"Scritti contro la guerra"

di Angelo Gaccione - Tralerighe libri - 21/08/2023
Suggerimento di Laura Tussi

Recensione e intervista di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

Il libro "Scritti contro la guerra" di Angelo Gaccione si apre con una celebre frase di Alex Langer “Meglio un anno di negoziati che un giorno di guerra”, un voler affrontare il tema della guerra con la chiara volontà di farla sparire dalla storia.

Come riuscirci?

In questo breve Pamphlet, l’autore sintetizza in modo molto efficace i concetti e le pratiche che ognuno di noi dovrebbe intraprendere in un cammino che può e deve condurci alla Pace.

L’autore non risparmia critiche a chi fa delle armi un business perché in guerra le vittime sono la povera gente e i responsabili sono sempre seduti sulle loro comode poltrone.

Si percepisce dallo scritto la rabbia dell’autore nel vedere tante ingiustizie in ogni angolo della terra.

Opinionisti che tifano per l’una o l’altra parte, disquisendo azioni e controffensive, come se la guerra fosse una partita di calcio.

Madri che piangono i loro figli morti in guerra quando tutto questo doveva essere in ogni modo evitato.

Questo è l’orrore della guerra e alla base di questa sussiste sempre un preciso piano di destabilizzare dei popoli al fine di costringerli al loro totale controllo.
Un controllo non solo geopolitico, ma anche sociale ed economico.
L’autore spiega molto bene come chi muove le guerre ragiona come se vivesse al tempo delle baionette e non in quello spaventosamente ultimativo del tragico epilogo dell’epoca nucleare.

Angelo Gaccione negli anni '70 dello scorso secolo fonda, assieme al celebre scrittore Carlo Cassola, la Lega per il disarmo unilaterale, LDU.

A testimoniare la lungimiranza della visione dell’autore la stretta collaborazione con padre David Maria Turoldo.

Ci sentiamo di considerare questo Pamphlet un testo credibile anche perché scritto da una persona credibile. Non sempre incontriamo autori coerenti con i propri scritti.

Nella lettura di questo importante libello ci ha fatto molto piacere incontrare il caro amico Giuseppe Bruzzone, obiettore di coscienza al servizio militare, un esempio di chi pagando con il carcere si è rifiutato di imbracciare un’arma e ha rifiutato l'esercito e il militarismo.

Senza troppo svelare il libro, semplice e veloce, un invito alla lettura e alla condivisione di questo importante testo, significativo, quanto lo sono i propositi contenuti al suo interno.

Per approfondire il testo abbiamo intervistato Vittorio Agnoletto.

Tussi. In questi giorni ho letto il pamphlet dello scrittore disarmista Angelo Gaccione "Scritti contro la guerra". Un discorso molto radicale e che considera tutti gli Stati armati - per la loro ricerca bellica, per gli ordigni di sterminio sempre più terribili di cui si dotano, e per la gigantesca spesa militare - responsabili di un sistema criminale ai danni degli esseri umani e della natura. Sostiene che in era nucleare è divenuta obsoleta qualsiasi tipo di difesa armata e che bisogna rinunciarvi. Se per difesa intendiamo la salvaguardia della vita e dei beni di una Nazione. Tu che ne pensi? Gaccione sostiene che bisogna avviare il disarmo unilaterale senza contropartita, come ha fatto lo Stato del Costa Rica che nel libro è citato come esempio. Procedere allo scioglimento dell’esercito e riconvertire a scopi sociali la spesa militare. Per esempio, investendo nella sanità pubblica, nella strumentazione e nella ricerca. Suggerisce di spostare i militari delle tre armi nei settori della tutela del territorio, e molte altre idee preziose.

