Il piano Mattei

di Corrado Fois - liberacittadinanza.it - 06/09/2025
L’Europa è diventata ricca grazie allo sfruttamento dell’Africa, oggi gli Africani ne sono consapevoli- Desmond Tutu

Riprendo un pezzo che ho scritto un anno fa e più. Il tema era allora appena un abbozzo, ma oggi parrebbe diventato più preciso, tanto da essere stato presentato questa estate in pompa magna. Guardo al piano del Governo per la cooperazione con i paesi africani – il cosiddetto Piano Mattei - che, secondo la premier Meloni, porterebbe equo interscambio e risolverebbe alla radice il flusso migratorio da Sud. Mica poco, direi. Tuttavia non ho visto, né vedo, grandi riflessioni nella stampa per bene e tantomeno prese di posizione della, diciamo, opposizione, almeno per capire meglio di che si tratta e poi tentare, magari, di spiegarlo agli Italiani. Mi rendo perfettamente conto che le convulsioni di De Caro per la candidatura Vendola o le polemiche di De Luca siano per politici e giornalisti italici ben più importanti di un continente intero, ciononostante correrò il rischio di avventurarmi in un tema così secondario. Ripropongo dunque il vecchio pezzullo, riaggiornato e magari più avanti scriverò ancora e più seriamente sul tema, che ritengo molto importante. Naturalmente quando ne avrò capito i dettagli tecnici, per loro natura molto più significativi di ogni dichiarazione.

Scriveva Desmond Tutu ..Quando i missionari giunsero nelle nostre terre africane tenevano la Bibbia in mano e ci dicevano di pregare. Riaperti gli occhi, eravamo noi a tenere la Bibbia in mano e loro a possedere le nostre terre. Mi domando che diamine di colpa originale debbano scontare gli africani. Non hanno pace. Da cinque secoli vengono derubati, intossicati con le religioni, uccisi coi fucili. Sono prima manipolati ed illusi, depredati delle loro ricchezze e poi irrisi, sempre travolti nella quotidianità della vita dalla violenza colonialista. Ieri come oggi.

Ad esempio: da circa centocinquant’anni belgi ed olandesi rubano i diamanti del Congo. Allora, al principio, quel modesto e corrotto re del Belgio, Leopoldo, imponeva il taglio delle mani per chi si opponeva al furto. Oggi le milizie congolesi, marmaglia al soldo delle multinazionali, praticano la stessa orribile usanza ma sono cambiati i ladri. A rubare non sono più sovrani sanguinari e megalomani ma le grandi aziende del diamante, un mercato che vale 18 miliardi all’anno. Invece la Francia, che ancora non sa rinunciare al suo ruolo di potenza colonialista, usa altri mezzi. Dal secondo dopoguerra i vari governi di ogni colore incatenano interi paesi alla loro valuta sintetica quel afro franco così utile per il controllo politico attraverso l’apparato finanziario ( https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_CFA  ) Una vera mascalzonata che gonfia il debito e rende sterile il faticoso sviluppo. Sempre dal secondo dopoguerra sono proliferate le attività in Africa delle multinazionali sia inglesi che americane in cerca prima di petrolio ed ora di coltan uranio e terre rare. Sullo sfruttamento intensivo delle multinazionali un link che riassume bene ( https://www.osservatoriodiritti.it/2020/11/26/multinazionali-in-africa/). Per ultimi, nel 3° millennio, sono sbarcati i russi ed i cinesi che organizzano golpe, comprano spazio, terra, coste, fiumi costruiscono porti e ferrovie. Affamati e voraci come gli europei, ma più astuti, più cerimoniosi come sono i capitalisti orientali si sono insinuati ovunque. In proposito: ( https://www.cespi.it/it/ricerche/linfluenza-asimmetrica-della-cina-della-russia-africa )

Per ultimi, con il progetto Meloni ecco dopo 80 anni riaffacciarsi gli italiani. E’ la nuova e cruciale strategia dell’Italy for Africa. Che fa tanto concertone Live Aids.

