Patrick Süskind, Ossessioni

di Patrick Süskind - Guanda editore, Milano 1996 - 23/07/2019
suggerimento di Barbara Fois

Patrick Süskind, scrittore tedesco con forti influenze culturali francesi, è universalmente conosciuto per il suo romanzo “Il profumo”, pubblicato in Italia nel 1985, e da cui fu tratto un orribile film, dal quale era scomparsa ogni traccia di genialità e magia. Una delle versioni cinematografiche di un romanzo più penose che io abbia visto, seconda solo a “Il Maestro e Margherita” del 1972, con Ugo Tognazzi. E’ una fortuna che il povero Bulgakov fosse già morto da tempo, o a vederne lo scempio si sarebbe certamente suicidato.

Ma torniamo a Süskind: il suo romanzo “Il profumo” è davvero troppo noto per consigliarne la lettura, qui vorrei invece suggerire un libriccino, pubblicato nel 1996, davvero pieno di sorprese: si intitola “Ossessioni” e contiene tre racconti brevi e una riflessione. Il primo racconto, brevissimo, si intitola “L’assillo della profondità” ed è davvero una terribile, amara e sarcastica  presa in giro dei critici d’arte, e per loro della categoria dei critici in generale, incapace di comprendere non solo il talento di giovani artisti insicuri, ma anche gli effetti nefasti, sulla loro psiche, delle loro critiche, spesso superficiali e insulse,

Il secondo racconto si intitola “Una sfida”e anche qui è sempre l’aspetto psicologico dei personaggi che è privilegiato e analizzato con la sottigliezza, lo spessore, la sensibilità che sono propri all’autore. Una partita a scacchi diventa un momento di riflessione corale, sia del vecchio maestro sempre imbattuto, che della folla invidiosa di lui e desiderosa di rivincita. Il peso del successo, la nikefobia, cioè la paura di vincere, e, in fondo, la cherofobia, la paura di essere felici, sono elementi che si intrecciano alle mosse sulla scacchiera. Ma ad esserne coinvolti sono più il maestro e il pubblico invidioso che segue la partita, tifando per il tronfio e incapace sfidante, piuttosto che quest’ultimo, troppo sicuro di sé per dubitare dell’esito. L’epilogo è sorprendente, come sempre.

Il terzo racconto è davvero il più fantasioso e surreale e si intitola “Il testamento di Maître Mussard”. In realtà più che di un testamento si tratta di una sorta di profezia, un monito, una rivelazione di quanto ci aspetta in futuro: la “conchiglizzazione” dell’intero universo! Mussard scrive  nel 1753 il suo delirante lascito sulla Grande Conchiglia, che si mangerà la terra.

Ma è l’ultimo brano, la cosiddetta riflessione, che è davvero assolutamente godibile e divertente e ha un titolo rivelatore “Amnesia in litteris”. L’ho scannerizzata e inviata ad amici e colleghi ricevendone recensioni entusiaste. Di che parla? Delle cose che abbiamo letto, amato e incredibilmente dimenticato, in parte o in toto e chi ha una certa età capisce bene di cosa parlo! Ovviamente Süskind è come sempre paradossale, ma non poi così tanto! Volete qualche assaggio?

“Quali sono, allora, i libri che mi hanno cambiato la vita? Per cercare di

rispondere a questa domanda, da qualche giorno mi metto

davanti alla mia libreria e lascio scorrere lo sguardo sul

dorso dei libri. Come sempre in simili occasioni -quando

cioè troppi esemplari di una stessa specie sono riuniti in un

unico luogo e il mio sguardo si perde nella massa -comin-

cia subito a girarmi la testa, e per fermare la vertigine al-

lungo la mano nella massa a caso, scelgo un libro, mi giro

con il mio bottino, l'apro, lo sfoglio e m'immergo nella

lettura.

Presto mi accorgo di aver scelto bene, mi compiaccio

della scelta. È un testo scritto in una prosa levigata e ricco

di pensieri svolti in modo chiaro, infarcito di interessantis-

sime informazioni che non conoscevo e pieno delle più en-

tusiasmanti sorprese - purtroppo nel momento in cui scrivo,

il titolo di questo libro non mi vuole tornare in mente, pro-

prio come il nome dell' autore o l' argomento, ma questo,

come si vedrà tra breve, non ha grande importanza, o anzi:

contribuisce proprio a chiarire la questione. Il libro che ho in

mano, come dicevo, è davvero straordinario, ogni frase è

una scoperta; senza staccare lo sguardo dalla pagina, in-

ciampando, raggiungo la mia sedia e mi metto comodo, e

leggendo dimentico il motivo per cui leggo, bramo soltanto

di andare avanti in cerca del sublime e del totalmente nuovo

che scopro pagina dopo pagina. Occasionali sottolineature

del testo o annotazioni scarabocchiate a margine in matita -

le tracce di un precedente lettore che di solito non amo

trovare - in questo caso non mi disturbano affatto, dato

che la narrazione procede così carica di tensione, e così allegra brilla

la prosa, che non noto neppure i tratti a matita, e

quando una volta mi capita di scorgerne uno, allora mi

trovo d' accordo, perche mi sono reso conto che il mio predecessore

nella lettura - non ho la più pallida idea di chi si

possa trattare - sì, dicevo, mi sono reso conto che costui ha

apposto le sue sottolineature e annotazioni proprio nei punti

che entusiasmano maggiormente anche me. E così avanzo

nella lettura, ancora più veloce grazie alla superlativa qua-

lità del testo e all' affinità spirituale che mi lega al mio sco-

nosciuto predecessore, m'immergo sempre più in quel mon-

do fantastico, seguo con crescente stupore i meravigliosi

percorsi che l' autore mi indica...

