi, ma rispondeva all’industriale Lettieri che aveva chiesto le sue dimissioni attraverso le pagine de Il Mattino. Poi, in un’intervista rilasciata su “La Repubblica” (edizione nazionale 5.12.2008) ha denunciato “gli appetiti per un nuovo Piano Regolatore che condizionano l’informazione e le opinioni di alcuni organi di stampa”, riferendosi a costruttore Caltagirone, editore de “Il Mattino”. Sul quotidiano si sono susseguite infine le dichiarazioni di uomini di cultura di grande prestigio, quali Biagio de Giovanni ed Aldo Masullo, i quali, a sostegno della campagna del giornale, hanno chiesto le dimissioni del sindaco. Essi dovrebbero però sapere ( La Repubblica 28.12.2008) che esiste un contenzioso tra il Comune di Napoli e la Cementir di Caltagirone per i suoli industriali di Bagnoli di proprietà della società. Un’ordinanza del sindaco del 24.04.2008 impone la rimozione, dai suoli del sito industriale non attivo, dei materiali che risultano cancerogeni (amianto) con “conseguente pericolo per la popolazione. La Cementir non ha ancora adempiuto all’ordinanza ed il Comune si è riservato di trasmettere le carte alla Procura di Napoli.
Insomma siamo tutti consapevoli che l’amministrazione comunale di Napoli esce, come è stato detto, da “un campo di macerie”, ma non si può non accordare il tempo necessario per valutare con quale progetto politico-amministrativo si presenta la nuova giunta, in cui è stato assicurato anche l’auspicato impegno della società civile. Nel persistere invece nella critica acrimoniosa nei confronti della Iervolino sembra che una sindrome del cupio dissolva si sia impadronita di alcuni uomini di cultura di sinistra, ai quali indirettamente ha risposto Pietro Soldi della scuola di Francesco Compagna (La Repubblica 30.12.2008): “C’è il rischio di consegnare la capitale meridionale nelle mani della destra nel momento a lei più favorevole”. Soprattutto è innegabile che il primo atto dell’eventuale nuovo sindaco di Napoli (Lettieri o non Lettieri) sarà quello di cestinare il Piano Regolatore. Si può essere così ciechi da non rendersi conto che stiamo dando l’avallo ad un nuovo sacco edilizio di Napoli?
“C’è il rischio di consegnare la capitale meridionale nelle mani della destra nel momento a lei più favorevole”. Soprattutto è innegabile che il primo atto dell’eventuale nuovo sindaco di Napoli (Lettieri o non Lettieri) sarà quello di cestinare il Piano Regolatore.