Gentile Direttore,
questi sono giorni di lutto per l’Università e per la Scuola pubblica italiana. Pochi giorni fa la Camera ha approvato la Riforma Gelmini, ideata da un ministro che dopo aver impoverito la scuola pubblica ha pensato bene di azzoppare l’università pubblica. Proprio in questi giorni ho sentito il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi difendere durante una conferenza stampa la Riforma Gelmini della scuola poiché, a suo parere, ha consentito di attuare nella scuola italiana le famose “tre i” a lui tanto care: Impresa, Informatica, Inglese.
Mi dispiace contraddire Berlusconi, ma in realtà con la Riforma Gelmini le ore di Lingue straniere sono diminuite un po’ in tutti gli ordini di scuola e l’Informatica è stata notevolmente ridotta, se non addirittura sparita. L’Informatica è sparita dalla Scuola Elementare: prima si faceva un’ora alla settimana, mentre ora rimane nelle poche scuole d’Italia che hanno mantenuto il tempo pieno o prolungato (nella provincia di Cuneo si contano sulla punta delle dita). E’ sparita anche dalla scuola media: fino a due anni fa si insegnava un’ora alla settimana, con tanto di voto sulla pagella, ora sono poche le occasioni in cui gli studenti possono impratichirsi con i computer. E’ diminuita nelle scuole superiori, in conseguenza del taglio delle attività di laboratorio.
Va a finire che ora delle “tre i” ai cuccioli degli italiani non rimane neppure la “i” di impresa: il loro è un futuro di lavoro incerto e precario, sempre che lo trovino.
Allo stesso modo agli studenti universitari, a cui vengono ora tolte le borse di studio e aumentate le tasse, rimane solo la possibilità di stipulare mutui per pagarsi gli studi, ovvero di indebitarsi per quello che fino a pochi anni fa ritenevamo uno dei diritti sacrosanti sanciti dalla nostra Costituzione: il diritto allo studio.