Questa iattura mancava al Continente senza pace: rivedere gli italiani seduti nel giardino di casa loro. Questa volta non per cercare l’acqua, come ai tempi dell’ italietta rurale e fascista, ma minerali preziosi. Infatti con le braghette corte la sahariana ed il cappello coloniale areato in testa, come Sordi in un film da rivedere ( https://www.youtube.com/watch?v=ltYzLIH2eRQ ) , ecco che arriva la sora Giorgia.

Piccola e rapida come una 500 Abarth, la/il Premier sfreccia verso sud mentre dai finestrini aperti della vetturetta sgorgano a tutto volume le note, ben note. Faccetta nera/ bell’abissina/ aspetta e spera che già l’ora s’avvicina. Vabbè dai, battuta ovvia ma ci sta, il tutto è gratis. Sotto il cappello in tela tricolore le gira un’idea da mesi e mesi. L’ha chiamata il Nuovo Piano Mattei. E’ salita sullo sgabello di cucina, con le mani sui fianchi ed il mento in alto, e l’ha annunciato al Paese, con a destra Mattarella detto repetita iuvant ( sed continuata secant ) e dall’altro lato l’ineffabile Von Der Layen. Stupendo trittico europeo. Opportuno come D’Alema alla sfilata d’armi cinese.

Tutti i suoi sodali, ma pure tutti gli italiani, guardando la peperina che ad occhioni sgranati annunciava il progetto epocale erano un filo perplessi. Ma di chi parla?? Pare che La Russa abbia commentato, con le mani a carciofo agitate su e giù.. uora kuminkia sarebbe ‘stu Don Mattei?

Che voleva realizzare, davvero, Mattei?

La signora Meloni parla di un personaggio straordinariamente importante mai davvero ricordato, ma sempre citato. Un tempo all’uopo, ma ora parrebbe a capocchia dato che l’idea generale del Governo ricalca direi assai male a prima lettura, ben altre idee. A loro tempo assolutamente rivoluzionarie. Ripassiamo the lesson about. In proposito ricordo un bel film di Rosi con Volontè: Il caso Mattei e per chi desideri rivivere compiutamente un personaggio cruciale nella storia recente d’Italia allego un opportuno link alle teche di Atlantide, la bella rubrica del caro e compianto Andrea Purgatori https://www.la7.it/atlantide/rivedila7/atlantide-1962-il-caso-mattei-missili-e-petrolio-27-10-2022-457520

Enrico Mattei ha guidato l’ENI dal dopoguerra fino a che non è stato assassinato. Un uomo davvero speciale, un manager visionario, concreto, fattivo e senza riposo. Dopo aver fatto la guerra partigiana nelle brigate badogliane, venne spedito dal nuovo governo repubblicano a gestire l’ENI. Lo fece assai bene. All’inizio, e per un pochino, in modo disciplinato e prudente. Poi capì come buttava il futuro del pianeta e cambiò marcia. Nacque così il suo progetto Italia/Africa. Fu il Giorno, la testata direttamente finanziata da ENI ( la diressero però sempre uomini liberi come Baldacci, poi Italo Pietra, capo partigiano, e Gaetano Afeltra ) a chiamare il bilaterale piano Mattei. Un po' agiografico, ma ci sta. L’uomo meritava molto rispetto, ed amava le lodi.

L’ingegnere si era cacciato in testa un’idea incredibile: portare l’Italia tra le grandi potenze economiche internazionali senza fare debito pubblico e senza drogare la domanda del mercato interno. Come purtroppo hanno fatto tutti i vari governicchi.

In che modo realizzare un tale miracolo? Facendo dell’Italia un’acquirente diretto del petrolio ( non era così allora. Potevamo comprare solo dagli americani. Libertà obbligatoria, no? ) e dunque diventare un paese indipendente energeticamente. In questo modo avrebbe finanziato lo sviluppo economico del Paese senza debito, anzi tagliando approssimativamente del 70% il costo base dei processi produttivi, l’energia. Quel capestro che da sempre strangola la nostra capacità di competere. Immaginiamo per un attimo un’Italia che acquista energia a prezzi da competizione, produce a basso costo le sue eccellenze, dialoga alla pari con le potenze mondiali. Era questo il sogno di Enrico Mattei. Questo il suo obiettivo.

