Breviario per nomadi

di Vanni Beltrami - Conchiglie, 4 Biblioteca del Vascello - Roma - 23/07/2019
Suggerimento di Palinuro

Una persona che mi ha molto amato, e a cui devo tanto perché mi ha insegnato a guardare dentro me stesso, usava dire che io soffrivo di ansia motoria. Non nel senso del malanno che affligge i moderni turisti dei viaggi organizzati che, intruppati in un gregge di 30 unità 30 alla volta,corrono per le sale di un qualsiasi museo guardando distrattamente tutto e non vedendo niente, o vengono trascinati al teatro greco di Siracusa o alle mura ciclopiche e alla porta dei leoni di Micene dove - lungi da essere invogliati a comprendere lo spirito dei luoghi, il genius loci, l'interazione tra identità del luogo e osservatore - non trovano nulla di più creativo da fare che scattarsi l'ennesimo selfie.

Al contrario, la mia donna intendeva parlare del mio essere curioso come un nomade, da ηομασ, nel senso greco di esploratore. E coerentemente un giorno mi regalò un libriccino, Breviario per nomadi, appunto, nella bella edizione di allora di Biblioteca del Vascello. In libreria oggi se ne trova una nuova, edita da Voland.

Cosa vuol dire essere nomadi, al di là dello stereotipo? Credo voglia dire essere curiosi, irrequieti e tuttavia amare la lentezza piacevole e meditativa, essere quelli che scelgono l'ascolto delle sirene, essere sempre alla ricerca di spazi e luoghi diversi da visitare, da comprendere, su cui riflettere.

Breviario per nomadi è una ricca e colta raccolta di impressioni e stati d'animo di scrittori e viaggiatori in luoghi, ambienti e tempi altri e lontani e considerazioni su quest'essere curiosi e irrequieti. In fondo si parla di percorsi reali, ma anche dell'immaginario, che sono allo stesso tempo percorsi dentro e fuori l'essere umano che riesce a spogliarsi della corazza che la vita e le convenzioni gli hanno cucito addosso. Come in "Là ho cominciato il mio apprendistato di autentico viaggiatore. Ma cos'è - mi si chiederà - un viaggiatore vero? E' colui che in ogni paese percorso, per il semplice nuovo incontro di altri e attraverso l'essenziale oblìo di se stesso, ricomincia la sua nascita" (Jacques Lacarrière).

Se mi è consentito, vorrei anch'io contribuire con una spigolatura, tratta dalla prefazione di Bernad Barenson a Segreto Tibet  di Fosco Maraini - sfuggita all'attenzione dell'autore della raccolta contenuta nel Breviario - che mi sembra dare un nota di autentica ingenuità alla serena e solo apparente lentezza del viandante-viaggiatore:

Arrivato da Tripoli in aereo, Italo Balbo chiese agli sceicchi venuti ad accoglierlo nell'oasi di Gadamès quanto tempo impiegassero loro per fare lo stesso tragitto con la carovana di cammelli.

"Ventotto giorni", risposero.

"Ma come? Io ci ho messo appena tre ore!"

"Ah sì? E cosa ha fatto negli altri ventisette giorni?"

 Ecco, Breviario per nomadi va letto con la leggerezza, la curiosità, la disponibilità d'animo e la meditata irrequietudine (che non mi sembra essere un ossimoro) di chi va alla ricerca di matrici storiche e geografiche che non hanno radici, che fanno parte del patrimonio antropologico universale. E' cioè rivolto a tutti gli uomini di buona volontà che, in questi tempi di insofferenza, di intolleranza, di rabbia sociale, di incomprensibili rivendicazioni, ne usciranno certamente arricchiti.

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