La lista dei giornalisti assassinati in Russia, colpevoli solo di fare una informazione veritiera, si è di nuovo allungata: questa volta si tratta di Sergei Protazanov, 40 anni, giornalista di Grazhdanskoe Soglasie (Consenso civile), un quotidiano d'opposizione di Khimki, un piccolo centro alle porte di Mosca. Protazanov stava per pubblicare una inchiesta su un broglio elettorale, al centro del quale sarebbe proprio l’elezione del nuovo sindaco di Khimki, Viktor Strelchenko. A denunciare il fatto è stato l’editore del giornale, Anatoly Yurov, a sua volta più volte aggredito fisicamente, in diverse occasioni. Ha raccontato che Protazanov – menomato, perchè portatore di una protesi alla mano destra e dunque nella impossibilità di difendersi – era stato picchiato selvaggiamente sabato sera e lasciato per la strada mezzo morto. Qualcuno aveva poi telefonato alla moglie indicandole il posto dove poteva trovarlo. Lei lo aveva raggiunto e quindi portato subito al pronto soccorso, dove era stato visitato e poi dimesso. Ma l’uomo non stava bene per niente e il lunedì era spirato, probabilmente per le lesioni interne dovute al pestaggio. Però non è questa la versione che dà la polizia, secondo cui, infatti, il giornalista si sarebbe suicidato, assumendo una sostanza velenosa non ancora identificata, ma che certamente l’autopsia potrà stabilire.
Insomma: fra l’aggressione selvaggia e la morte non ci sarebbe alcun rapporto, ma soprattutto non ci sarebbe alcun rapporto fra la violenza subita e l’articolo che la vittima stava per pubblicare. E allora ci spieghino perchè la pubblicazione del giornale è stata sospesa: che ci azzecca - come direbbe qualcuno - con un suicidio? Ma ci azzecca eccome con lo scandalo che raccontava l’articolo di Protazanov.
“ Nel novembre del 2008, il direttore del quotidiano locale Khimkinskaya Pravda, Mikhail Beketov, era stato aggredito gravemente vicino alla sua abitazione e per questo era rimasto in coma alcuni giorni. Proprio lui aveva recentemente firmato, insieme a diversi abitanti di Khimki, una lettera aperta indirizzata al Presidente Medvedev e all'agenzia federale per il controllo delle risorse naturali (Rosprirodnadzor) in cui si denunciava il progetto di costruzione di un'autostrada nella foresta fortemente sostenuto dal sindaco, Viktor Strelchenko che lo scorso primo marzo era stato rieletto per un nuovo mandato, nell'elezione contestata da Protazanov. Le autorita' locali lo scorso 18 febbraio avevano acquistato, prima ancora della loro distribuzione nella cittadina, tutte le copie della Novaya Gazeta che aveva pubblicato il testo della lettera.” .
Non è difficile capire che c’è qualcosa di inquietante e oscuro in questa storia, come capita troppo spesso e in troppi casi ultimamente in Russia. E fra questi casi inquietanti e oscuri c’è certamente quella farsa del processo contro i presunti assassini – naturalmente assolti – di Anna Politkoskaja, una giornalista coraggiosa, massacrata nell’ascensore di casa sua, perché scriveva sugli orrori commessi in Cecenia dall’esercito russo. Anche Anna, come Protazanov, aveva un handicap fisico: stava perdendo progressivamente la vista. Vigliacchi dunque fino al midollo questi assassini: le loro vittime non potevano fisicamente difendersi e dunque loro non rischiavano niente, oltretutto certi di restare impuniti, perché protetti dai loro potenti mandanti.
Sembra inoltre che le telecamere fuori della casa della Politkoscaja non abbiano dato delle immagini utilizzabili, così come quelle presenti nel luogo dell’omicidio dell’avvocato Stanislav Markelov e della giornalista Anastasia Baburova. Che incredibile coincidenza! Ma è una bella coincidenza anche che uno si suicidi, dopo essere stato picchiato selvaggiamente.
E non è il solo “In passato altri collaboratori di giornali locali di opposizione erano stati picchiati. Il caso più grave è quello di Mikhail Beketov, direttore del quotidiano Khimkinskaia Pravda (la Verità di Khimki), brutalmente percosso a metà novembre: per un periodo è stato in coma, i medici gli hanno dovuto amputare una gamba ed è tuttora ricoverato in ospedale, dove ha continuato a ricevere minacce. L'avvocato di Beketov era Stanislav Markelov, il difensore delle cause cecene ucciso a Mosca a gennaio insieme alla giornalista Anastasia Baburova. Intanto anche un'altra pubblicazione dell'opposizione, Grazhdanskij Forum, ha chiuso, dopo che il suo direttore è stato pestato.”.
