«La civiltà europea dubita in fondo di se stessa. Felicitiamoci che sia così! Io non ricordo nessuna civiltà che sia morta di un attacco di dubbio. Credo piuttosto di ricordare che le civiltà di solito sono morte per una pietrificazione della loro fede tradizionale, per un’arteriosclerosi delle loro credenze. In un senso molto più profondo e meno fittizio di quello da lui pensato, possiamo ripetere ciò che il nostro antenato Descartes diceva: «Dubito, quindi esisto» […].
Questo, il dubbio, è l’elemento creatore e lo strato più profondo e sostanziale dell’uomo. Perché costui - in quanto uomo naturale e non soprannaturale - non cominciò certamente la sua avventura partendo dalla fede; e anche il cristianesimo riconobbe che l’uomo, quando cessò di essere soprannaturale e si trasformò nell’uomo storico, la prima cosa che fece fu quella di perdere la fede e restare in un mare di dubbi.
Ammirabile espressione che tutte le nostre lingue possiedono, dove si conserva vivida la più vecchia esperienza umana, la più essenziale: quella situazione in cui non c’è un mondo solidificato di credenze che lo sostenga e lo conduca e lo orienti, ma un elemento liquido dove si senta perduto, si senta cadere - essere nel dubbio è cadere -, si senta naufrago. Ma questa sensazione di naufragio è il grande stimolante dell’uomo. Nel sentire che viene sommerso dai dubbi reagisce con le sue più profonde energie, le sue braccia si agitano per risalire alla superficie. Il naufrago si trasforma in nuotatore. La situazione negativa di trasforma in positiva.
Ogni civiltà è nata o è rinata come un movimento nuotatorio di salvezza. Questo combattimento segreto di ogni uomo con i suoi intimi dubbi, là nel recinto solitario della sua anima, dà un precipitato. Questo precipitato è la nuova fede di chi vivrà la nuova epoca».
J. Ortega y Gasset
Suggerimento di Enzo Di Salvatore