Chissà come hanno dormito i membri della Disciplinare del Csm (Mancino,
Saponara, Berruti, Mannino, Cesqui e Fresa) dopo aver fucilato i pm di
Salerno, rei di aver disposto un decreto di perquisizione e sequestro a
Catanzaro giudicato legittimo dal Riesame, ma sgradito al governo, ai
partiti, all'Anm e agli indagati eccellenti di "Why Not".
Il procuratore Apicella viene degradato sul campo, come si fa con i
traditori in tempo di guerra: espulso dalla magistratura e privato
dello stipendio (salvo un piccolo "assegno di sussistenza"). I
sostituti Nuzzi e Verasani vengono cacciati da Salerno. Molto più
blando il trattamento riservato alle toghe di Catanzaro: solo
trasferiti il Pg Iannelli e il pm Garbati, e soltanto loro; salvi
invece i pm Curcio e De Lorenzo, che avevano fatto la stessa cosa
illegittima, sequestrando le carte appena sequestrate e indagando i
colleghi che indagano su di loro. Curcio e De Lorenzo, sospettati a
Salerno di aver insabbiato gran parte di Why Not (abuso, falso e
favoreggiamento), potranno continuare l'opera, mentre i pm salernitani
dovranno lasciare l'inchiesta sull'insabbiamento.
Ciliegina sulla torta: a Iannelli subentra ad interim l'Avvocato
generale Dolcino Favi, colui che scippò Why Not a De Magistris ed è per
questo indagato per corruzione giudiziaria. Nessuno ha nemmeno pensato
di trasferirlo. Così da oggi è ufficiale: se un magistrato firma un
decreto o una sentenza che non piace al governo, viene fulminato dal
Csm tra gli applausi dell'Anm. In barba alla Costituzione e alla
divisione dei poteri. Che aspettano i magistrati onesti a protestare?
Per sostenere il capo dell’ ufficio di Salerno si è costituito un comitato "Solidarietà al proc. Apicella" che il 28 gennaio manifesterà a Roma. Una protesta che ha raccolto l’ adesione dell’ associazione dei familiari delle vittime di mafia che giudica la decisione del Csm «l’atto di completamento della distruzione del sistema democratico italiano»