Gentilissimo, lei è troppo intelligente e preparato sotto il punto di vista della pratica quotidiana aziendale e politica per non comprendere le ragioni degli italiani. Non parlo di quanti la odiano (e, mi perdoni, sono tanti) e neanche di quanti vorrebbero occupare il suo posto (anche quelli non sono pochi!). Parlo degli italiani come me (la maggioranza), che vivono ogni giorno la loro vita scontrandosi con le mille difficoltà della economia (globale e locale, starei per dire “GLOCALE”), ma, più che altro, con la tangibile sensazione che vi siano almeno due mondi separati: quello di coloro che hanno avuto e continuano ad avere (denaro, potere, una vita più facile, figli sistemati alla nascita e altro) e quello di quanti sono stati generati e genereranno figli che guardano al futuro e al presente con poca fiducia, che si sentono esclusi dalla possibilità di vedere realizzati i loro, anche faticosi, sogni di stabilità. Siamo tanti.
Dovrebbe occuparsi e anche preoccuparsi, di noi. Chiaramente, chi ha guardato a lei come a un possibile salvatore della patria, non si è mai illuso che lo facesse ai soli fini ideologici. Lei è un uomo di potere e del potere ha bisogno per conservarlo. Abbiamo seguito senza alcun interesse specifico, le storie “sentimentali” che la riguardavano ed erano, evidentemente, pubblicizzate allo scopo di destabilizzarla. Personalmente ho ricordato come, in America, non potendo arrestare i nemici della legalità, quali Al Capone, accusandoli dei loro effettivi reati, siano finiti dietro le sbarre con accuse concernenti i mancati pagamenti delle tasse.
Sinceramente noi Italiani impegnati con la lotta della sopravvivenza, siamo stati ben poco interessati alla cosa, prendendola per quella che era: GOSSIP POLITICO. Ma le cose sono cambiate. Oggi la vediamo, assieme al Governo, sottrarre sotto i nostri piedi vacillanti, costantemente, terreno. Finiremo per crollare e, mi perdoni, lei crollerà con noi. E’ vero, ci sono gli evasori. Si tratta di milioni di euro. Ma ad evadere non abbiamo mai potuto essere noi, che ci vediamo decurtati gli stipendi di quasi la metà e paghiamo con l’altra metà una serie infinita di tasse e servizi essenziali. Paghiamo le tasse universitarie dei nostri figli (e le nostre, quando, come me, crediamo nel lifelong learning), come se fossimo suoi parenti. Abbiamo sulle spalle le mensilità dell’auto, del mutuo per la casa, del fitto, quando non è nostra, dei libri scolastici, dei miseri periodi di ferie (ridotti all’osso) e di quanto altro ci fa vivere.
Certamente non possiamo ancora inserirci in quelli che (e sono tanti, li vedo ogni giorno), cercano nei cassonetti e intorno ad essi qualcosa di utile, ma mantenere la nostra posizione di (ex) borghesi e la nostra rispettabilità, diviene ogni giorno più difficile. Non sono pochi, oggi, i pensionati con il cappello tra le mani, che chiedono denaro. SI parla del prezzo dell’oro, divenuto oggetto di acquisto per chi investe, ma non si dice che è anche divenuto oggetto di acquisto delle tante agenzie che comprano quello di chi lo Svende, per arrivare alla fine del mese. O dei Monte di Pegno, ex di pietà, tornati in auge.
Dicevo che dovrebbe preoccuparsi di noi. Ma non perché le stiamo a cuore. Perché non la voteremo di nuovo, se l’abbiamo fatto. Da giornalista che ha conosciuto almeno un po’ i politici di ogni tempo e colore, purtroppo non sono così ottimista da credere che basterà buttare giù il governo. Le radici della situazione, vorrei dire solo europea, ma, purtroppo, globale, provengono da un passato molto lontano e da metodi economici che hanno perso di vista due cose: il “tit for tat” (quella che potremmo definire una economia “cristiana”, in senso lato) e i limiti territoriali degli stati.
Se parlassimo della nostra Italia come di una famiglia, dovremmo dire che è una famiglia che ha speso quello che non aveva ancora guadagnato e promesso posti a tavola per una tavola che andava ancora imbandita e dove i posti erano, comunque, contati. Si tratta di un mio parere, ovviamente, che mi viene anche dagli studi di sociologia, fatti ad hoc per capire qualcosa di più, cui stanno facendo seguito quelli di una magistrale in teoria della comunicazione, audiovisivi e società della conoscenza, per cui ho scritto in questi giorni la tesi. Lo faccio per essere al passo con i tempi, ma anche se studio per capire, più comprendo e peggio sto. Onestamente non so cosa consigliarle, ma neanche mi spetta. E’ lei che si è preso l’incarico di salvare l’economia italiana. Ma non la salverà togliendo alla massa degli italiani medi, lavoratori, economi e onesti, il minimo necessario.