Ma non voleva fermarsi lì. Era un uomo concreto e cinico e sapeva molto bene che competere nel sistema capitalista è come giocare al biliardo. Vuol dire non solo fare bene la propria parte, ma rendere difficile agli altri fare la loro. Sviluppò dunque una strategia a doppio schema. Da un lato diventare acquirente privilegiato, offrendo alla fonte – i paesi africani - prezzi d’acquisto più alti ( per noi sempre meno che acquistare da seconde mani ) dall’altro imporre uno scossone al prezzo di mercato del petrolio stroncando i profitti abnormi delle grandi oil companies americane, inglesi e francesi. Queste potenze coloniali – avide come sciacalli con il verme solitario - monopolizzavano l’oro nero, per tutti i ‘50 e primi ’60 del secolo scorso, pagandolo veramente una miseria.

Era questo -in sintesi assai rozza- la base del famoso piano Mattei oggi così citato, impropriamente. Ma l’Ingegnere intendeva andare oltre. Voleva costruire delle bilaterali commerciali con i paesi africani, da un lato comprare il petrolio ed il gas a prezzi giusti, dall’altro finanziare a tassi di interesse agevolati i paesi africani sostituendo con le allora banche di stato – BNL ad esempio - le avide banche private americane o inglesi e francesi. Quindi creare opportunità di sviluppo economico in Africa determinando allo stesso tempo un nuovo mercato per i nostri prodotti. Automobili, supporti di elettrica ed elettronica, componentistica, macchinari. Bisogna ricordare che allora l’Italia industriale era sorprendentemente attiva. Era vivace ed innovativa, animata da personaggi come Olivetti o Pirelli, creativi ed anche lungimiranti, ancorché schiettamente capitalisti. Così eravamo prima che l’influenza angloamericana per il tramite della DC, stroncasse con leggi cervellotiche e burocrazie avide la nostra capacità. Eravamo così prima che professori tromboni ed autoreferenziali svendessero il patrimonio industriale dello Stato e le banche. Questa era l’Italia prima che governanti corrotti e mediocri, facessero leggi ad personam od altri direttamente prezzolati la mandassero al macero. Colpa di tutti loro, non delle rivendicazioni salariali e del movimento di massa, come invece si cercò di raccontare.

Mattei per quel progetto, davvero potente e rivoluzionario, venne assassinato.

I mandanti di quell’omicidio furono le multinazionali del petrolio con l’avvallo dei governi di Francia, USA e Regno Unito, singolarmente od in combutta poco conta. L’hanno fatto ammazzare da killer di piazza in Sicilia. Quelli che dal dopoguerra vengono noleggiati dal sistema di interessi che quando ha bisogno usa la mafia – chiamiamola così per convenzione – che fornisce sia i sicari che il ruolo di facile colpevole e comodo alibi. In cambio cosa gli è stato dato è ben noto.

Mattei è stato ucciso perché ha fatto quello che non si deve mai fare: ha toccato i profitti capitalisti. In occidente chiunque può dire ciò che vuole, siamo nelle democrazie liberali. Come Travaglio che dice ciò che crede e non rischia di certo come Navalny, buon’anima. Ma se tocchi interessi veri, soldi e profitti allora si scopre cos’è la democrazia liberale: la faccia incipriata del capitalismo, che in un attimo pratica il potere come un’oligarchia.

Mattei, come se non bastasse, fece assai di più che un bilaterale ed assai meglio di un master alla Bocconi: insegnò ai neo nati governi africani che si può e si deve negoziare. E guarda il caso si può persino vincere il negoziato. I capi dell’Africa di allora lo impararono assai bene. Infatti sono stati ammazzati uno dopo l’altro. Da allora i capi di stato africani che disturbano vengono messi giù, o se servono vengono tirati su con golpe militari voluti, pagati e sostenuti dalle potenze internazionali neo colonialiste. Dalla Francia all’America fino alla Russia e alla Cina.

Mattei è stato ucciso per punirlo, per dare un esempio e per continuare a sfruttare senza tregua un intero continente ed è stato ucciso da quei governi citati come possibili responsabili della sua morte perché erano, storicamente e fattualmente, delle autentiche merde. Nel tempo non sono migliorati.