Se entrate nel sito del CPJ (Committee to Protect Journalists) troverete una statistica che dice che dal 1 gennaio 1992 al 31 dicembre del 2008 sono 723 i giornalisti morti facendo il loro lavoro. Di questi la maggior parte è ovviamente morta nelle zone di guerra, ma la seconda causa di morte è quella per ragioni politiche e in questa casistica rientrano i 106 giornalisti morti in Russia, indicata al 3 posto fra i 20 paesi in cui si registrano più giornalisti morti, dopo l’Iraq e l’Algeria. Sono cifre che fanno venire la pelle d’oca. Nel sito di Radio Radicale invece troverete l’elenco con tutti i nomi di questi giornalisti russi e come sono morti e perché. Molti di loro sono morti perché volevano raccontare della guerra in Cecenia e fra questi c’è anche l’italiano Antonio Russo, giornalista di Radio radicale, ucciso con lo schiacciamento del torace “…un metodo tipico dei servizi segreti sovietici. Russo era in procinto di rientrare in Italia per portare nuove testimonianze e documenti sull’atrocità della guerra in Cecenia. Il suo corpo privo di vita è stato trovato sulla strada dove si trovava la base russa di Vasiani.”
I giornalisti russi hanno la salute cagionevole e i giornali russi chiudono con molta facilità. Vi ricordate quella bella giornalista russa che nell’aprile dell’anno scorso, a Villa Certosa in Sardegna, chiese a Putin, ospite di Berlusconi, se era vero che avrebbe divorziato? Beh, certo, è difficile dimenticarlo, visto il gesto di Berlusconi, che mimava una mitragliatrice contro la giornalista. Bene: il suo giornale ha chiuso i battenti: così imparano a non farsi i fatti loro.
Noi sospettiamo che anche al cavaliere piacerebbe poter fare altrettanto e far chiudere quei pochi giornali che non sono suoi e che ancora hanno uno straccio di dignità e non si prostrano in ginocchio! E ci può pungere anche il sospetto che le sue aspirazioni vadano anche più in là: non ci dimentichiamo infatti una sua esternazione molto singolare in cui diceva di cercare un killer per uccidere Prodi…
Ma senza arrivare a tanto, a chiudere la bocca alla stampa prima o poi ci riuscirà e in modo apparentemente “legale”: il ddl Alfano contro le intercettazioni telefoniche è infatti un buon assaggio. Prevede non solo pene pecuniarie, ma anche sanzioni penali e il carcere contro i giornalisti che violino le sue assurde e antilibertarie disposizioni.
E gli italiani? Dormono. Dormono sempre: si fanno camminare addosso, con servile ignavia. Gli hanno tolto ogni diritto: quello di scegliere, di giudicare e di rimuovere, ma loro non fanno una piega. In tutto il mondo la gente protesta e si ribella, gli italiani no, restano fermi, narcotizzati, acciambellati nella loro pochezza. E con questa gente, non solo col cavaliere, non c’è alcuna possibilità di dialogo. In realtà in questo paese è impossibile dialogare con la stragrande maggioranza delle persone.
Il dialogo, infatti, è un esercizio di civiltà ed è dunque la cosa più difficile che esista, soprattutto perché c’è chi pensa che dialogare significhi appiattirsi sulle stesse posizioni. Solo chi è veramente democratico sopporta le differenze. Chi non lo è ha bisogno di rassicuranti eguaglianze. Chi non lo è vive la differenza come una intollerabile deformità. Chi non lo è parla con te per cercare di imporre le sue idee, non per ascoltare le tue. Chi non lo è riconosce sé stesso come sola pietra di paragone e misura di tutte le cose. Perché dunque – per fare un esempio calzante – ostinarci a cercare il dialogo con i cattolici integralisti? Perché imbarcarli nei nostri partiti? Loro non dialogano mai, loro credono di essere nella verità e di poter imporre le loro ottuse idee a tutti. Per colpa loro e della loro mentalità ristretta, chi in questo paese vuole nascere o morire con dignità deve andare all’estero. Loro stanno cambiando il nostro stato laico in uno stato intollerante, bigotto e integralista, ma possibile che dobbiamo farcelo dire da Fini?
Noi della sinistra dovremmo cominciare a infischiarcene di chi non è democratico ed è incapace di dialogare, senza inseguirlo più, senza aspettare che ci raggiunga. Dovremmo invece ricominciare a percorrere la nostra strada, perseguendo le nostre idee e ridando respiro ai nostri obiettivi e valori. Ci siamo lasciati intortare nelle loro spire, catturare nei loro monologhi privi di logica, ma pieni di sicumera fideistica e abbiamo perso la nostra identità, il nostro orientamento. Ritroviamo noi stessi: è fra tutte le emergenze di questo angoscioso periodo storico, la prima priorità.
Barbara Fois
Approfondimenti:
Per avere più notizie visitate il sito del CPJ http://www.cpj.org/deadly/ e quello di radio radicale
http://www.radioradicale.it/lista-di-giornalisti-uccisi-in-russia-negli-ultimi-anni
Alleghiamo inoltre il testo del ddl Alfano e il database dei giornalisti uccisi nel mondo