Fatti più in là...

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 14/11/2010
Chi sarà a dare al cavaliere la spinta finale e a farlo cadere dalla poltrona? Ormai siamo oltre le comiche finali: siamo fra il dramma e la pochade, in una situazione disperata ma non seria.

Negli anni ’80 c’era un trio canoro “en travesti” molto divertente: si chiamava “Le sorelle bandiera”. Il loro cavallo di battaglia era la canzone “Fatti più in là...” e finiva sempre che a spintoni, durante l’esecuzione, una cadeva giù dal divano.

Fino a qualche mese fa ad essere buttato giù dal divano dalle altre due “sorelle” arpie, sembrava essere Gianfranco Fini, cacciato via dal partito di cui era cofondatore e massacrato quotidianamente dai giornali del cavaliere, con la storia grottesca della casa di Montecarlo. Ma l’uomo è forte, motivato e circondato da persone che gli sono amiche e non vassalle.

Oggi è il cavaliere a essere col sedere già fuori dal divano, aggrappato con mani e piedi, mentre gli altri due si danno da fare in modi diversi per farlo cascare.

Mentre Fini infatti gli dà degli spintoni apertamente, chiedendo a gran voce le sue dimissioni, l’altro sta valutando cosa gli conviene fare e se aiutare a dargli o no la spinta fatale. Solo qualche settimana fa, infatti, Bossi era disposto anche a fare cadere il governo: i sondaggi davano la lega in crescita e il federalismo sembrava cosa fatta, dunque le elezioni lo avrebbero premiato. Ma ora le cose sono cambiate e se domani si andasse alle urne, la Lega dovrebbe spiegare ai suoi perché si è data tanto da fare per far passare il cosiddetto “Lodo Alfano” ( che fra l’altro non è un lodo manco per niente) e ha lasciato il federalismo a bagnomaria. Se si va alle urne senza che venga approvato i suoi elettori la penalizzeranno senz’altro, anche perché pure gli elettori della Lega sono stufi del cavaliere e dei suoi giochi delle tre carte. Tanto è vero che il senatùr – diventato anche temporaneamente mediatùr – ha accompagnato il premier fra gli alluvionati del Veneto, che lo hanno fischiato e contestato, e pure lui si è preso la sua parte di malcontento.

Sorelle bandiera false

 Gli italiani sono un popolo pigro, conformista, che si lascia trascinare dalla corrente: se uno diventa di moda tutti si accodano, ma nel momento in cui per un motivo qualsiasi cade in disgrazia, per lui ogni porta è chiusa. E il cavaliere ha logorato l’Italia con tutte le sue pretese, col suo protagonismo, con la sua protervia e la corruzione e amoralità di cui si è circondato. Ministri e collaboratori indagati, minorenni che entrano e escono da casa sua, festini e bunga bunga, leggi ad personam, scudi legali antiprocessi, soldi buttati in opere assurde e tutto questo mentre la gente perde il lavoro, i giovani non hanno più alcuna prospettiva per il futuro, la povertà ha inglobato anche i ceti medio bassi, non c’è una politica della ripresa ma solo dei tagli e poi ci si è messo anche il maltempo a sottolineare tutte le trascuratezze, gli errori e le bugie di questo governo, insieme alla spazzatura di Napoli e ai crolli di Pompei. Tutti i nodi ormai stanno venendo al pettine ed è sotto gli occhi di tutti il generale sfacelo.

Anni fa Beppe Grillo disse una cosa che ogni giorno appare sempre più verosimilmente profetica “Quando questi se ne andranno dovranno farlo con l’elicottero e di corsa”.

Anche perché non sembra se ne vogliano andare dignitosamente e con le buone. Un primo ministro di un qualsiasi paese civile del mondo a cui fosse stato chiesto da una parte della sua stessa maggioranza, oltre che da tutta l’opposizione, di dare le dimissioni, le avrebbe date subito per dignità, senza farsi pregare. E soprattutto non sarebbe certo andato a piangere sulla spalla di un altro capo di stato sulle proprie difficoltà, né avrebbe fatto battute pesanti e volgari per giustificare le proprie mancanze e le proprie debolezze.

