Patrick Süskind, scrittore tedesco con forti influenze culturali francesi, è universalmente conosciuto per il suo romanzo “Il profumo”, pubblicato in Italia nel 1985, e da cui fu tratto un orribile film, dal quale era scomparsa ogni traccia di genialità e magia. Una delle versioni cinematografiche di un romanzo più penose che io abbia visto, seconda solo a “Il Maestro e Margherita” del 1972, con Ugo Tognazzi. E’ una fortuna che il povero Bulgakov fosse già morto da tempo, o a vederne lo scempio si sarebbe certamente suicidato.
Ma torniamo a Süskind: il suo romanzo “Il profumo” è davvero troppo noto per consigliarne la lettura, qui vorrei invece suggerire un libriccino, pubblicato nel 1996, davvero pieno di sorprese: si intitola “Ossessioni” e contiene tre racconti brevi e una riflessione. Il primo racconto, brevissimo, si intitola “L’assillo della profondità” ed è davvero una terribile, amara e sarcastica presa in giro dei critici d’arte, e per loro della categoria dei critici in generale, incapace di comprendere non solo il talento di giovani artisti insicuri, ma anche gli effetti nefasti, sulla loro psiche, delle loro critiche, spesso superficiali e insulse,
Il secondo racconto si intitola “Una sfida”e anche qui è sempre l’aspetto psicologico dei personaggi che è privilegiato e analizzato con la sottigliezza, lo spessore, la sensibilità che sono propri all’autore. Una partita a scacchi diventa un momento di riflessione corale, sia del vecchio maestro sempre imbattuto, che della folla invidiosa di lui e desiderosa di rivincita. Il peso del successo, la nikefobia, cioè la paura di vincere, e, in fondo, la cherofobia, la paura di essere felici, sono elementi che si intrecciano alle mosse sulla scacchiera. Ma ad esserne coinvolti sono più il maestro e il pubblico invidioso che segue la partita, tifando per il tronfio e incapace sfidante, piuttosto che quest’ultimo, troppo sicuro di sé per dubitare dell’esito. L’epilogo è sorprendente, come sempre.
Il terzo racconto è davvero il più fantasioso e surreale e si intitola “Il testamento di Maître Mussard”. In realtà più che di un testamento si tratta di una sorta di profezia, un monito, una rivelazione di quanto ci aspetta in futuro: la “conchiglizzazione” dell’intero universo! Mussard scrive nel 1753 il suo delirante lascito sulla Grande Conchiglia, che si mangerà la terra.
Ma è l’ultimo brano, la cosiddetta riflessione, che è davvero assolutamente godibile e divertente e ha un titolo rivelatore “Amnesia in litteris”. L’ho scannerizzata e inviata ad amici e colleghi ricevendone recensioni entusiaste. Di che parla? Delle cose che abbiamo letto, amato e incredibilmente dimenticato, in parte o in toto e chi ha una certa età capisce bene di cosa parlo! Ovviamente Süskind è come sempre paradossale, ma non poi così tanto! Volete qualche assaggio?
“Quali sono, allora, i libri che mi hanno cambiato la vita? Per cercare di
rispondere a questa domanda, da qualche giorno mi metto
davanti alla mia libreria e lascio scorrere lo sguardo sul
dorso dei libri. Come sempre in simili occasioni -quando
cioè troppi esemplari di una stessa specie sono riuniti in un
unico luogo e il mio sguardo si perde nella massa -comin-
cia subito a girarmi la testa, e per fermare la vertigine al-
lungo la mano nella massa a caso, scelgo un libro, mi giro
con il mio bottino, l'apro, lo sfoglio e m'immergo nella
lettura.
Presto mi accorgo di aver scelto bene, mi compiaccio
della scelta. È un testo scritto in una prosa levigata e ricco
di pensieri svolti in modo chiaro, infarcito di interessantis-
sime informazioni che non conoscevo e pieno delle più en-
tusiasmanti sorprese - purtroppo nel momento in cui scrivo,
il titolo di questo libro non mi vuole tornare in mente, pro-
prio come il nome dell' autore o l' argomento, ma questo,
come si vedrà tra breve, non ha grande importanza, o anzi:
contribuisce proprio a chiarire la questione. Il libro che ho in
mano, come dicevo, è davvero straordinario, ogni frase è
una scoperta; senza staccare lo sguardo dalla pagina, in-
ciampando, raggiungo la mia sedia e mi metto comodo, e
leggendo dimentico il motivo per cui leggo, bramo soltanto
di andare avanti in cerca del sublime e del totalmente nuovo
che scopro pagina dopo pagina. Occasionali sottolineature
del testo o annotazioni scarabocchiate a margine in matita -
le tracce di un precedente lettore che di solito non amo
trovare - in questo caso non mi disturbano affatto, dato
che la narrazione procede così carica di tensione, e così allegra brilla
la prosa, che non noto neppure i tratti a matita, e
quando una volta mi capita di scorgerne uno, allora mi
trovo d' accordo, perche mi sono reso conto che il mio predecessore
nella lettura - non ho la più pallida idea di chi si
possa trattare - sì, dicevo, mi sono reso conto che costui ha
apposto le sue sottolineature e annotazioni proprio nei punti
che entusiasmano maggiormente anche me. E così avanzo
nella lettura, ancora più veloce grazie alla superlativa qua-
lità del testo e all' affinità spirituale che mi lega al mio sco-
nosciuto predecessore, m'immergo sempre più in quel mon-
do fantastico, seguo con crescente stupore i meravigliosi
percorsi che l' autore mi indica...
