I fatti
A scatenare il battibecco fra Lilli Gruber ed Enrico Mentana, che gli aveva passato la linea con 15 minuti di ritardo, sono state le parole pronunciate lunedì da Gruber , che – in avvio del suo programma su la 7 “Otto e mezzo” – ha detto: "Benvenuti alle 20.46 e non alle otto e mezza. E neanche a Otto e mezzo. L'incontinenza è una brutta cosa". Al che Mentana ha risposto, piccato, in conclusione del tg di martedì sera: "Ieri sera siamo andati un po' lunghi con il telegiornale: era una giornata cruciale, importantissima: la prospettiva di pace in Medioriente, la tragedia di Casteldaccia, vicino a Palermo. In più, come ogni lunedì, c'erano i nostri sondaggi e l'appuntamento con il Data Room di Milena Gabanelli. Come ogni lunedì, siamo andati un po' lunghi, me ne scuso con i telespettatori. Un po' lunghi, come era prestabilito e concordato con chi dirige questa rete". Quindi l'affondo: "Chi ci ha seguito, Lilli Gruber, ha avuto parole molto sgradevoli e offensive nei confronti del sottoscritto: sono qui da 14 anni e non ho mai offeso nessuno. Gradirei reciprocità e che nell'azienda non ci fosse il mutismo che accompagna la vicenda da 24 ore.” Mentana si riferisce al fatto che nessuno alla 7 si è schierato dalla sua parte, ma tutti hanno mantenuto un diplomatico silenzio e infatti ha chiosato "Un giudizio da cui finora nessuno tra i vertici di La7 ha sentito il bisogno di prendere le distanze. Piccolo episodio, ma molto indicativo. A questo punto le distanze, come è doveroso, le prendo io, dai maleducati e dagli ignavi".
Qualcuno dirà che si tratta – visto il confronto, in uno scenario da fine del mondo, con la gravissima situazione internazionale – di una tempesta in un bicchier d’acqua, una bega da condominio, qualcosa che non vale la pena di discutere e di prendere in considerazione e sul serio. Non sono d’accordo: se Mentana va via dalla 7, come qualcuno ha paventato, che caspita di Tg vedremo ogni giorno?? Infatti l’unica informazione decente che è rimasta in questo paese è concentrata in sole due emittenti: la 7 appunto e Nove. Sulla Rai non si può più contare: come hanno detto gli stessi giornalisti Rai in sciopero, perché è diventata il megafono della Meloni.
Infatti i giornalisti del servizio pubblico italiano sono scesi in sciopero dalle 5,30 di lunedì 6 maggio fino alle 5,30 di martedì 7. Tra i motivi l'Usigrai, il sindacato giornalisti Rai, denuncia il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico e il tentativo di ridurre la Rai a megafono del governo.
I motivi dello sciopero dei giornalisti Rai sono diversi: “ prima di tutto protestare contro le scelte del vertice aziendale che accorpa testate senza discuterne col sindacato, non sostituisce coloro che vanno in pensione e in maternità, senza selezione pubblica per nuove assunzioni e senza stabilizzare i precari, taglia la retribuzione cancellando il premio di risultato.” Sono questi i motivi principali dello sciopero indetto dai giornalisti del servizio pubblico. Ma non solo.
"In questi giorni - prosegue il comunicato Usigrai – è diventato di dominio pubblico il tentativo della Rai di censurare un monologo sul 25 aprile, salvo poi, in evidente difficoltà, cercare di trasformarla in una questione economica. Preferiamo perdere uno o più giorni di paga che perdere la nostra libertà, convinti che la libertà e l'autonomia del servizio pubblico siano un valore di tutti. E la Rai è di tutti".
Il 3 maggio si è celebrata la Giornata mondiale della libertà di stampa. E Reporters sans frontiere (RsF), come ogni anno stabilisce una classifica della libertà di stampa e di informazione nei vari Stati e l’Italia è scesa di ben 5 posti: "Alcuni gruppi politici alimentano l’odio e la sfiducia nei confronti dei giornalisti insultandoli, screditandoli e minacciandoli - si legge nel report che accompagna la classifica di quest'anno - Altri stanno orchestrando un’acquisizione dell’ecosistema mediatico, sia attraverso media di proprietà statale sotto il loro controllo, sia attraverso media di proprietà privata attraverso acquisizioni da parte di uomini d’affari alleati. L’Italia di Giorgia Meloni (46esima) – dove un membro della coalizione parlamentare al potere sta cercando di acquisire la seconda più grande agenzia di stampa (Agi) – è scesa di cinque posizioni quest’anno".
Dunque allora si può capire come lo scontro Gruber-Mentana non sia solo una rissa da pollaio, un bisticcio fra “prime donne”, ma sia un pericolo per l’informazione dei cittadini, per cui ci auguriamo davvero che la cosa rientri con la massima responsabilità dei due contendenti.
Una situazione simile si era verificata su Rai3 anni fa, fra Bianca Berlinguer che conduceva “Carta Bianca” e Maurizio Mannoni che veniva dopo di lei col programma “Linea notte”. La cosa era molto disturbante soprattutto per gli spettatori che volevano vedere i TG regionali delle varie Regioni (che venivano mandati in onda durante “Linea notte”) e che finivano per essere ostaggio delle ripicche fra i due. Vogliamo sperare che non accada anche in questo caso, anche perché i tempi sono molto cambiati e sono molto pericolosi per abbandonarsi a ripicchette, a dispettucci e a insulti personali. Per favore, arrivate a un accordo almeno voi! E che diamine: un po’ di misura e di maturità sarebbe davvero apprezzata!
Barbara Fois
Qualche approfondimento