Da ormai un decennio il dibattito sul cambiamento climatico emerge o si immerge, ad onde, nella comunicazione di massa. In queste giornate di canicola determinata da Caronte ( i giornalisti usano sempre nomi ansiogeni) siamo in piena emersione. Ed ecco ricomparire le due parti contrapposte che vengono definite, dalla solita stampa, come negazioniste od ambientaliste. Pittoresco.
In realtà la discussione è un filino più seria. Da un lato abbiamo gruppi di scienziati che affermano: il clima si evolve naturalmente e la parte di accelerazione di questi fenomeni prodotta dall’impatto dell’uomo è relativamente modesta. Dall’altra un gruppo altrettanto folto sostiene: i nostri processi produttivi e il nostro stile di vita realizzano un impatto determinante.
Ognuno dei due gruppi a sua volta si scinde nei come e nei cosa impatti maggiormente sulla natura ed in conseguenza, fissa le date della fine del mondo manco fossero i Maya, o fa finta che non accadrà mai con inguaribile ottimismo. Su un’evidenza però sono concordi tutti: i governi dei vari paesi riescono a fare un enorme casino nella gestione della natura. Permettono un uso dissennato di materiali inquinanti come plastica od oli industriali. Non legiferano su nessuna filiera dello smaltimento dei rifiuti. Hanno un approccio alla gestione dell’acqua casuale ed immaturo.
Se buttassimo per un attimo tutta la parte predittiva e filosofica con le annesse strumentalità politiche, che è la parte preponderante del dibattito per come lo trasferiscono i mass media, e ci concentrassimo sulla concreta gestione ne avremmo tutti beneficio. Ma non si fa per una ragione evidente di cui ragiono qui e là nel pezzullo.
Personalmente provo repulsione per come il Giornale o Repubblica usino all’italiana il cambiamento climatico sminuzzandolo per infilarlo nel modesto pertugio governo/opposizione o peggio destra/sinistra. Osservo solo l’evidenza: trattare un tema così complesso in questo modo grottesco equivale a buttarlo nel cesso.
Fattualmente non c’è nessun governo, nel quadro internazionale, che abbia fatto nulla di operativo. In America, il paese leader, nessuna amministrazione da Bush a Biden passando per Obama e Trump ha fatto leggi ficcanti ed immediatamente attuabili. La UE stropiccia il buonsenso e spara nel futuro ogni azione, spostando la decisione su temi così larghi da essere ingestibili. L’Italia non riesce nemmeno a fare un termovalorizzatore eco compatibile persa nel dibattito tra esteti che ne odiano l’impatto visivo e chi ha paura di potenziali inquinamenti.
Ed in proposito. Giorni fa discutevo con un amico da sempre ipercontrario al termoval di Roma. Parlando agitava il telefonino che teneva in mano. Ho osservato che aveva cambiato modello e ho chiesto che fine avesse fatto il vecchio. Non lo sapeva esattamente. L’ho ricordato io: è in Ghana in mezzo al resto del pattume che gli spediamo noi ricchi. Quanto è bello l’ambientalismo occidentale. Io credo che se si disgiunge il tema dell’ambiente dalla visione del profitto nel sistema capitalista, si finisca col fare molta, ma molta astrazione. Ed altrettanto pattume.
Che si potrebbe fare di concreto? Stiamo sui telefonini e proviamo un esempio. Si potrebbe redigere una legge internazionale che costringa ogni impresa del settore a definire- in pieno rispetto dell’ambiente- la catena di smaltimento di ogni componente di ogni singolo strumento tecnologico venduto. Non sarebbe male. Magari il telefono o il laptop costerebbero più del doppio, ma spanderemmo infinitamente meno merda. Ed avremmo un prezzo con cui confrontarci seriamente quando vogliamo cambiare modello.
Perché non si fa una cosa tanto semplice ed immediata? Perché i padroni della telefonia – vedi Apple - sono tra i principali azionisti della comunicazione di massa, dai social alle televisioni. Così il tema scompare dai radar e parliamo, in tutti i bar dello sport, di automobili e petrolio, esattamente dove i magnati della finanza e della comunicazione hanno disinvestito. Felici ed inconsapevoli continuiamo a produrre centinaia di milioni di tonnellate di pattume tecnologico e nessuno sa dove cavolo vadano a finire.
Questo è l’approccio dei governi, sostenuti o ricattati dai grandi capitalisti: non si risolve mai nemmeno uno dei problemi in campo perché ognuna delle cause da rimuovere rappresenta lobby e centri di interesse. Noi Cittadini, sballottati nella comunicazione di massa più manipolata di tutta la storia (manco i preti, gli imam od i rabbini hanno fatto di peggio) continuiamo ad aggiungere pattume nella speranza di vederlo sottrarre, in un futuro da Walt Disney, tutto in una volta.