Il piano della signora Meloni porta il nome di Mattei e basta. Sta nella scia del celebre aiutiamoli a casa loro. Ha obiettivi globalmente modesti. Non che sia sbagliata l’idea, ovviamente, è solo gestita in modo superficiale, velleitario ed un filino sciatto. Come è prassi di ogni governo italiano.

Comunque una cosa va detta.. almeno lei, che sciocca non è, ha citato e ricordato un momento unico della nostra storia repubblicana, dove davvero abbiamo intimorito il potere internazionale. Se qualcuno delle giovani generazioni – incuriosito dal nome – è andato a cercare la storia del piano Mattei ha scoperto molte cose della nostra storia, dalla corruttela politica dell’allora DC alle complicità con i trust internazionali al cinismo sanguinario dei petrolieri. Bene, è una crescita toccare con mano la realtà. Poteva farlo anni e anni fa il signor Prodi, ma Mattei gli veniva troppo grande da maneggiare. Potevano ricordarlo Renzi o Letta, ma forse nemmeno lo conoscono. L’ha solo ricordato Draghi ed a seguire la signora Meloni. Da cui si capisce – per l’ennesima volta - che razza di cose inutili abbiamo messo al governo.

Raccogliendo commenti ben più autorevoli, dicevo che l’idea ha un suo costrutto, ma l’Italia non è più una potenza autonoma che può gestire in proprio un cambio di indirizzo. Ormai vive dentro un aggregato governato prevalentemente da Germania e Francia che hanno altre priorità ed altri orientamenti. Specie la Francia storicamente colonialista. In più non abbiamo una lira da mettere sul tavolo dei negoziati con l’Africa. Quindi il piano della Meloni è in realtà il pianino da bambini di Shroeder ( vedi Linus ). Solo che lei non ci suona sopra Beethoven, ma stralunate marcette elettorali. Ormai il nostro è un Paese debole. Per decenni è stato dissanguato dalle politiche dissennate messe in campo da ogni governo. La Repubblica è stata calpestata da una mandria di politicanti che oscilla tra l’imbarazzante, il dannoso, il drammatico. Lo sappiamo, ma toccarlo con mano un pochino accora ed indigna. Quanto meno.

Per caso e poi per pura curiosità, ho riguardato le copertine di Crozza del vecchio Ballarò. Si trovano facilmente su YouTube. Iniziava il secondo decennio del secolo. Appare incredibile la quantità di cose orrende o meschine che un comico ha portato alla ribalta ed è imbarazzante che nessuno le abbia perseguite con accanimento nel tempo, le abbia denunciate senza sosta. Ed è triste che tutti noi Cittadini, sommersi dalla rutilante caterva di nuove porcate, le abbiamo rimosse dalla memoria.

Da quelle copertine di dieci minuti emerge una lista di ruberie sprechi corruzioni infinita. Sembra che in 40 anni abbiano bruciato qualcosa prossimo ai 200 miliardi in opere inutili buone solo ad arricchire speculatori e politicanti. Come sarà il prossimo ponte di Messina. Non è cambiato niente. Niente. Con buona pace dei cultori di mani pulite.

Dalla prima repubblica ad oggi i parlamentari –che ad ora di soldi, prebende e parenti trainati a bordo sono bipartisan - si sono votati una cinquantina di aumenti di stipendio e rimborsi vari. I parlamentari italioti erano da sempre i meno controllabili di tutto l’occidente, grazie a qualche conflitto di interesse dei Costituenti, per questo ora sono diventati i più pagati al mondo.

Le loro complessive retribuzioni valgono ben più della media europea in un Paese che paga operai, poliziotti, infermieri e medici meno della metà del resto d’Europa. Per retribuire in modo oneroso il loro compito modesto i politicanti italioti pagano in modo modesto chi svolge compiti onerosi.

Dalle tubature definitivamente rotte della politica italiota rigurgitano liquami che imbrattano la Repubblica Nessun partito, nessun segretario, nessun organo costituzionale sa porvi rimedio, perché nessuno vuole davvero mettere a rischio il suo ruolo. Chi tocca i privilegi muore, a volte veramente.

Non è più una casta questa roba qua. Ormai è una crosta, sopra piaghe infette.

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