C'è un piccolo grande libro per il quale non vale la amnesia memoriae di cui parlava Barbara Fois in un suo recente pezzo. E questo perché l'originalità dell'approccio ai temi trattati e il singolare umorismo (più correttamente, si tratta spesso di tragica ironia) non possono non lasciare una traccia profonda nel ricordo del fortunato lettore,incidendo (sperabilmente) anche nei suoi futuri comportamenti.
Si tratta di "Allegro ma non troppo" di Carlo M. Cipolla, uno storico dell'economia che, in un certo qual modo, ha rivoluzionato il modo in cui fare e scrivere storia dell'economia, materia molto sottovalutata negli odierni corsi di laurea in economia, centrati nella formazione di Business Administration, di Finanza Aziendale, tradendo in ultima analisi la natura prima dell'Economia, quella di essere essenzialmente una scienza sociale.
Il libro, originariamente scritto e pubblicato in inglese in edizione limitata per pochi amici, contiene due saggi: "Il ruolo delle spezie nello sviluppo economico del medioevo" e "Le leggi fondamentali della stupidità umana". Ambedue i saggi, pur svelando delle antiche verità, sono brillantissimi guizzi di intelligenza e di sana anarchia, quelli che i francesi chiamano "divertissements" o, come dice Carlo Cipolla nell'introduzione, quello che gli eruditi settecenteschi avrebbero chiamata una spiritosa invenzione.
In questo saggio Carlo Cipolla gioca il gioco argutissimo ed elegante di enfatizzare la portata e gli effetti dell'arrivo delle spezie - e del pepe in particolare - in Europa e ci racconta come e perché questi prodotti esotici abbiano contribuito a modificare positivamente le società occidentali nel medioevo, e non solo in senso economico ma anche nella determinazione e definizione dei ruoli e delle classi sociali.
Ma il guizzo del genio (amaramente) ironico di Cipolla emerge soprattutto nel saggio sulle cinque leggi fondamentali sulla stupidità umana. In una sorta di grafico a dispersione disposto su un piano cartesiano, Cipolla colloca le cinque categorie di umani stupidi, quelle che rispondonoal rispettivo postulato:
Prima legge: Sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione;
Seconda legge: La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona;
Terza (ed aurea) legge: Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita;
Quarta legge: Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualsiasi circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore;
Quinta legge: La persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista (il cui corollario è che lo stupido è più pericoloso del bandito).