MORTI DI LAVORO : ANCHE GLI STUDENTI ASSASSINATI SUL LAVORO

di Umberto Franchi - 18/09/2022
Serve un sindacato che torni ad essere quello delle "sue storiche radici" nei luoghi di lavoro, capace di esercitare il conflitto necessario a livello articolato e generale
 - Si chiamava Giuliano De Seta , aveva 18 anni, frequentava il 5¤ anno in un Istituto tecnico di Portogruaro, ma per ottenere i crediti necessari al fine di ottenere il diploma , in base ad una infame legge chiamata " legge della buona scuola" voluta dai padroni di Confindustria e sostenuta dai partiti di centrodestra e centrosinistra con in testa Renzi, era stato obbligato a fare lo stage "scuola-lavoro";
- così appena iniziata la scuola Giuliano e' andato a lavorare gratuitamente, in una azienda metalmeccanica "BC SERVICE" a Niventa Piave (Venezia) , e subito il secondo giorno di scuola, iniziano di nuovo gli assassinii sul lavoro con la morte di Giuliano ;
- In questo contesto la Ministra per le pari opportunità e famiglia Bonetti, (Italia Viva) ha subito messo le mani avanti dicendo : " la legge non si tocca ed i progetti scuola lavoro sono validi" , dobbiamo solo garantire più sicurezza nei contesti educativi e lavorativi (sic);
- cosi , come e avvenuto a gennaio 2022 per il diciottenne Lorenzo Parelli e nel febbraio 2022 per il sedicenne Giuseppe Le Noci, ed ora per Giuliano De Seta , gli studenti continueranno ad essere assassinati a sostengono di uno sviluppo economico sbagliato , distorto, tutto basato sul risparmio del costo del lavoro, dove per aumentare i profitti , lor signori "imprenditori", non solo non effettuano la formazione e gli investimenti necessari per la prevenzione e sicurezza , ma cercano di incrementare la produzione togliendo anche i dispositivi di sicurezza esistenti.;
-oggi in Italia ogni giorno , nei luoghi di lavoro , muoiono 3 lavoratori . Le morti non sono "incidenti sul lavoro", ma causate dal mancato rispetto delle regole delle norme legislative esistenti e dai processi produttivi ed organizzativi del lavoro, dove la stragrande maggioranza delle imprese italiane, vedono gli investimenti da destinare alla prevenzione e sicurezza come costi aggiuntivi da evitare o limitare alla sola applicazione burocratica della legge n.81 "Testo unico Sulla sicurezza" , riempiendo gli appositi moduli assieme al medico competente, RPP ed RLS;
- inoltre le imprese adottano un modello organizzativo distorto attraverso lo sfruttamento dei lavoratori che vengono assunti in attività lavorative , con contratti precari, flessibili, in appalto, subappalto, in affitto, in false cooperative, contratti pirata... dove ogni giorno chi si reca al lavoro non sa se fara' ritorno alle proprie abitazioni e circa 1.400 di loro ogni anno non faranno ritorno ma verranno uccisi sul lavoro da cause che chiamano "incidenti" ma che in realtà sono omicidi.
Di fronte a questo scenario servano a ben poco i "protocolli di intesa" tra le istituzioni e parti sociali, fatti nei territori... e non servano a niente nemmeno le denunce agli ispettorati del lavoro ed i controlli nei luoghi di lavoro da essi effettuati, in quanto nel marzo del 2009 Berlusconi depenalizzo' la legge "Testo Unico Sulla Sicurezza" e i datori di lavoro sapendo che non andranno mai in galera, preferiscono pagare una multa anziché fare gli investimenti necessari sulla prevenzione e sicurezza degli impianti lavorativi.
Quello che il sindacato Confederale dovrebbe fare, e' aprire subito una vertenza nazionale con al centro :
a) assemblee in tutti i luoghi di lavoro per identificare assieme ai lavoratori, ai tecnici dei servizi ispettivi ed ai medici i rischi esistenti ed imporre la eliminazione dri rischi tramite gli investimenti e gli interventi formativi necessari a tutte le imprese ;
b) chiedere e rivendicare l'abolizione della legge che prevede l'alternanza scuola lavoro ;
c) chiedere e rivendicare l'abolizione della legge "Biagi" che prevede 45 forme di lavoro precarie e flessibili;
d) chiedere e rivendicare il ripristino dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori impedendo così che i lavoratori siano obbligati a dover accettare vessazioni e ricatti di licenziamento senza un giusto motivo da parte dei datori di lavoro;
e) fare una campagna di sensibilizzazione nelle fabbriche e luoghi di lavoro , affinché d'ora in avanti i lavoratori rifiutino ogni forma di lavoro a rischio.
Per tutto questo serve un sindacato che torni ad essere quello delle "sue storiche radici" nei luoghi di lavoro, capace di esercitare il conflitto necessario a livello articolato e generale.
Umberto Franchi     

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