Luciano De Crescenzo è morto. Un’altra grave perdita nel panorama letterario italiano. Ma DeCrescenzo non era solo uno scrittore, un regista, un attore, infatti è stato anche uno stimato ingegnere dell’IBM e soprattutto un filosofo. Però, se vogliamo essere ancora più precisi è stato soprattutto un coltissimo innamorato della propria città, che è la protagonista di tutti i suoi racconti: una Napoli sorprendente, divertente, piena di fantasia, di creatività e di personaggi straordinari. Mi sono fatta davvero delle belle risate leggendo “Così parlò Bellavista” e ancora di più quando lo stesso DeCrescenzo ha girato il film omonimo, tratto dal libro e arricchito da altri personaggi e storie divertenti. Chi non l’ha visto, dovrebbe rimediare a questa mancanza e regalarsi un’oretta di vero spasso. Sia il libro che il film sono costruiti su una serie di personaggi surreali e di situazioni paradossali, che si mischiano ai più conosciuti e scontati “topoi” su Napoli, ma gestiti con sottile ironia, con leggerezza, quasi con tenerezza.
Famosa la sua distinzione fra uomini d’amore e uomini di libertà, fra quelli che vogliono vivere attaccati gli uni agli altri e quelli che preferiscono vivere da soli “per non essere scocciati”. Trascrivo qui alcune frasi emblematiche tratte dal libro: “L’uomo produttivo, il milanese, preferisce la doccia: consuma meno acqua, meno tempo e si lava meglio. Il napoletano invece, se si decide, preferisce il bagno: s’intallea come si dice a Napoli, cioè si attarda e tiene tutto il tempo che vuole per pensare.”
Divertente, su questa falsariga, la differenza natalizia fra “alberisti” e “presepisti”: “Gli esseri umani si dividono in presepisti ed alberisti e questa è una conseguenza della suddivisione del mondo in mondo d’amore e mondo di libertà.” E che DeCrescenzo fosse un presepista ( come del resto è nella tradizione napoletana: basti ricordare per tutti “Natale in casa Cupiello” di Eduardo, con la domanda ricorrente, come un mantra “ ma te piace o’ presepe?”), lo si capisce anche da questa considerazione: “L’albero di Natale è bello solo quando è finito e quando si possono accendere le luci, il presepe invece no, il presepe è bello quando lo fai o addirittura quando lo pensi.”
Mi ricordo, in un mio viaggio a Napoli, lo stupore che mi colse in via san Gregorio Armeno, fra tutte quelle botteghe piene di presepi e di figure anche attuali: della politica, della cultura, dello spettacolo, dello sport. Uomini e donne che si siano distinti in positivo o in negativo nel corso dell’anno, diventano statuine da presepio. Naturalmente Maradona era presente in tutte le misure! Perché, anche secondo DeCrescenzo, una sua “finta” scioglie “ o’ sangre dint’e vene” non diversamente da San Gennaro!
Del resto al di là del presepio, il background di DeCrescenzo è assolutamente laico e disincantato:
“ Gesù oggi, in un mondo superaffollato ed in continuo movimento, avrebbe una sola speranza di essere ascoltato e cioè quella di comparire in televisione tra le 20.30 e le 21 di una sera qualsiasi.”
Ma il suo è un disincanto senza cinismo, è realismo, è vita vissuta, è qualcosa che sentiamo anche noi come probabile: “Per farsi un amico ci vuole quasi una vita. Bisogna essere stati poveri insieme e qualche volta felici.” Del resto “È facile amare l'umanità, difficile è amare il prossimo.” Beh, non è il solo a dirlo! Anche il famoso fumettista americano Charles M. Schulz, faceva dire al meraviglioso personaggio Linus dei suoi Peanuts “Io amo l’Umanità è la gente che non sopporto!”
Però è la gente che gli interessa, da uomo d’amore, tanto da fargli dire “Lo sconto è un atto d' amore del venditore per il compratore. In un paese veramente civile lo sconto dovrebbe essere obbligatorio e diverso da persona a persona.”
Sono troppe le frasi che potrei citare, ma vorrei chiudere questa carrellata con alcune citazioni su Napoli, il suo vero e grande amore: “Napoli per me non è la città di Napoli ma solo una componente dell'animo umano che so di poter trovare in tutte le persone, siano esse napoletane o no.” Ma siccome era una persona sincera, troppo intelligente per mentire soprattutto a sé stesso, ha anche ammesso: “A volte, per sopportare Napoli bisogna volerle veramente molto bene.” Ma alla fine del libro si legge un pensiero davvero degno di un uomo d’amore come lui : “Ciononostante, in questo mondo del progresso, in questo mondo pieno di missili e di bombe atomiche, io penso che Napoli sia ancora l’ultima speranza che ha l’umanità per sopravvivere.”
Così parlò Bellavista, ma anche Il dubbio, Oi dialogoi, i dialoghi di Bellavista, e altri ancora sono solo alcuni dei suoi 50 libri (20 milioni di copie vendute nel mondo, di cui 7 in Italia), ma davvero quelli fra i più interessanti riguardano la storia della filosofia e il mondo dei miti e delle leggende greche, come I miti della guerra di Troia, Mondadori, 1994; Nessuno. L'Odissea raccontata ai lettori d'oggi, Milano, Mondadori, 1997; I grandi miti greci. Gli Dei, gli eroi, gli amori, le guerre, Milano, Mondadori, 1999; Ulisse era un fico, Milano, Mondadori, 2010, etc.
Gli ultimi suoi libri sono una autobiografia e manco a dirlo un volume su Napoli: Sono stato fortunato. Autobiografia, Milano, Mondadori, 2018 e Napolitudine. Dialoghi sulla vita, la felicità e la smania 'e turnà, Milano, Mondadori, 2019.
Da anni Luciano DeCrescenzo era affetto da prosopagnosia, un curioso disturbo che non consente di riconoscere i visi delle persone. Non è una vera malattia e non comporta effetti collaterali di una certa gravità, se non quella di fare delle figuracce tremende, anche con amici cari e perfino parenti, come ha raccontato lui qualche anno fa, con il suo fine umorismo autoironico.
La malattia si sviluppa per cause ischemiche: cioè “ per una progressiva interruzione del flusso sanguigno alla zona del cervello destinata a mettere a fuoco le caratteristiche generali del viso altrui”. Ma nei casi più gravi non si riconosce neppure il proprio viso allo specchio: una malattia davvero straniante, surreale, assurda! Ma DeCrescenzo però ci ha lasciato per una comune polmonite, anche se non sappiamo quale fosse la grave malattia che gliela ha provocata e che viene citata nei bollettini medici.
Una delle sue frasi che mi hanno colpito è questa “ tutti cercano di allungare la vita, invece dovrebbero cercare di allargarla”, perché è quasi uguale a quella che diceva il mio papà ( e che purtroppo è morto molto prima che la scrivesse DeCrescenzo) e che io ho sempre davanti a me sulla mia scrivania “Visto che la vita non la puoi allungare, allora allargala e facci stare tutto quello che puoi!”
Barbara Fois