Un altro esempio di gestione dissennata e delinquenziale. L’acqua.
Aspettiamo ancora nel 2023 la pioggia. Manca solo che danziamo con maschere e maracas e siamo in piena preistoria. Poi la pioggia arriva e non sappiamo come gestirne le conseguenze. Oggi in Romagna ..poco più a sud di quella Emilia dove nei primi anni 50 ci fu un’alluvione ancor più disastrosa con centinaia di morti. E poco più a nord est di quella Toscana dove negli anni 60 un'altra alluvione quasi annegò Firenze rischiando il suo immenso, unico patrimonio culturale. Troppe maschere e maracas, poca prevenzione e senso civico.
Il clima sta certamente cambiando, quella che resta immutata è la coglioneria di chi ci governa.
Sempre sul tema acqua: assunto che dei dissalatori sappiamo tutto e che il pianeta ha mari infiniti si potrebbe investire per realizzare ovunque impianti alimentati con pannelli solari e con l’aggiunta dell’energia scaturita dal ciclo di lavorazione. E con la gestione degli scarti prodotti fare concime, sale minerale per la conservazione o la disinfezione, addirittura materiali di costruzione. Come in Israele, a Doha, a Dubai. In Cina.
Dice il saggio … ma i dissalatori costano molto! Vero? Lo vediamo tra un attimo. Intanto facciamo un sogno. Lallo Bezos, che ha più processi internazionali di Putin, possiede una fortuna personale di circa 300 mld di dollari. Per il bene dell’Africa gliene prendiamo la metà, così ..con una folle legge socialista, e impieghiamo quella immensa valuta oggi surgelata per impiantare dissalatori lungo tutte le coste. Uso lo spannometro -tanto è un esempio – avremmo migliaia di modernissimi e autosufficienti impianti. In pochi anni il sogno di Thomas Sankara, milioni di alberi nel deserto africano, non solo si realizza ma si centuplica. Un Africa verde, agricola, indipendente. Dice sempre il saggio..ehhh ma non si può sono soldi suoi. Hm. Chi è più fesso io che sparo sta robetta onirica qua o chi ragiona sulla legittimità dei patrimoni abnormi?
Più seriamente … In Italia secondo una stima, approssimata per difetto, nel decennio tra il 2010 ed il 2020, si sono spesi circa 5 miliardi di euro in opere inutili mai terminate. Per contro: un dissalatore come quelli di Dubai ha un costo di impianto attorno ai 15 milioni, costi annui di gestione di 500mila euro, ed è in grado di produrre 2,5 milioni di metri cubi di acqua potabile all'anno. Con un calcolatrice dividiamo quei 5 miliardi buttati per 15 milioni di costo ..a me sbuca fuori 333 dissalatori per 2,5 milioni di metri cubi all’anno cadauno ( 1 metro cubo d’acqua è uguale a mille litri ) .. vabbè.
Una piccola evidenza. Ci saremmo risparmiati estati angosciose, petizioni per il prezzo dell’acqua al rubinetto e costi della verdura in tavola da mutuo. Non sorge uno spontaneo moto a luogo da regalare, alla maniera di Beppe, a chi ci ha amministrato destra/sinistra/centro???
Perché ci dimentichiamo di osservare quello che è sotto il naso? Perché la comunicazione di massa ci fa guardare il dibattito di chi dibatte l’annosa questione del fattore umano nel cambiamento climatico e tutta la ridda di filosofi teoreti anime pie e santanchì? che intasano i talk show.
Il primo fattore umano da correggere? Gli amministratori di ogni paese. Da prendere a calci nel culo. Il secondo? La comunicazione di massa piena di manopole e manipolatori.
…Infine.
Di questi tempi sono a Palermo. Stasera ( 19 luglio ) parteciperò alla fiaccolata per ricordare Borsellino, come faccio per Falcone ogni volta che sono qui nella circostanza, andando al suo albero. La fiaccolata è organizzata da gruppi di destra, fin dalla prima volta. Paolo Borsellino era vicino al Movimento Sociale Italiano, da giovane e da adulto. Ci vado come sempre convinto. Lascio da parte le supercazzole che vedo nei dibattiti sulla stampa .. la meloncina che fa, che dice l’armocromatica in cosa si agita l’avvocato… Vado convinto perché Paolo come Giovanni si è battuto contro l’illegalità antipopolare, in difesa della Repubblica ed ha combattuto insieme alla sua scorta ed a tanti altri meno noti, contro il capitalismo mafioso. Qualcuno dice che fu ucciso per quello che c’era nella famosa agenda rossa. Io penso che sia stato ucciso per quello che teneva ben chiuso nella sua testa. Per quello che rappresentava con la sua stessa esistenza. Grazie sempre, Paolo.