Il vaccino non evita il contagio, è vero. Ma abbassa la carica e quindi anche la possibilità di contagiare. Tutela il singolo che, statisticamente per la maggiore, prende il covid nella forma di un’influenza passeggera che sparisce in pochi giorni. Facciamo un esempio pratico: scoppia un focolaio in azienda. Si ammalano un tot di persone. Ma sono tutte vaccinate, quindi la carica è bassa. Questo evita che un intero reparto venga contagiato. Alcuni possono quindi continuare a lavorare, stringendo i denti, evitando che l’azienda non riesca a mantenere fede alle consegne. Perché, per quanto sbagliato, il mercato è cosi: se non rispetti le tempistiche a perdere clienti ci metti un attimo. E se perdi clienti perdi fatturato. Se perdi fatturato, la prima cosa che tagli sono posti di lavoro. Poco dopo rientreranno gli altri, e tutto tornerà alla normalità.
A questo serve vaccinarsi. A tutelare se stessi, gli altri ed il lavoro. La lotta contro il green pass non ci entra nulla con la lotta per i lavoratori, tantomeno con la lotta di classe. Anzi è proprio il suo opposto. Fonda la sua ragione sull’individualismo più egoista, ovvero una delle categorie mentali su cui vive l’iper-liberismo più aggressivo: conto io ed io soltanto e devo riuscire a mettere il mio benessere al di sopra di tutto, anche a scapito del mio vicino.
La vera lotta sarebbe dovuta essere sulla vaccinazione obbligatoria e sulla tutela di quei lavoratori che, per motivi di salute, erano impossibilitati a farlo. Per evitare che le aziende potessero usare cavilli di vario tipo per discriminare singoli lavoratori. Questo a tutela di tutti i lavoratori e delle aziende stesse che, piaccia o no, sono quelle che danno lavoro.
Quando ci si presenta al tavolo battendo i pugni, bisogna farlo stando dalla parte della ragione. E chiedendo contratti migliori, salari migliori, orari migliori. Non per difendere la libertà di un singolo di fregarsene della collettività. Se un sindacalista non capisce questo, forse è meglio non faccia il sindacalista.
Jacopo Mondini
Quando ci si presenta al tavolo battendo i pugni, bisogna farlo stando dalla parte della ragione. E chiedendo contratti migliori, salari migliori, orari migliori. Non per difendere la libertà di un singolo di fregarsene della collettività