Finchè anch'io arrivo a un punto che certo è il culmine
del racconto e mi strappa un forte: «Ah! Che splendida
pensata! Com'è ben detto!» e chiudo per un momento gli
occhi per ripensare a quanto ho letto, che apre un varco
nella babele dei miei pensieri, mi fa scorgere prospettive
del tutto nuove, fa fluire verso di me nuove idee e associa-
zioni, sì, mi mette perfino nell' orecchio quell' eterna pulce:
«Devi cambiare la tua vita!» E quasi meccanicamente allungo la
mano verso la matita e penso: «Questa te la devi segnare»
e «ci scriverai vicino un 'Molto bene' con un grosso
punto esclamativo, e con un paio di parole chiave annoterai
i pensieri che questo brano ti ha fatto venire in mente, per
aiutare la memoria e documentare il rispetto che provi per
l' autore che ti ha così illuminato!»
Ma, sorpresa! Quando porto la matita sulla pagina per
scarabocchiarci il mio «Molto bene!» mi accorgo che un
«Molto bene!» c'è già, e anche le parole chiave che volevo
annotare il lettore che mi ha preceduto le ha già scritte, e con
una calligrafia che conosco molto bene: la mia. Infatti il mio
predecessore altri non era se non io stesso. Ho già letto
questo libro molto tempo fa.
Allora mi assale una pena indicibile. È una ricaduta del-
l' antico morbo: l' amnesia in litteris, la perdita totale della
memoria letteraria. E mi sento travolgere da un' ondata di
rassegnazione davanti all'inutilità di tutti gli sforzi di sapere
e di tutti gli sforzi in genere. Perchè leggere, dunque, perchè
rileggere questo libro ancora una volta quando so benissimo
che tra poco non mi resterà più neppure l' ombra di un
ricordo? Perchè, mi chiedo allora, fare qualunque cosa,
quando tutto alla fine si disintegra? Perchè vivere, quando
comunque si deve morire?
Come si vede il brano comincia bene! Pensate che non sia possibile? Che sia una esagerazione? Beh, a me è successo con “Sister Carrie” di Theodore Dreiser…non vi dico lo sgomento quando mi resi conto, a metà del volume – che lo avevo già letto! Eppure ho sempre avuto un’ottima memoria!
Ma leggete ancora qualche brano di “Amnesia in litteris”.
Che cosa mi è rimasto nella memoria dei quindici
volumi di Andersch di quel cofanetto? Niente. Cosa dei Boll,
Walser e Koeppen? Niente. E dei dieci volumi di Handke?
Meno di niente. Che ne so di Tristram Shandy, delle Confes-
sioni di Rousseau, della Passeggiata di Seume? Niente, niente,
niente. Ma ecco le commedie di Shakespeare! Lette dalla
prima all'ultima appena l'altr'anno. Deve pur essermi rima-
sto in mente qualcosa, una vaga idea, un titolo, almeno un
titolo di una commedia di Shakespeare! Niente. Ma santo
cielo, almeno Goethe, per esempio questo volumetto bianco:
Le affinità elettive, questo l'avrò letto almeno tre volte... nem-
meno l'ombra d'un ricordo. Tutto come spazzato via. Ma
non c'è proprio nessun libro al mondo che io ricordi? Quei
due volumi rossi, quelli grossi con il nastro segnalibro rosso,
devo pur conoscerli, mi sembrano familiari come dei vecchi
mobili, quelli li ho letti, ho vissuto in quei volumi rossi, per
settimane, neppure tanto tempo fa, cos'è allora, come si
chiama? I demoni. Ah. Bene. Interessante. E l'autore? F.M.
Dostoevskij. Mmh. Già. Mi sembra di ricordare, vagamente:
il tutto si svolge, credo, nel secolo XIX, e nel secondo volume
c'è qualcuno con una pistola. Di più non saprei dire.
Sprofondo sulla sedia davanti alla scrivania. E una ver-
gogna, uno scandalo. Leggo da trent' anni e, se non ho letto
molto, almeno alcune cose sì, e tutto quello che mi rimane è
il vago ricordo che nel secondo volume di un romanzo di
mille pagine qualcuno si spara con una pistola.
A questo punto ridevo sollevata: allora non capita solo a me di non ricordarmi un accidenti di tanti libri letti, peggio: studiati!, annotati, discussi, utilizzati… anch’io mi metto davanti alla mia fornita libreria e mi cade l’occhio su due volumi ponderosi: Cent’anni di Rovani… mio Dio! Ma di cosa parlerà? So di averli letti, ma giuro che non ne ricordo una sola parola! Mi chiedo addirittura perché sia nella mia libreria… per fortuna che c’è Süskind a rincuorarmi! Perché a lui va anche peggio di quanto succede a me!
Quando si discute di letteratura, già
da tempo, non posso più aprire bocca senza fare figure or-
ribili confondendo Morike con Hofmannsthal, Rilke con
Holderlin, Beckett con Joyce, Italo Calvino con Italo Svevo,
Baudelaire con Chopin, George Sand con Madame de Stael
eccetera. Quando cerco una citazione che ricordo vagamen-
te, passo giorni interi a sfogliare libri perché ho dimenticato
l' autore e perché mentre cerco mi perdo nei testi sconosciuti
di autori ignoti, finché alla fine dimentico addirittura cosa
stavo cercando. Come potrei permettermi, in uno stato d' a-
nimo così confuso, di dire quale singolo libro mi abbia
cambiato la vita? Nessuno? Forse tutti? Qualcuno a caso?
Non lo so.
Bene, non voglio togliervi il piacere di leggervi le riflessioni finali, che condivido in toto. Ho solo voluto stuzzicare il vostro appetito letterario…
Buona lettura!
P.Suskind
Barbara Fois