La mozione presentata dalla Lega e approvata dalla Camera nei giorni scorsi, che istituisce “classi di inserimento” per gli alunni stranieri che non superino un test linguistico e risultino al di sotto di non si sa quale livello o standard, non è solo un atto grave contro la scuola italiana e la sua tradizione pedagogica, l’impegno civile e democratico con cui la scuola tutta svolge il proprio lavoro avendo come riferimento gli articoli della nostra Costituzione.
Questo provvedimento è un atto grave contro l’infanzia e i suoi diritti, sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia approvata dall’Assemblea generale dell’ONU nel 1989 e ratificata dall’Italia nel 1994. Si dirà - e si dice - che serve proprio a quei bambini, a facilitare il loro inserimento e a dar loro più strumenti. Ma le cose non stanno così. La scuola ha dimostrato in tutti questi anni l’importanza e il valore di tenere insieme alunni di culture, religioni e tradizioni diverse. Se davvero si vuole una politica di integrazione e non di separazione (apartheid, si dice in inglese, ricorda qualcosa questa parola?) si finanzi la presenza dei mediatori culturali nelle scuole, si sostenga la politica di integrazione che moltissime scuole portano avanti e che viene messa a rischio proprio dalla insensata e irresponsabile politica di questo governo contro la scuola pubblica.
Questo provvedimento è un atto grave di razzismo (chiamiamo una buona volta le cose con il loro nome!) che va al di là della scuola. Si strumentalizzano infatti situazioni di disagio e di inserimento difficile, che certamente ci sono, ma che sarebbero solo aggravate da una politica separatista, che non può che offendere ogni coscienza democratica