Il fatto è che ormai il cavaliere non distingue più fra ruolo pubblico e vita privata, fra quello che riguarda la sua persona e quello che interessa il paese: tutto nella sua mente è confuso e mischiato, perché l’egotismo, il narcisismo di cui è impregato non gli consentono una visione chiara delle cose. Così adesso che torna dal G20 in Vietnam trova due tipi di mozioni che lo riguardano: una di fiducia al senato e due di sfiducia alla camera.

La prima mozione presentata è, in ordine cronologico, quella di sfiducia depositata alla Camera. E la prassi vorrebbe che si cominciasse a votare da quella. Ma il cavaliere ha deciso di cominciare dal senato, perché sa che lì ha ancora la maggioranza. Ora la domanda è: ma è lui che può scegliere quale va discussa per prima? Evidentemente no, se c’è un regolamento, che gli piaccia o no, che dice che va presa in esame la prima mozione presentata. Il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini, è indignato: “Berlusconi immagina di decidere da solo il percorso parlamentare delle prossime settimane”. Secondo lui si tratterebbe di un tentativo “disperato e tardivo” di “evitare la mozione di sfiducia alla Camera e al tempo stesso una grave scorrettezza istituzionale. Non si è mai visto che di fronte a una mozione di sfiducia formalmente depositata in una Camera, il presidente del Consiglio possa decidere di andare a chiedere la fiducia nell'altra. I regolamenti parlamentari e la Costituzione, anche se lui non lo ha mai capito, valgono anche per lui”.

Non è il solo a pensare che i propri desiderata siano legge: Calderoli, Gasparri, La Russa e tutti i suoi pretoriani, seguendo le sue direttive, ripetono a pappagallo che se cade il governo si va alle urne. Tutti sembrano ignorare che è il presidente della Repubblica che lo decide e non loro! E il presidente può anche decidere di dare l’incarico ad un’altra persona, se dietro a questa persona si forma una coalizione politica stabile, almeno per il tempo necessario a cambiare una legge elettorale che non solo è una truffa, ma è anche – e ormai lo hanno capito tutti – veramente troppo pericolosa per la democrazia del nostro paese.

Ecco: questo è il frutto di quella confusione fra ciò che è giusto e ciò che è comodo, fra quello che è deciso da leggi e regolamenti e quello che decide il cavaliere perché lo avvantaggia, che ha distrutto il paese. Ma c’è di peggio: si vocifera che dopo aver ottenuto la fiducia del senato Berlusconi potrebbe chiedere lo scioglimento della Camera dei deputati e poi rivolgersi alla piazza per uscire dall’assedio e ottenere le elezioni subito, lasciando questa legge truffa.

L’uomo è disperato: se salta il governo e lui torna a casa, lo scudo che lo protegge dai processi in atto si dissolverà e lui tornerà ad essere un imputato come tutti. Così pur di salvarsi non gliene frega niente di gettare il paese nel caos, anzi lo guiderebbe perfino in una guerra civile: l’importante è ottenere quello che vuole e cioè continuare a gestire il potere e farsi gli affari suoi.

Così minaccia la «mobilitazione» nazionale ( come Bossi minaccia i fucili padani), che verrebbe attuata qualora il premier, incamerata la fiducia del Senato e la sfiducia di Montecitorio, non dovesse ottenere il voto anticipato, oppure lo scioglimento della sola Camera dei deputati. «Il Capo dello Stato può farlo e noi lo chiederemo», annuncia La Russa. Qualcuno dice che già nella giornata di domenica potrebbe fare una sortita di piazza a san Babila, per misurare la temperatura. A questo punto quello che spetta a noi cittadini è una vigilanza estrema, uno stare all’erta continuo, un non abbassare mai la guardia e, se non lo fanno gli altri, far cadere finalmente la più petulante delle sorelle bandiera per terra, una volta per tutte.

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