Finchè anch'io arrivo a un punto che certo è il culmine

del racconto e mi strappa un forte: «Ah! Che splendida

pensata! Com'è ben detto!» e chiudo per un momento gli

occhi per ripensare a quanto ho letto, che apre un varco

nella babele dei miei pensieri, mi fa scorgere prospettive

del tutto nuove, fa fluire verso di me nuove idee e associa-

zioni, sì, mi mette perfino nell' orecchio quell' eterna pulce:

«Devi cambiare la tua vita!» E quasi meccanicamente allungo la

 mano verso la matita e penso: «Questa te la devi segnare»

 e «ci scriverai vicino un 'Molto bene' con un grosso

punto esclamativo, e con un paio di parole chiave annoterai

i pensieri che questo brano ti ha fatto venire in mente, per

aiutare la memoria e documentare il rispetto che provi per

l' autore che ti ha così illuminato!»

Ma, sorpresa! Quando porto la matita sulla pagina per

scarabocchiarci il mio «Molto bene!» mi accorgo che un

«Molto bene!» c'è già, e anche le parole chiave che volevo

annotare il lettore che mi ha preceduto le ha già scritte, e con

una calligrafia che conosco molto bene: la mia. Infatti il mio

predecessore altri non era se non io stesso. Ho già letto

questo libro molto tempo fa.

Allora mi assale una pena indicibile. È una ricaduta del-

l' antico morbo: l' amnesia in litteris, la perdita totale della

memoria letteraria. E mi sento travolgere da un' ondata di

rassegnazione davanti all'inutilità di tutti gli sforzi di sapere

e di tutti gli sforzi in genere. Perchè leggere, dunque, perchè

rileggere questo libro ancora una volta quando so benissimo

che tra poco non mi resterà più neppure l' ombra di un

ricordo? Perchè, mi chiedo allora, fare qualunque cosa,

quando tutto alla fine si disintegra? Perchè vivere, quando

comunque si deve morire?

Come si vede il brano comincia bene! Pensate che non sia possibile? Che sia una esagerazione? Beh, a me è successo con “Sister Carrie” di  Theodore Dreiser…non vi dico lo sgomento quando mi resi conto, a metà del volume – che lo avevo già letto! Eppure ho sempre avuto un’ottima memoria!

Ma leggete ancora qualche brano di “Amnesia in litteris”.

Che cosa mi è rimasto nella memoria dei quindici

volumi di Andersch di quel cofanetto? Niente. Cosa dei Boll,

Walser e Koeppen? Niente. E dei dieci volumi di Handke?

Meno di niente. Che ne so di Tristram Shandy, delle Confes-

sioni di Rousseau, della Passeggiata di Seume? Niente, niente,

niente. Ma ecco le commedie di Shakespeare! Lette dalla

prima all'ultima appena l'altr'anno. Deve pur essermi rima-

sto in mente qualcosa, una vaga idea, un titolo, almeno un

titolo di una commedia di Shakespeare! Niente. Ma santo

cielo, almeno Goethe, per esempio questo volumetto bianco:

Le affinità elettive, questo l'avrò letto almeno tre volte... nem-

meno l'ombra d'un ricordo. Tutto come spazzato via. Ma

non c'è proprio nessun libro al mondo che io ricordi? Quei

due volumi rossi, quelli grossi con il nastro segnalibro rosso,

devo pur conoscerli, mi sembrano familiari come dei vecchi

mobili, quelli li ho letti, ho vissuto in quei volumi rossi, per

settimane, neppure tanto tempo fa, cos'è allora, come si

chiama? I demoni. Ah. Bene. Interessante. E l'autore? F.M.

Dostoevskij. Mmh. Già. Mi sembra di ricordare, vagamente:

il tutto si svolge, credo, nel secolo XIX, e nel secondo volume

c'è qualcuno con una pistola. Di più non saprei dire.

Sprofondo sulla sedia davanti alla scrivania. E una ver-

gogna, uno scandalo. Leggo da trent' anni e, se non ho letto

molto, almeno alcune cose sì, e tutto quello che mi rimane è

il vago ricordo che nel secondo volume di un romanzo di

mille pagine qualcuno si spara con una pistola.

A questo punto ridevo sollevata: allora non capita solo a me di non ricordarmi un accidenti di tanti libri letti, peggio: studiati!, annotati, discussi, utilizzati… anch’io mi metto davanti alla mia fornita libreria e mi cade l’occhio su due volumi ponderosi: Cent’anni di Rovani… mio Dio! Ma di cosa parlerà? So di averli letti, ma giuro che non ne ricordo una sola parola! Mi chiedo addirittura perché sia nella mia libreria… per fortuna che c’è Süskind a rincuorarmi! Perché a lui va anche peggio di quanto succede a me!

Quando si discute di letteratura, già

da tempo, non posso più aprire bocca senza fare figure or-

ribili confondendo Morike con Hofmannsthal, Rilke con

Holderlin, Beckett con Joyce, Italo Calvino con Italo Svevo,

Baudelaire con Chopin, George Sand con Madame de Stael

eccetera. Quando cerco una citazione che ricordo vagamen-

te, passo giorni interi a sfogliare libri perché ho dimenticato

l' autore e perché mentre cerco mi perdo nei testi sconosciuti

di autori ignoti, finché alla fine dimentico addirittura cosa

stavo cercando. Come potrei permettermi, in uno stato d' a-

nimo così confuso, di dire quale singolo libro mi abbia

cambiato la vita? Nessuno? Forse tutti? Qualcuno a caso?

Non lo so.

Bene, non voglio togliervi il piacere di leggervi le riflessioni finali, che condivido in toto. Ho solo voluto stuzzicare il vostro appetito letterario…

Buona lettura!

 p.suskind.jpg P.Suskind

Barbara Fois

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