Nelle truci manganellate addosso a giovani studenti che manifestano a mani nude esercitando il sacro diritto costituzionale (art.21) si rivela la democrazia incompiuta del nostro Paese che ancora non si è liberata della atavica primazia esclusiva del Potere sul Consenso. Il comportamento del ministro dell' Interno rivela la bassissima ignoranza della Costituzione e dei princìpi elementari della Democrazia liberale per i quali chiunque, immediatamente dopo la chiamata del Presidente della Repubblica che di fatto revoca il consenso alla sua nomina governativa, si sarebbe dimesso .
Pericolosa anteprima di un vero regime autoritario di polizia che è ormai ben visibile all'orizzonte.
La pericolosità è già dimostrata dalle primissime immagini dove si vede una furia liberatoria di forze oscure ciniche e violente sempre presenti nell’esercizio del Potere che può - finalmente - dilagare autorizzata e sostenuta .Questo è intrinsecamente fascismo le cui radici riescono ancora a sopravvivere sebbene sotterrate .Basterebbe citare le stesse modalità usate dalla Polizia ai tempi del democratico Enzo Bianco al Viminale e alla " macelleria messicana " dei fatti orribili di Genova.
Il secolare sentimento allocato nel profondo dell’uomo di affidarsi ad un mostruoso Leviatano è sempre vivo ,nell’intento di affidare alla Forza bruta l’incolumità del “lupo” che c’è in noi.
Nella autentica Democrazia liberale non sarebbe passato un solo minuto dalle dimissioni. Invece malgrado la severissima sconfessione del Presidente il governo non ha il coraggio politico di richiedere immediatamente al ministro le azioni conseguenti. Di fatto esso delegittima il Presidente della Repubblica violando clamorosamente la Costituzione e prefigurando plasticamente il " colpo di Stato" del cosiddetto premierato ,tutto italiano ,che non esiste in nessun Paese democratico.
Lo svolgersi dell’azione dei comportamenti politici e istituzionali viola apertamente le prerogative del Capo dello Stato cosi come sancite negli articoli 92 e 93. della Costituzione .E’ di tutta evidenza quindi che lungi dall’essere una atto “ notarile” il Presidente della Repubblica ha un compito importantissimo nella ratifica soggetta alla sua valutazione ( perché ,altrimenti, non ci sarebbe stato bisogno questo passaggio se solo ritenuto “ formale” ) e ha la prerogativa assoluta di custodirne il Giuramento sulla Costituzione .
E’ dunque alla Nazione che egli rappresentata che devono rispondere della fedeltà ad essa “ Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale…”(art.87)
Nella cosiddetta riforma costituzionale del “ premierato forte si introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio e il capo dello Stato non avrà più il potere di nominare il capo del governo e si dovrà limitare a «conferire» ( assai ipocrita definizione di passacarte) al presidente del Consiglio eletto l’incarico.
Pur mantenendo la dizione formale di “nomina” dei ministri ,di fronte a un presidente del Consiglio con una legittimazione popolare diretta - e quindi molto più forte della sua- difficilmente gli sarebbe impossibile nominare un ministro proposto dal capo del governo.
Rosario Patanè