In Parlamento in questi giorni il Governo cerca di far passare l’ennesima misura per aumentare la precarietà nel mondo del lavoro, aumentando il limite di utilizzo senza assunzione dei lavoratori somministrati da tre a quattro anni, un atto che aumenta l’enorme mostro del precariato che sta mangiando decine di vite, soprattutto giovani dall’inizio degli anni duemila, distruggendo qualsiasi prospettiva di stabilità, di risparmio, di crescita sociale.
Nel frattempo l’Unione europea dell’austerità e del riarmo sostenuto trasversalmente da centrosinistra e centrodestra sottoscrive un accordo capestro sui dazi con Trump, un altro velo di ipocrisia squarciato, viene messo finalmente nero su bianco che siamo una colonia dentro una organizzazione di colonie guidata da una novella “borghesia compradora” di partiti colorati dai nomi e dai colori più variegati possibili ma tutti accomunati dal fare gli interessi di gruppi internazionali, distruggendo il ceto medio, aumentando la disparità tra ricchi e poveri, contribuendo ai tagli alla spesa sociale e la deregulation economica. Una sudamericanizzazione di quel che resta dell’Europa, il continente che per anni ha dettato la linea al mondo e in cui la spocchia della sua classe dirigente, sia essa progressista da salotto o novella junker, nell’arco di pochi giorni si è vista piegata con le stesse armi con cui aveva piegato i propri fratelli deboli pochi anni prima, quando la troika affamava Italia, Spagna e Grecia a suon di minacce economiche.
Marx lo aveva anticipato: il capitalismo è la catena alimentare applicata all’economia, pesce grande che mangia il pesce piccolo, un sistema che accumula fagocitando se stesso, distruggendo senza costruire nulla di solido.
Vediamo gli effetti dell’attuale deregolamentazione economica, dell’assenza di controlli, della guerra tra partiti privi di ideologia ma rappresentanti lobby diverse con gli ultimi scandali apparsi sulle prime pagine dei giornali e che sanciscono la morte di un pilastro della società e dell’economia locale: l’urbanistica. Assenza di pianificazione, appalto dei servizi tecnici, controlli insufficienti e spesso impossibili a fronte di enti sottorganico, mal pagati, mal gestiti, sindaci e assessori trasformati in mediatori immobiliari.
Un bubbone che da anni chiunque avesse mai lavorato nel settore conosceva bene e al di là di quale giunta governasse, il sistema è oliato, è presente in tutte le grandi città d’Italia e sta solo alla bravura dei magistrati e alla stupidità dei politici locali se esso scoppierà oggi, domani, tra un anno, tra dieci anni.
È evidente che chi faceva le leggi ha dato la pistola e chi governava nel locale ha puntato l’arma e premuto il grilletto, è evidente a tutti che i meccanismi clientelari negli enti locali hanno prosperato con la deregulation delle norme, l’abuso della SCIA e la distorsione della legge sul procedimento amministrativo ne sono l’esempio concreto. Il mondo della speculazione internazionale si fonda anche sul mattone, sulle gentrificazioni mascherate da risanamento. Il clientelismo sugli affidamenti a entità di comodo, siano esse società commerciali o associazioni.
C’è davvero da stupirsi? Qualcuno pensava e affermava che entrare nel gorgo del bipolarismo avrebbe significato sporcarsi le mani ma per un bene più alto, il problema è che qualche nostro compagno di strada credeva di trovarsi davanti qualche sacrificio puramente ideologico, accettare qualche compromesso politico in cambio di una visibilità puramente testimoniale.
Evidentemente si ignorava che se si entra dentro un sistema, in una posizione di estrema debolezza, si accetta tutto ciò che quel sistema comporta, dalla deformazione del volontariato e delle esperienze sociali per il proprio tornaconto al diventare semplice esecutore della speculazione imperante nel nostro Paese, che ha tanto da dare ma soprattutto tanto da vendere a poco prezzo, al peggior offerente. Questo non vuol dire necessariamente violare la legge, la questione non è meramente morale ma sistemica, il neoliberismo distrugge tutto, se ne frega del colore politico e non esita a ricorrere a fondi pensionistici, speculazione mascherata in entità benefiche, multinazionali private, banche, cooperative storiche. Lo scopo è fare profitto, mascherare la distruzione del tessuto sociale come “necessaria” e conforme addirittura a principi tipici del progressismo, dalla finta rigenerazione milanese e bolognese arrivando allo scandaloso progetto di esercito europeo tanto sostenuto da destra e sinistra che dovrebbe portare l’UE ad essere una vera unione di stati. Come se una unione partisse da un esercito e non dai popoli.
Di fronte al crollo delle ipocrisie, che aspettavamo da anni, la soluzione rimane una proposta politica nuova, non meramente sloganistica e non buttata in campo giusto per mettere una bandierina, ma meditata e lavorata dal basso, con un solo motto: distruggere il vecchio per fare spazio al nuovo.
Studiare un nuovo modo di gestire le città, far rivivere la centralità del processo democratico a partire dagli enti locali, demolire le consorterie favorendo l’intervento pubblico, promuovere una nuova visione dei processi democratici, amministrativi e soprattutto del mondo del lavoro, guardando alla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alla cosa pubblica
.Rimettere al centro chi subirà la distruzione del sistema sociale italiano non solo per scendere in campo con proposte che proteggano le fasce più deboli ma con una visione di società che sia totalmente differente da quanto ci propina la politica locale e quella nazionale, vi sono altre visioni nel mondo fuori dall’Europa, vi sono altre forze nel mondo che non accettano i diktat di Washington.
L’eurocentrismo e la sua arroganza sono finite nel peggiore dei modi, non significa che il capitalismo non sia in crisi e non sia inattaccabile.