Credo che oggi, dinnanzi alla confusione prodotta in tutti noi da ciò che accade e da quel che temiamo potrebbe accadere, sia necessario saper ragionare con una buona dose di realismo e di fattualità. Ed anche con un radicamento di parte, con un ancoraggio ideologico, la sola cosa che consenta di non farsi travolgere da sentimenti ed emozioni prodotti da un sistema di comunicazione pervasivo,maneggiato e fuorviante. Avverto che si corre il rischio serio di finire immersi , inconsapevolmente, in quel common sentiment voluto dalle attuali dirigenze.
Mi sembra che in molti , amici compagni commentatori , gli schemi di ragionamento si decompongano e riassemblino con velocità impreviste. Vedo garantisti accusare senza prove concrete, pacifisti diventare armaioli, persone di sinistra ragionare come la destra.
In una qualche misura è anche comprensibile cambiare le prospettive del ragionamento, perché se il nostro modo di interpretare la realtà assomiglia ad una inflessibile barra di acciaio si rischia di sbagliare. Un sistema rigido immerso in un insieme fluttuante non resta stabile. Ondeggia la base? Ondeggia la barra che vi è immersa. Insomma.. se tutto il contesto muta si diventa contraddittori anche restando coerenti con i propri principi. Tuttavia..adeguare la propria posizione politica con eccessi di flessibilità è altrettanto pericoloso, perché la snatura.
E’ in questo dilemma , rimanere fedeli ai propri principi base od adeguarli ai tempi, la base della confusione ( sia ideologica che fattuale ) che accompagna l’attuale processo di valutazione del popolo della sinistra, italiana ed internazionale. Il prodotto di tale dilemma è ovviamente la contraddizione ed il conseguente sconcerto. L’avverto in me, la vedo in altri.
Prima di venire al dunque che mi interessa direttamente, propongo qualche piccolo esempio di contraddizione valutativa in cui siamo inciampati ..
Guardiamo alle elezioni di Francia. Certo vi è un grande sollievo nella vittoria di Macron, se la guardo da un punto di vista di coerenza antifascista, come fu a suo tempo il dire .. meglio Churchill che Mussolini. Resta tuttavia scoperto un punto : il distinguo tra i due candidati francesi in materia sociale era/è solo artificio retorico perché i due programmi di gestione della cosa pubblica differiscono per qualche punto percentuale di prelievo fiscale e qualche anno in più nell’età pensionistica. La sostanza di base , quel non affrontare il radicalizzarsi delle diseguaglianze , è assolutamente condivisa. Quindi : festeggiamo uno scampato pericolo.. ma in chiave simbolica, non di sostanza … in fondo, un giudizio contradditorio.
Guardiamo alla presidenza Biden. Certo vi fu grande sollievo nel togliere di scena quel pallone gonfiato di Trump, ma se guardo all’amministrazione del pensionato vedo che non ha risolto nulla , ne la riforma sanitaria ne l’operato della polizia ne la politica estera in cui appare un vecchio bizzoso. Imbarazza inoltre vedere uno degli uomini più potenti del mondo dire/fare cose inopportune e scendere dal palco a stringere la mano al coniglio Harvey, l’amico immaginario del film di James Stewart. Quindi ho festeggiato l’uscita di scena di uno mentre mi contraria la permanenza dell’altro.
Prendo , infine, un altro esempio di contraddizione generata dall’interpretazione . Guardiamo alla pandemia, alla fitta polemica vax/no vax che è costata a tutti qualche inimicizia anche con persone storicamente vicine.
In quell’oggetto di polemica ( ..oggi risolta dal governo che è il primo a contraddirsi coi green pass.. vabbé ) ho visto blaterare di complotti alcuni millenaristi cazzoni alla Fra Cipolla ed alcuni palloni gonfiati alla Belpietro, gente facile da scordare. Tuttavia nell’area dubbiosi&sfiduciati c’erano anche Cacciari e Freccero , due persone che considero degne di stima e di attenzione. Del resto se guardo a me vedo uno che si è vaccinato tre volte pur avendo l’intima convinzione di alimentare un business e che ha fronteggiato i no vax/no green pass con discreta ruvidezza , pur avendo la profonda convinzione di essere amministrato da incompetenti manipolatori e che le soluzioni adottate fossero una sgangherata accozzaglia di misure inopportune. Perché l’ho fatto? Per il mio modello di contraddizione..
Ed ora , partendo da questi esempi di confusione, veniamo al punto su cui vorrei dire la mia..
Le polemiche sull’Anpi
Come tutti sappiamo a proposito delle celebrazioni del 25 Aprile scorso l’ Anpi ha discostato , con una certa tiepidezza comunque, la nostra resistenza da quella Ucraina.
Sento dire da molti commentatori ed amici che è stata una dichiarazione avventata, che gli ucraini sono dei resistenti come i nostri partigiani , ed altre cose del genere. Francamente vedo, anche qui, contraddizione.
In astratto dichiarare le simmetrie tra i due eventi ha una sua forte pregnanza. Volando in alto e usando categorie molto generali potremmo dire .. tutti quelli che si battono per la loro libertà hanno ragione. Questa è la natura prima del pensiero illuminista. Infatti lo diceva già Thomas Paine nel settecento. Però poi è venuto il marxismo ed ha posto in evidenza un distinguo di classe, e la questione si è complicata mutando essenza … per la libertà di chi?
