Cocktail del perfetto maschilista

di Carmen Marini - Reggio Emilia - 27/01/2009

Una parte di donne senz’anima, retaggio della chiesa,  un odore di patriarcato, qualche goccia di radice storica di testi sull’inferiorità femminile, un estratto biologico di cervelli minimi, un  velo di crudeltà mitomane, una buona dose di volontà politica ostile, abbondanti leggi contro una procreazione consapevole, una spruzzata di emarginazione nell’arte, nella letteratura, poi una manciata di irrazionalità  in  psicanalisi, un cucchiaio di mancanza di riconoscimento del ruolo, un pizzico di confusione e incertezza di conoscenze mediche, battute da bar q.b. Altro che alcool, questo è il cocktail  che “beve” il perfetto maschilista.

Sono questi ingredienti  che fanno dire  al presidente del consiglio: c’è  poco da fare se le donne belle rischiano lo stupro. E’ vero, da un presidente del consiglio ci si deve aspettare discorsi saggi  e il “nostro “ presidente ci ha abituati  ad altro, ma  non è un caso se si permette di dire cose odiose. Il presidente sa di interpretare un sentimento comune a molti. In tutti gli ingredienti del micidiale cocktail, e altri ancora, per non porre limiti alla fantasia, stanno i semi della violenza contro le donne, in Italia e altrove.

Non è mia intenzione sminuire  la gravità delle parole tragiche del presidente, ma sappiamo bene che  il suo modo  “scherzoso” nel parlare di donne  spesso va a segno; non è lui del resto che ha inventato il così detto linguaggio da bar, che denigra e offende le donne,  ma lo usa sapendo di avere un grande seguito: non è forse diventato un modello da imitare?  E’  difficile dire se da “uomo di spettacolo” di successo quale  è,  “anticipa” o “interpreta” i sentimenti della gente, e non solo della sua parte. Indignarsi per una frase è troppo comodo, ed è un modo di levarsi di dosso la dose di responsabilità che il mondo maschile ha.

La violenza alle donne riguarda  chiaramente tutti gli uomini e tutti se ne devono fare carico.  Mi sembra invece che l’argomento stupro venga volutamente trattato troppo superficialmente. Non abbiamo dimenticato le voci sentite in troppe aule di tribunale che dicevano “ se l’è cercata”, frase non sempre espressa, ma reiteratamente presente nei pensieri maschili. Anche quando dicono altro. Ma arrivano perfino a strumentalizzare le violenze: ci ricordiamo i fatti di Roma durante l’elezione del sindaco e  ricordiamo come  sono stati  vergognosamente  strumentalizzati,  e ora invece gli stessi fatti sono quasi taciuti  e comunque minimizzati, per non disturbare  il “ Truman  show” degli italiani.

Ma delle violenze alle donne si parla non solo nelle scadenze elettorali:  nelle case, nelle strade, sul lavoro sono argomenti quotidiani. E le violenze accadono realmente molto di più nelle case che nelle strade, molto di più  ad opera di conoscenti che di estranei, molto di più da persone sobrie e in salute che da ubriachi pazzi, a differenza di quello che ci vogliono far credere. Ed’è una vergogna nella vergogna lo scatenarsi di razzismo e odio da parte di chi “usa” l’argomento dello stupro per scatenare altra violenza, soprattutto contro gli stranieri. Anche questo fa parte di una orchestrazione della strategia politica della paura e della insicurezza.

Quella politica che  non tiene conto del pensiero  della differenza perché  praticamente  escluso, altro che quote rosa.  Quei politici che si sono scandalizzati si guardino attorno nelle loro riunioni, dal parlamento ai consigli comunali e nei partiti  e contino le donne: anche l’esclusione è una forma di violenza. E’ inutile scandalizzarci per le battute del presidente quando non c’è indignazione sulla complessiva cultura,  quella cultura che ogni giorno emargina ancora le donne all’antico ruolo di oggetti sessuali.

E’ proprio il caso di tornare ad usare parole e slogan che negli anni settanta sono state lanciate, con determinazione, dal grande e pacifico movimento femminista. Ora le libertà conquistate sono di nuovo in pericolo e gli effetti devastanti si leggono ogni giorno nella cronaca nera.. Chiediamoci  perché le donne sono “facili prede”,  chiediamoci se la legge sulla prostituzione aiuta veramente le prostitute a riscattarsi dai protettori o le vuole solamente nascondere, chiediamoci il perché avviene nell’indifferenza la “tratta” delle nuove schiave, chiediamoci il perché il turismo sessuale vede gli italiani primi nel mondo, chiediamoci il perché la violenza maschile è la prima causa di morte per le donne.

Se l’indignazione non è accompagnata da una presa di coscienza dei gravi, storici problemi di fondo nelle relazioni  fra i generi, se il riconoscimento della dignità delle donne non diventa reale, allora le parole indignate di politici di destra e di sinistra sono solo l’ennesima inqualificabile menzogna.

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