Agnoletto. La riflessione dello scrittore Angelo Gaccione mi sembra estremamente importante e profonda. Il punto è che in questo momento siamo molto lontani dalla situazione auspicata. Nel 2020 sono stati spesi oltre 2000 miliardi di dollari per investimenti militari e vi ricorderete che alla COP26 è stato molto complicato lavorare attorno a un accordo per assicurare solo 100 miliardi per una transizione ecologica dei paesi del Sud del mondo. Si è in tal modo, resa evidente un’assenza di consapevolezza totale attorno a questo tema. Consideriamo che nel pianeta, in questo momento, ci sono circa 25.000 armi nucleari e consideriamo che noi siamo tra quei paesi che ospitano alcune decine di testate nucleari degli Usa. Credo che la garanzia di non utilizzare le bombe nucleari sia una garanzia che non ci può lasciare tranquilli. Perché quando due paesi sono in guerra, iniziano il conflitto con le armi convenzionali, ma se uno dei contendenti rischia di soccombere e ha a disposizione l’arma nucleare, è possibile e probabile che decida di farvi ricorso. D’altra parte, abbiamo già visto come, nonostante tutte le convenzioni internazionali, le grandi potenze, a cominciare dagli Stati Uniti, non hanno mai avuto problemi a usare armi chimiche e gas tossici, che sono assolutamente vietati dalle convenzioni internazionali. E' evidente come la guerra sia il risultato di grandi interessi economici interessati al controllo delle fonti energetiche e della logistica e non siano invece causate, come viene sostenuto, dalla difesa di grandi valori e ideali. Inoltre, ci dovrebbe preoccupare molto che lo schema della guerra, la logica amico/nemico, sia ormai applicata a qualunque settore della società. È quanto è avvenuto, ad esempio, in occasione della pandemia. In guerra si deve, tacere, obbedire e combattere. Non si può discutere, non si possono sollevare interrogativi. Questo rischia di essere il modello attorno al quale, oggi, viene costruita la nostra società. In questa condizione, credo che sia importante riprendere quelle tematiche che, per parlare della mia esperienza personale, stavano, ad esempio, alla base del movimento pacifista dei primi anni ’80. Penso alle grandi manifestazioni a Comiso alle quali ho partecipato nel 1983 contro l’installazione dei missili; un movimento pacifista in grado di praticare forme di disobbedienza civile. È necessario riprendere queste pratiche. In prospettiva, guardando ad un futuro purtroppo oggi lontano, dovremmo lavorare per una difesa civile nonviolenta – su questo mi sembra che ci sia un contributo interessante di Gaccione – che si fondi sull’attivismo e la difesa delle reti sociali presenti sul territorio. Alcune esperienze storiche possono esserci di riferimento, ma certamente è un percorso lungo, complesso che va attualizzato nella condizione odierna.

Tussi. Saresti favorevole allo scioglimento della Nato? Dopo la fine del Patto di Varsavia, della Cortina di Ferro e con la caduta del Muro di Berlino, la Nato non ha più senso ed è divenuta un grave pericolo per la pace. Va eliminata, secondo lui. L’Italia dovrebbe uscire unilateralmente dalla Nato e chiudere le basi dove sono ospitate testate nucleari.

Agnoletto. Posso solo dire che sono totalmente d’accordo sullo scioglimento della Nato. L’azione che la Nato sta portando avanti in questi anni è addirittura in contrasto con il motivo stesso che ne giustificò la nascita. La Nato, infatti, era stata presentata come uno strumento di difesa dei territori europei all’epoca della guerra fredda. La situazione è totalmente cambiata: credo che si sia persa una grande opportunità, cioè la Nato andava sciolta contestualmente alla fine del Patto di Varsavia. Il non aver fatto questo, ne ha permesso la trasformazione in uno strumento militare in mano agli USA per intervenire in qualunque parte del mondo, tanto è vero che, proprio in questi ultimi mesi, sta potenziando la sua presenza nel Pacifico, seppure sotto una diversa sigla. Inoltre, il mancato scioglimento della Nato rende impossibile la formazione di un protagonismo autonomo sulla scena mondiale da parte dell’Unione Europea. Ha bloccato un’emancipazione dell’Unione Europea da una condizione di dipendenza dagli Stati Uniti, ad un soggetto capace di svolgere una propria azione autonoma e indipendente, che sappia pesare nel mondo a cominciare per esempio del Medioriente, dove l’Unione Europea, nonostante la vicinanza geografica, è totalmente priva di una propria strategia. Sono d’accordo che dobbiamo uscire dalla Nato – meglio sarebbe scioglierla – e che vanno chiuse tutte le sue basi militari presenti sul nostro territorio a cominciare da quelle che ospitano le testate nucleari.

 

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