La nostra lotta fu assai differente , non solo per la diversità dei tempi e del contesto, ma per la natura principale della lotta stessa. In Italia un pugno di donne ed uomini, secondo Parri non più di qualche decina di migliaia in tutta Italia, si è battuto armi in mano contro i fascisti ed i nazisti. Non è stata una guerra civile, perché la maggioranza degli italiani se n’è fottuta. E’ stata dunque una resistenza ed essa partiva da alcuni punti fermi di natura ideologica. Dunque fu una guerra politica.
Per alcuni versi la resistenza fu anche ecumenica. Tra i militanti c’erano monarchici e liberali, socialisti e comunisti ..diversi anarchici con le loro brigate dimenticate dalla storiografia stalinista. C’era persino qualche democristiano. Tutte queste donne ed uomini si battevano per la libertà ?.. Certo. in quel momento era un valore supremo perché se ti imprigionano la prima cosa , essenziale, è levarsi di dosso le catene della dittatura.
Ma la natura di fondo, l’essenza strutturale della resistenza era profondamente politica.. altrimenti tutti noi non la chiameremmo antifascista.
Il primo distinguo, tutt’altro che sottile, tra la nostra resistenza e la guerra in Ucraina è tutto in questo .. in Italia ( come in Francia ..in Olanda e Belgio etc.. ) ci si batteva contro un potere verticale , contro un governo golpista che aveva mutilato identità di parte, soffocato la dialettica di classe, imprigionato i diversi. In Ucraina – al contrario - siamo davanti ad una difesa nazionale , ad una guerra patriottica … più simile a quella russa contro l’invasione tedesca.
Nel primo caso , sotto la guida di partiti e movimenti politici, una ristretta parte di Persone si batté contro il potere locale, di fatto configurando un evento rivoluzionario. Nel secondo , il caso Ucraina, una nazione ed una classe dirigente, corre il rischio di soccombere ad un’altra e su questo punto, sulla sussistenza dei propri confini mobilita il Popolo.
Se passiamo dall’empireo del ragionamento .. chiunque si batta per la libertà etc … al fenomeno concreto l’Anpi ha un’ovvia ragione , non vi è alcuna simmetria possibile. Va anche ricordato che se ha reso quella dichiarazione , ripeto assai prudente e tiepida, è perché precedentemente tante altre parti evocavano, con forza e grande convincimento, la simmetria tra i due casi. Non poteva dunque far altro.
Devo anche dire che cercare simmetrie tra i due eventi, separati da quasi 80 anni e da abissi ideologici, ha una sua inutilità. Se si vede necessario, per aggirare la confusione interiore prodotta da questa guerra , interpretare ciò che accade con il metro dei paragoni ..beh..vi sono simmetrie più evidenti. Ad esempio la guerra in Iraq oppure il disastro balcanico.
Prendersela con Anpi, che per sua natura unisce ciò che resta dei Partigiani e tutela il loro ricordo .. beh mi pare un esercizio improprio.
Vorrei aggiungere una personale considerazione sul dibattito, ormai esteso ad ogni aggregato umano, inclusi sondaggi, talk show ed i tavolini da caffè del bar dello sport..
Armi ..o non armi
Immaginiamo per un attimo che Kiev sia caduta e che il Popolo Ucraino ..od almeno una piccola parte .. si batta contro i Russi .. chiederei invio di armi ? Assolutamente si. Guardando ( con la mia personale interpretazione ) ai fatti , vedo il governo di una nazione nato in modo opaco, che si batte contro un governo proto fascista come quello russo .. accetto l’invio d’armi ? No. Lo trovo un modo assurdo di risolvere il problema tra nazioni , per loro natura già un assurdo. Comunque non ingrasserei l’industria pesante per mantenere accesa una guerra patriottica .. sono campi avversi al mio se li guardo dall’angolo, probabilmente angusto, della parte politica in cui mi riconosco.
E dunque che fare .. sulla base di questa visione suggerisco forse di lasciare che lo zar si mangi l’Ucraina ? Certamente no. Il fatto che Zaleskj becchi soldi dagli USA e che sia strumento dell’oligarchia ucraina avversa per interesse a quella russa che esprime Putin , non toglie al l’aggressione alcun peso. Un’invasione è un atto sempre criminale. Senza alcun dubbio.
Bisognava, ed ancora si deve , dare forza e peso all’ONU ed alla sua diplomazia internazionale l’unico vero possibile tribunale alternativo ai due blocchi, e per questo ai due inviso.
Sono inoltre dell’avviso che tutta questa confusa e drammatica situazione sia il frutto della scellerata sopravvivenza della nato e della debolezza di intenti della UE che poteva, da anni, sostenere una politica di non allineamento . Con il suo comportamento schierato essa ha permesso il bipolarismo da guerra fredda, che torna comodo ai due ( tre contando la Cina ) grandi imperialismi.
Sostenere l’invio d’armi per alimentare una guerra patriottica è dunque una scelta politica anche se frutto di una forte indignazione davanti alla smaccata aggressione di Putin.
Inoltre se questo intendimento avviene nell’ambito della sinistra, a maggior ragione se dichiaratamente socialista, a mio avviso siamo dinnanzi ad una seria contraddizione. Lo ritengo il frutto di una interpretazione divenuta fluttuante perché non più ancorata ad una prospettiva politica e, se mi si consente la parolaccia, ideologica.
In altre parole.. la scelta di campo di sostenere una guerra e l’appoggio dato ad una parte, qualunque essa sia, è il prodotto dello smarrimento, del profondo sconcerto che ha toccato da qualche lustro la sinistra internazionale.
Ora che essa, riposta in un cassetto la bussola di classe , ragiona al di fuori sei suoi stessi valori.